Cari internauti, ora
non ci resta che accendere il nostro caro PC, connettersi col
bravo Napster, contemplarne i suoi magici tratti grafici, commuoversi
al ricordo dei tanti mp3 passati, e "scaricare" l'ultimo
Requiem inviando il fedele Find come un messo omerico.
..Lacrimevole, quasi metafisico: come i fiocchi di
neve.
Sarà davvero così solenne l'ultimo sofferto addio
a Napster, il fantastico programma - molto acclamato e poco mostrato
- che ci consente di scaricare gratuitamente gli mp3 dalla rete?
A quanto pare la Corte d'Appello Federale di San Francisco si
dice irremovibile sulla questione giudiziaria che vede coinvolta
la società di Redwood City da parte delle maggiori Case
discografiche internazionali, quali la Vivendi Universal's Universal
Music, Sony Music, Emi e Warner.
I "Major" della discografia mondiale reclamano la tutela
dei diritti d'autore, ritenendo intollerabili le modalità
di distribuzione del "diabolico" Napster. Fondano le
loro tesi di accusa su un'improbabile sentimento di mecenatismo
espresso con audaci voli pindarici di solidarietà artistica
fino all'inverosimile. A quanto pare anche i temibili Hackers
hanno preso le difese del servizio musicale online che rischia
la chiusura, sfregiando più di 50 siti web statunitensi
a suon di bugs ancora estranei al sistema operativo Windows.
A casa nostra, la nuova Facoltà di Scienze della Comunicazione
de La Sapienza di Roma, ha affrontato il tema "La battaglia
per il diritto d'Autore: Napster e dintorni" a tutela delle
opere nate online. Il dilemma del fenomeno Napster ha portato
gli ambienti accademici ad esprimere un no di fatto nel perseguire
i realizzatori di software che, di per sé, non rasenterebbero
alcuna lucrosa attività. Certo il punto fermo è
stato l'auspicio di nuove regole e nuove legislazioni in materia
di tecnologia informatica. Carlo Massarini, autore di Mediamente,
sostiene che potrebbero aprirsi scenari di "open source"
simili a quelli avviati da Linux - il linguaggio operativo alternativo
a Widows di Microsoft - di cui non vengono resi pubblici i contenuti
e che si aggiorna con il contributo degli stessi utenti: insomma
un sessantotto telematico. In Italia sono tutti favorevoli a
nuove regole e nuove legislazioni in materia di distribuzione
musicale, a cominciare dai costi elevati di un comune CD, che
spinge all'elusione dei vincoli imposti dalle case discografiche.
Non vi è alcuna differenza sulla qualità di registrazione,
tra un supporto magnetico originale ed uno "pirata",
oltre a quella del prezzo di vendita. Anche sui cantanti nazionali
ci sarebbe da ridire, spesso adagiati sugli allori dei successi
stagionali e riluttanti ad esibirsi dal vivo, se non nei grandi
stadi od in palcoscenici di riconosciuta fama. Negli Stati Uniti
ed in Inghilterra non è cosa rara avere la gradita sorpresa
di incontrare stelle della pop music suonare all'interno di comuni
Pub o Discoteche, attorniate dall'intima atmosfera del calore
umano. Al che c'è da ritenere che i nostri cantanti sarebbero
più propensi a ricevere un mercenario assegno Siae, piuttosto
che concedersi alle apparizioni pubbliche per i loro fans ?
.E'
una semplice considerazione in virtù della proposta di
voler immettere nella rete un Napster a pagamento. E' legittimo
che i cantanti non debbano vivere di solo pane e musica all'insegna
di un idealismo culturale, ma è altrettanto evidente che
nel nostro paese, solamente alcuni cantanti che attraversano
momenti di crepuscolare popolarità, sono costretti a calpestare
modesti palcoscenici. Napster è solo un libero strumento
che ci permette di scambiare Musica: quella Universale. Libera
come il mare e colonna sonora della vita.
Carlo Piras
Livorno, Febbraio 2001 |