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GLI INGIUSTI POTERI DELLA GIUSTIZIA
di Giglio Rossi (8/6/2000)

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Vi ricordate quel povero conte di Montecristo quanto ha penato per riuscire ad evadere con l'aiuto dell'abate Farìa ? Oggi i tempi sono molto cambiati, basta pentirsi e via, subito fuori con valida sistemazione economica e protezione fisica, anche per i familiari.
Ve lo ricordate Felice Maniero, il re delle evasioni, quanto doveva studiare per scappare da prigione, ma poi, uscita la legge sui pentiti, l'ha subito utilizzata e le sue fughe sono diventate atti disposti dal giudice dopo il pentimento. Oggi non si evade più grattando il muro della cella col cucchiaio, ma pentendosi e accusando gli altri. I delinquenti si pentono, vengono cristianamente e giudiziariamente perdonati e la giustizia trionfa. Ma trionfa davvero ? O forse viene presa in giro insieme alla gente perbene ? E se un delinquente non ha complici, come fa a denunciare gli altri ? Peggio per lui, resti in carcere e, dato che non può fare il collaboratore, aspetti che la giustizia faccia il suo corso che a volte è lungo e tortuoso.
Ricordo che nel 1996 a Genova un giovane, detenuto in cella in attesa di giudizio, aveva perso 25 chili, riducendosi a 45, ed era considerato socialmente pericoloso pur essendo su una sedia a rotelle perchè menomato a una gamba.
Ma che cosa aveva fatto di grave? Aveva dimostrato nel suo quartiere contro l'insediamento degli zingari e il sindaco di allora, l'ex magistrato Sansa, decise quella collocazione per i nomadi senza aver minimamente dato retta alla gente del posto. Non ho mai conosciuto quel giovane e non so poi quale sia stata la sua sorte, ma certo è che il fatto, sicuramente degno di rilievo è uno dei tantissimi che accadono in Italia con una frequenza notevole. Questi episodi disorientano l'opinione pubblica perchè vede che il pendolo giudiziario oscilla un pò verso la grazia e un pò verso la giustizia, proprio come il nome del ministero.
Ricordo che nel 1987 i giudici di Milano hanno inventato per il noto Angelo Epaminonda una nuova forma di giustizia per cui non era in carcere, nè agli arresti domiciliari, ma assieme alla moglie e ai due figli, viveva in un luogo segreto noto solo alla polizia. Non vi era, allora, alcuna legge che lo permettesse, per quanto mi consta, ma ancora una volta si è fatto ricorso a una "emergenza".
In verità, se le varie polizie fossero in grado di trovare le prove contro i delinquenti, non vi sarebbe bisogno nè di emergenze, nè di pentimenti e di agevolazioni. Almeno si disponga la cancellazione dalle aule di giustizia della scritta "la legge è uguale per tutti".
Cordialmente Giglio Rossi
Genova 0338.8178129