ATTUALITA' - CRONACA

TRENTAMILA MORTI ALL'ANNO

di Lorenzo Pinna (16/8/2003)

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Nonostante i mezzi di informazione ne parlino raramente, ogni anno vengono a mancare circa trentamila persone per cause alcolcorrelate. Di queste morti le più evidenziate sono quelle dovute ad incidenti stradali nei quali il guidatore risulterà poi avere bevuto.

Tutto il resto è spesso tralasciato. Ma che cos’è il “resto”?.

Il rimanente è quella gran fetta di popolazione, soprattutto residente nel nord del paese, e più ancora nello specifico nelle zone del Veneto dove il bere è un fatto culturalmente accettato, che beve regolarmente senza conoscere quali danni potrà, nel tempo, subire a livello fisico e relazionale. Non si capisce bene se per interessi economici od altro manchi totalmente l’informazione su questa sostanza che è bene ricordare è stata inserita dall’OMS nella tabella delle droghe pesanti (dove ad esempio troviamo l’eroina) poiché capace di dare assuefazione e dipendenza.

L’informazione avviene solamente nel momento in cui un membro della famiglia investita da tale problematica, ormai alla disperazione, si rivolge a qualche struttura che lavori in questo campo. Ecco allora che il cittadino, se vuole, è messo a conoscenza di quanto significhi bere, ma a questo punto, in molti casi, la situazione è ardua da risolvere. Il bere non è una malattia come si pensava in passato e questo lo rende ancor più di difficile soluzione poiché non curabile con medicine. Questo stile di vita, nel tempo, porta a delle malattie alcolcorrelate che possono, venire curate. Curate queste, serve però fare cambiare stile di vita all’ex bevitore ed ai suoi familiari visto e considerato che questa problematica non è attribuibile solo al bevitore dato che il suo atteggiamento coinvolge tutti quelli che lo circondano e, primi fra questi, i familiari. Cosa difficile a questo punto è coinvolgere tutta la famiglia soprattutto sul fatto dell’astinenza. Il più delle volte sembrerebbe che l’alcol faccia male solo al familiare direttamente coinvolto mentre i rimanenti credono di essere “immuni” dai pericoli generati da tale sostanza.

Tutto ciò è reso sicuramente più difficile dalla società, ovvero da tutti noi. I mezzi d’informazione, abbiamo già detto, ne parlano con difficoltà; molte riviste, fra le loro pagine, non mancano mai di pubblicizzare bevande alcoliche che spesso sono vendute in confezioni prodotte con colori vivaci e con slogans che si rivolgono ad un mercato giovane, tutto ciò in barba alle raccomandazioni di non bere al sabato sera soprattutto se si dovrà poi condurre un mezzo.

Giusto per completare quanto già detto, sarebbe opportuno “indagare” dietro a molti fatti di cronaca nera per scoprire che spesso nella vita degli autori di tali episodi violenti l’alcol fosse una presenza quotidiana. Attenzione a non farsi ingannare dall’idea che sia una questione di “quantità”. Ricordiamoci che non esiste una soglia precisa per potere affermare che l’alcol modifichi la volontà di un soggetto. E’ risaputo che a qualcuno bere un bicchiere di sostanza alcolica non faccia alcun effetto mentre per altri sia già sufficiente a modificarne il comportamento.

Con questo scritto l’autore non vuole assolutamente demonizzare le bevande alcoliche ma solamente sperare che se qualcuno lo legge, serva a farlo riflettere sul proprio bere o su quello di un suo familiare con la conseguenza di indurlo ad informarsi sui pericoli che corre fin quando continuerà a bere.