SALUTE

I suoni e il loro utilizzo terapeutico possono realmente aprire la nostra mente e alleviare molte malattie celebrali

L'IMPORTANZA DELLA MUSICOTERAPIA COME FORMA DI AIUTO E DI COMUNICAZIONE

di Annarita Zito (20/2/2004)

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I principi sui quali si fonda la musicoterapia vanno ricercati agli albori della storia del genere umano. Ogni popolo ha da sempre organizzato, in ogni tempo ed angolo del pianeta, manifestazioni musicali che confermano il potere del suono (quindi della musica) sull'essere umano: solo per fare due esempi, il mito di Orfeo e l'arpa di Davide testimoniano l'utilizzo della musica a scopi terapeutici. Nessuno potrebbe negare l'influenza che la musica ha sulle emozioni. In tutte le culture dell'antichità, musica e medicina rappresentavano una cosa sola. "Il sacerdote medico" (lo sciamano) sapeva che il mondo è costituito secondo principi musicali, che la vita del cosmo e dell'uomo è dominata dal ritmo e dall'armonia; sapeva che la musica ha un potere "incantatorio" sulla parte irrazionale, che procura benessere e che nei casi di malattia può ricostituire l'armonia perduta. Platone ed Aristotele furono anche dei musicologi e musicisti, convinti che le arti del ritmo contribuissero a migliorare la serenità interiore.
Le applicazioni di tali principi, e dunque la nascita della musicoterapia come disciplina specifica, sono però piuttosto recenti, e risalgono agli inizi del XX secolo. Già tra la fine dell'800 e gli inizi del '900 in alcune zone dell'America e dell'Europa furono inviati negli ospedali molti musicisti con l'intento di alleviare le sofferenze dei pazienti e sostenerne il morale; in seguito negli Stati Uniti si sperimentarono i primi interventi di terapia con la musica con gruppi di reduci della seconda guerra mondiale. Queste esperienze hanno portato poi al moltiplicarsi di tecniche musicoterapeutiche e di vere e proprie metodologie, oltre che all'ampliarsi dei campi di applicazione.
Fin dal suo nascere come disciplina, la musicoterapia ha visto due posizioni differenti: in linea generale, medici e psichiatri la fanno rientrare all'interno delle terapie psicanalitiche rifacendosi alle teorie di Rolando Benenzon in Argentina e di Edith Lecourt in Francia: i musicisti, nella maggior parte, si avvicinano alla terapia includendo nei loro studi formativi elementi di psicologia e di pedagogia musicale avendo come punto di riferimento le esperienze di Juliette Alvin in Gran Bretagna, di Paul Nordoff e Clive Robbins negli Stati Uniti e di Giulia Cremaschi Trovesi in Italia. La linea Benenzon-Lecourt (predominante nei paesi latini) promuove la figura del musicoterapista attraverso l'istituzione di corsi appositi in cui è richiesta una conoscenza musicale di base unita al diploma di scuola media secondaria; i concetti base sono quelli della psicanalisi; si somministrano brani musicali pre-registrati e/o si utilizzano soprattutto strumenti musicali a percussione. La linea Alvin-Nordoff-Robbins-Cremaschi si serve del complesso mondo dei suoni come strumento per contattare il mondo interiore dell'altro che viene portato a scoprire le proprie potenzialità onde poter operare i cambiamenti necessari; il paziente è parte attiva della terapia, mentre il musicoterapeuta è il facilitatore del processo di crescita. La musica si fa improvvisazione clinica, linguaggio sonoro duttile che si sviluppa istante dopo istante sulla base dell'osservazione attenta e continua di ogni singolo paziente, il quale vive l'esperienza ad un tale livello emozionale da essere in grado di trasferirla nella dimensione quotidiana. I principi base di questa linea di pensiero sono l'improvvisazione clinica, l'uso del pianoforte e di strumenti musicali a corde, a percussione e a fiato, il dialogo sonoro, la visione dell'uomo secondo la concezione della psicologia umanistico-esistenziale.
