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L'effetto serra, definizione
divenuta ormai così comune, illustra uno dei fenomeni
più pericolosi ai quali il nostro pianeta è sottoposto:
l'aumento della temperatura globale dovuta al mancato defluire
dei raggi ultravioletti dall'atmosfera. Una volta penetrati,
questi ultimi, rimangono intrappolati a causa dello strato di
gas inquinanti (gas serra), vero e proprio schermo di rifrazione.
A questo proposito sono state evidenziate due scoperte interessanti
pubblicate sulla rivista "Climatic Change" ad opera
del dott. H. Haesly dell'università britannica di Oxford.
In particolare egli ha potuto dimostrare come la composizione
dei gas atmosferici è stata mutata dall'attività
dell'uomo fin dalla notte dei tempi: dal 6000 a. C. circa fino
al 1850 (anno indicativo dell'avvento dell'era industriale) l'aumento
di carbonio nell'atmosfera è stato ridotto e graduale.
40 ppm (parti per milione). Disastroso è il dato evidenziato
dallo studio dal 1850 ad oggi. L'aumento in soli 150 anni arriva
a 90 ppm. Secondo particolare messo in evidenza da Haesly: gli
effetti di surriscaldamento che noi subiamo attualmente sono
il risultato dei gas emessi nell'atmosfera prima del decennio
1970-80. Di conseguenza gli effetti visibili del periodo 1990-2000,
critico per quanto riguarda l'emissione inquinante, saranno visibili
solo a partire dal 2020-2030. Ma a cosa è dovuto questo
sfasamento tra la causa inquinante e l'effetto sul clima? Secondo
lo stesso studio tale fenomeno sarebbe dovuto alla particolare
azione degli oceani. Questi, agendo come delle vere e proprie
spugne termiche, accumulerebbero calore rilasciandolo gradualmente
nell'arco di venti anni circa, rispondendo in maniera lenta alle
variazioni termiche dell'atmosfera e del suolo. Un quadro così allarmante esige davvero molta attenzione. L'allarme aumenta se riflettiamo sui dati dai quali lo studio di Haesly è partito: nell'ultimo secolo l'aumento della temperatura è stato di "solo" 0,6 ºC e già gli effetti si fanno sentire sugli ecosistemi (basta citare il repentino disgelo della calotta polare). Dico "solo" perché le previsioni sono terribili. Se la situazione di inquinamento continuasse seguendo il trend degli ultimi decenni, la proiezioni attuabile sarebbe di un aumento della temperatura di 4-5 o addirittura 6 ºC. Una vera e propria catastrofe che metterebbe certamente a rischio la vita di centinaia di milioni di esseri viventi. Le vie di un intervento preventivo, constata la situazione, sembrano obbligate: in questo senso si sta cercando di superare lo stagnante Protocollo di Kyoto tramite una proposta definita C&C (contrazione e convergenza), già sposata dal governo inglese e vista di buon occhio anche dalla Germania, dal Parlamento europeo e dalla UNEP (Programma per l'Ambiente delle Nazioni Unite). Tale importante progetto, avanzato dal Global Commons Institute di Londra, sembra davvero l'unico a poter dare una soluzione stabile al problema, quantomeno per il prossimo secolo. Esso, come indicativamente il nome illustra, propone due linee d'azione: la prima riguarda la riduzione drastica della emissioni dei famigerati gas (il governo inglese prospetta una diminuzione del 60% delle emissioni per i prossimi cinquanta anni, da dilatare all'80% entro il 2100) esteso a tutte le nazioni che vi aderiranno. Una seconda istanza consiste nella convergenza verso l'obiettivo democratico del medesimo diritto di inquinamento per ogni abitante del pianeta. Oggi la media di inquinamento è di circa una tonnellata di gas serra a testa, ma gli estremi della media sono letteralmente diseguali: ogni cittadino Usa emette gas inquinanti quanto venticinque cittadini dell'India e quanto cinquanta cittadini di un paese dell'Africa sub-sahariana. L'unico neo del progetto sembra essere la mancata adesione o prospetto di adesione della nazione più inquinante a livello planetario, gli Usa. La speranza è che anche loro si accorgano al più presto che siamo davvero figli della stessa Terra, o forse sarebbe meglio dire Serra. |