ATTUALITA' - CRONACA

STATO, CHIESA E OMOSESSUALITA'

di Fabrizio Chello (1/8/2003)

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Le unioni omosessuali "sono nocive per il retto sviluppo della società umana, soprattutto se aumentasse la loro incidenza effettiva sul tessuto sociale". Ebbene sì, queste sono le ultime dichiarazioni rilasciate dalla Santa Sede circa lo "scottante" (permettetemi l'ironia) tema dell'omosessualità.

Che la Chiesa ritenesse l'omosessualità un male, una sorta di reato, non è di certo una novità, del resto si sono susseguite nella storia frasi più o meno ingiuriose contro i gay e le prime di queste si trovano proprio nel testo sacro della nostra (o forse dovrei dire vostra?) religione, quando ad esempio nel versetto 27 del capitolo 1 della "Lettera ai Romani" si legge: "Egualmente anche gli uomini [...] si sono accessi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s'addiceva al loro traviamento". O in seguito nella "Prima lettera ai Corinzi" si legge con forza: "Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio" e quindi ancor più concretamente la Bibbia recita: " se uno ha rapporti con un uomo come con una donna, tutti e due hanno commesso un abominio; dovranno essere messi a morte; il loro sangue ricadrà su di loro". Sono parole che possono far rabbrividire, ma sono comunque parole concrete scritte da uomini eccelsi, da timorati di dio, da profeti che si sono calati nell’attività di redigere questi sacri testi per volere del Dio cattolico, che poi a quei tempi era cristiano. Ma di certo non vogliamo qui criticare le scelte filosofiche, morali ed etiche di una religione. Ognuno è libero di crederci oppure no, ognuno può decidere di seguire il cammino cattolico ad occhi chiusi fidandosi ciecamente della parola della Bibbia oppure camminarci, oserei dire, a zig-zag cercando di aprire il proprio orizzonte anche ad altre idee, oppure non seguirlo per nulla. Né vogliamo qui soffermarci sulle numerose contraddizioni insite all’interno dell’istituzione: preti vecchio stampo che denunciano l’esser gay come un grave peccato, altri più moderni che "permettono" agli omosessuali di vivere la loro vita di coppia ma senza sprecare lo sperma, altri (si prenda ad esempio il prete no-global Don Vitaliano) scesi in campo diverse volte per difendere l’orgoglio gay, altri ancora che non si esprimono ma che di sera affollano le chat "a tema" per cercarsi l’avventuretta di una notte. Insomma il panorama è molto vario e diversificato, ma non è tanto questo il problema, ripeto: abbiamo facoltà di scelta, la religione cattolica non è l’unica esistente, si può credere in Dio anche senza seguire nessuna religione codificata culturalmente, si può vivere anche senza credere in un’entità ultraterrena. Il problema semmai è la forza della Chiesa! Una forza non solo culturale e sociale: è inutile illudersi o far finta di non vedere, la nostra è una nazione cattolica nel senso che la maggior parte della nostra cultura (ossia dell’insieme dei simboli, delle conoscenze, dei valori, delle idee, delle norme, delle modalità di assegnazione e di caratterizzazione dei ruoli sociali) è stata dettata e diffusa dalla chiesa (si ricordi che a lungo la Chiesa è stato l’unico o comunque uno tra i più importanti centri culturali d’Italia) e che la maggior parte della nostra popolazione professa tale religione. Ma questa forza, che già di per sé creerebbe dei problemi vistosi (una cultura cattolica non accetta gli omosessuali che quindi verrebbe sempre visti come diversi), viene a caratterizzarsi ed arricchirsi se pensiamo al ruolo politico che la chiesa ha avuto e che ancora oggi ha. Se prima la chiesa esercitava questo potere in maniera esplicita avendo una propria sovranità su una parte piuttosto ampia della nostra penisola (Lo Stato Pontificio) oggi essa lo attua in maniera implicita e forse subdola: detta leggi, di certo non scritte ma forse di più valore perché leggi morali e come si diceva radicate culturalmente, dal suo piccolo, minuscolo staterello imponendosi sulla nazione più vicina (non solo geograficamente), la nostra, da sempre sottomessa. E così si permette di discutere delle leggi, dei disegni di legge, delle idee che vengono dibattute in Parlamento. Si permette di additare come "nociva" la possibilità che lo Stato italiano tenda ad armonizzare la propria legislazione a quella europea in materia delle coppie di fatto. Ma mi chiedo se abbiamo detto che la religione cattolica non è l’unica religione e che si può vivere anche senza, ma allora perché dover accettare dal punto di vista giuridico un unico tipo di unione sentimentale tra le persone, perché dover credere che si è più famiglia quando si è uniti nel sacro vincolo del matrimonio e non quando si è uniti solo nel vincolo del matrimonio civile o nel vincolo di una promessa scambiatasi quando si decide di convivere? La famiglia non è fatta solo dalle parentele di sangue, quello scorre nelle vene, è qualcosa di biologico e non ha niente a che fare con i rapporti sociale e sentimentali. Io penso, e ringraziando il cielo non sono l’unico a pensarla così, che la famiglia è un gruppo che decide liberamente, da sé di costituirsi: è famiglia una coppia con dei figli quanto una donna sola che cresce figli altrui quanto un gruppo ristretto di persone che condividono intimamente la propria vita. E allora è giusto che il nostro ordinamento si svecchi e si liberi dei tabù culturali che derivano dai nostri retaggi storici, è giusto che anche le coppie che convivono (ossia quelle che non si sposano, le cosiddette coppie di fatto, tra cui anche le coppie gay) abbiano gli stessi diritti, doveri, libertà, protezione di quelle sposate e che quindi lo stato riservi un pari trattamento. E ci perdoni la chiesa se una volta tanto lo stato italiano, sovrano nel proprio territorio, capace di legiferare legittimamente in maniera autonoma, si esprima senza considerare aprioristicamente il suo pensiero, infischiandosene di quella che è stata a lungo la sua complice. E non mi venite a dire che è tutta colpa della destra, certo la maggioranza attuale è molto restia ad innovazioni di questo genere, è sicuramente legate a questi tabù cattolici, ma la destra non è poi così tutta religiosa, c’è chi difende le coppie di fatto e le coppie gay anche essendo a destra, come chi vi scrive. Insomma ciò che voglio sottolineare è che non è possibile accettare ingerenze così forti della chiesa nella vita politica dello stato italiano.

Non mi esprimo sulla possibilità di adozione per le coppie gay, è un tema troppo complesso: l’adozione per i gay o per i single permetterebbe allo stato di esercitare il suo ruolo di organo atto a rendere possibile, nei limiti, i desideri dell’uomo per renderlo capace di esprimere la propria personalità, ma mi sembrerebbe più giusto guardare prima ai desideri e ai bisogni dei minori prima che all’egoismo sentimentale dei "maggiori"; non sono un esperto di pedagogia né di psicologia e quindi non potrei sapere quali siano le possibili conseguenze, sia sociali che psicologiche, che un bambino cresciuto in una famiglia non standard (ossia senza la figura maschile e quella femminile insieme) incontrerebbe.