La musicoterapia si basa innanzitutto sul principio dell'ISO ("uguale"), che caratterizza l'identità sonora di un individuo. L'identità sonora dell'individuo è composta da: ISO universale (identità sonora che caratterizza tutti gli esseri umani, indipendentemente dal particolare contesto sociale, culturale, storico, e psico-fìsiologico; ne fanno parte le caratteristiche particolari del battito del cuore, dei suoni di inspirazione ed espirazione, ecc.); ISO gestaltico (fenomeno sonoro e di movimento interno che riassume i nostri archetipi sonori, il nostro vissuto sonoro dalla nascita fino alla nostra età attuale); ISO complementare (l'insieme di piccole modifiche che si attenuano ogni giorno in ogni seduta di musicoterapica sotto l'effetto di circostanze ambientali e dinamiche); ISO gruppale (connesso allo schema sociale all'interno del quale l'individuo evolve). Altro principio è quello dell'uso del suono come "oggetto intermediario", vale a dire come uno strumento di comunicazione in grado di agire terapeuticamente sul paziente in seno alla relazione senza dar vita a stadi di intenso allarme, e come "oggetto integratore" (strumento di comunicazione in grado di integrare le dinamiche di comunicazione in un gruppo uniformandole), il cui obiettivo primario è quello di aprire canali di comunicazione per mezzo dei quali una mente può influire sull'altra.
La musica è un mezzo di comunicazione laddove le parole risultano inaccessibili. Dopo una lesione cerebrale, il pensiero musicale può restare integro e il linguaggio sonoro può divenire strumento privilegiato per superare l'isolamento della mente: un mezzo di informazione e di esperienza creativa, che contiene elementi suggestivi che penetrano nel subconscio influenzando il corpo e la mente, permettendo così di entrare in un mondo più vasto e ricco di emozioni ed espressioni. Molti studi hanno dimostrato il duplice effetto psicoterapico della musica sia nell'ambito fisiologico che psichico. La musica evoca sensazioni, stati d'animo, può far scattare meccanismi inconsci, costituisce un ponte tra il conscio e l'inconscio; può aiutare a sbloccare repressioni e resistenze permettendo agli impulsi ed ai complessi che producono conflitti e disturbi neuro-psichici di affiorare a livello di coscienza, anche attraverso il processo catartico (tensione-liberazione); invia segnali al cervello, in particolare al sistema libico (la zona cerebrale detentrice dei più arcani sentimenti e istinti posseduti dall'uomo riguardo ad una filogenesi evolutiva di tutto il sistema nervoso centrale). La musica sembra essere l'unica funzione superiore dell'encefalo, che direttamente coinvolge in ugual misura l'emisfero destro e l'emisfero sinistro.
La musicoterapica, studiando il rapporto suono - essere umano, permette di comunicare attraverso un codice alternativo rispetto a quello verbale: attraverso la comunicazione analogica ci si esprime con un sistema di simboli più ricco, e le stimolazioni musicali possono suscitare miglioramenti nella sfera affettiva, motivazionale e comunicativa. Vengono utilizzati il suono, la musica, il movimento con l'intento di provocare effetti regressivi ed aprire canali di comunicazione, con possibilità di un'apertura comunicativo - relazionale e una finestra nel mondo interno. Le tecniche psicomusicali, offrono un mezzo di espressione e comunicazione complementare: fattore di sviluppo per l'uomo normale, esse sono una vera terapia per il disadattato. Attraverso la terapia musicale sono messe in gioco le abitudini, i significati palesi e inconsapevoli, le aspirazioni, i problemi vivi e angoscianti, la ricerca di significati che vanno al di là dell'apparente infantilità di certi testi, rendendo l'esperienza sonoro-musicale molto meno banale di quanto possa apparire a prima vista.