ATTUALITA'

PARABOLE DI PENSIERO TASSELLIANO SUL CONCETTO DI "MODERNO"

INTERVISTA A TASSELLI

di Alan J-K-68 Tasselli (23/6/2003)

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INTERVISTA A CURA DI ARTHUR P-D-J-48 PENNARELLI

ARTHUR: cosa pensa, Sig. Tasselli, delle generazioni moderne? Quale ritiene che sia il rapporto tra genitore e figlio? E lei, come si relazionerebbe, in base al concetto di "gap generazionale"?

TASSELLI: Sostengo la generazione giovanile odierna sia una "generazione NULLA e FONDATA sul nulla": essa ci appare vuota, incolore, dominata dalla depressione, i giovani si rivelano essere PSEUDO-giovani, piu' che mai intenti nel perseguire ideali "di plastica", anziche' perseverare nella ricerca all'interno di se stessi. Una generazione di ragazzini senza arte ne' parte, estremamente viziata, paurosamente incline a non distinguersi in nessun campo, segregata nelle proprie auto-convinzioni di esasperante edonismo. Il 20enne medio e' un ibrido senza colore e senza sapore, maniacalmente sopraffatto dal desiderio di immagine, impotente davanti al concetto di originalita', in quanto quest'ultimo termine del tutto estraneo ad ogni vocabolario giovanile che "si rispetti". E, ancor piu' grave, sembra non sussistere piu' una linea di demarcazione, fondata sul rispetto e senso di eta', che si pone tra il giovane e l'adulto molto piu' navigato ed equilibrato.
Sembra che il genitore medio sia cronicamente incapace di "leggere" all'interno della mente del proprio figlio, provocando, a sua insaputa, un vorticoso, delittuoso percorso a spirale dai risvolti autodistruttivi nella maggior parte dei casi irrecuperabile, irreversibile. Vi sono, all'interno della societa' moderna, troppi ruoli invertiti, troppi compromessi, sentimenti rarefatti, convinzioni che diventano non-convinzioni; il rispetto viene paurosamente "rovesciato" e convertito in cronica intolleranza; l'amore diviene un sentimento irrazionale, dominato e condotto da menti irrazionali; anziche' cercare il vero significato, la vera etimologia del termine "amare" il ventenne stolto di turno si diletta nei suoi due "nuovi sports", gli unici che probabilmente conosce: stupro ed ultra-violenza (il rimando al capolavoro futurista ARANCIA MECCANICA di Stanley Kubrick non puo' che venire automatico, e si trattava del 1971...). Il genitore vive con i figli un rapporto di "falsa complicita'": si e' creato un tale "gap" generazionale tale da favorire il cosiddetto "punto di non-ritorno", e si avra' come conseguenza il trionfo dell'ANTI-COMUNICAZIONE piu' totale, universale che si possa immaginare.
I genitori pretendono di sapere tutto sui propri figli, ma alla fine non sanno niente, oppure capita che vengano impietosamente anticipati dalla televisione, mezzo sempre piu' demoniaco, pedissequamente intenta a divorare come "fauci" del mostro piu' abominevole che si possa immaginare lo spettatore di turno; essa, tramite il cosiddetto "potere mediatico" vuol (e, ancora piu' grave, RIESCE) a soggiogare le menti altrui senza fornire dettagli che potrebbero rivelarsi determinanti al fine di rendere piu' comprensibili e meno criptici gli assurdi drammi che si consumanto almeno una volta al mese: cosi' facendo, al telemaniaco di turno non viene data alcuna possibilita' di approfondire adeguatamente l'accaduto o perlomeno di arrivare a determinare la "radice" di un delitto rimasto irrisolto o semplicemente archiviato con eccessiva fretta.
Un padre od una madre non occuperanno piu' un ruolo di particolare rilevanza all'interno del combo familiare: proporzionalmente, piu' loro divengono patetici e pervasi da un assurdo bisogno di insegnamento, piu' il figlio scorgera' in loro un pericoloso nemico per colpa del quale i suoi piani di fuga (o di scellerato egoismo e/o sindrome di onnipotenza giovanile) possono, irrimediabilmente, venire compromessi.
Per quel che mi concerne, per me non e' mai sussistito un "gap generazionale": intendo dire: una volta appurato che fra me ed i miei (invadenti, ossessivi) genitori non poteva crearsi NESSUN tipo di legame, ne' affettivo, ne' tantomeno "di complicita'", ho cominciato, assiduamente e con grande coraggio, a cercare una mia personalissima identita', che col tempo (e non senza gravi crisi e momenti di apparentemente irreversibile negativita') e' venuta fuori.
Si e' trattato di una crescita graduale, con numerosi intoppi e falsi percorsi, ma anche caratterizzata da scoperte affascinanti ed ingressi in nuove realta' all'interno delle quali non avrei pensato di imbattermi.

ARTHUR: si potrebbe approfondire la questione?...

TASSELLI: ...lei ha toccato un tasto dolente, sebbene con genuina inconsapevolezza, nell'usare il termine "approfondire"... Perche' proprio nel giovane di oggi manca del tutto questo concetto, il voler "approfondire" la propria persona, arrivare a decifrare compiutamente pregi e limiti, imparare, a poco a poco, sacrificio dopo sacrificio, a livellare il proprio ego, al fine di completare un processo di maturazione che non puo' che rendere l'uomo ancor piu' forte di prima, senz'altro non piu' dominato, vinto dalle futilita' di cui spesso e volentieri egli si fa carico.

ARTHUR: ...lei recentemente si e' professato "nemico della istituzione-matrimonio"... Si potrebbe, come dire... approfondire anche questa, di questione?... Sia piu' chiaro e mi dica apertamente le sue attuali convinzioni riguardo il concetto di matrimonio.

TASSELLI: io vedo e continuo a vedere il matrimonio come ad un'istituzione "barocca", nel senso piu' negativo del termine, obsoleto, quindi: si ha sempre piu' l'impressione le giovani coppie ... ehmmm... moderne improntino i propri pensieri verso il matrimonio senza sapere esattamente a cosa vanno incontro, per quale dannato motivo si vogliano scontrare con il concetto di "istituzione inamovibilmente sacra", alias: non c'e' piu' distinzione fra utile e futile, il che puo' voler dire: equivalente a: esistenza (f)utile... non so se ho reso l'idea, suppongo di si, in fin dei conti... Il matrimonio e' definitivamente fallito nelle sue modalita' e significato moral-religioso, proprio perche' esso viene concepito quasi come una "formane d'hobby", anziche' voler cercare di carpirne l'esatta funzionalita'.

ARTHUR: E che mi dice invece del concetto di "sacrificio"...? Come si relazionerebbe lei verso questo oramai caduto in disuso valore?...

TASSELLI: (AHAHAHAH....)... Rido quando certi baldi giovanotti si divertono ad affermare che e' stato meglio, dopo tutto, se i genitori ci hanno risparmiato quelle stesse sofferenze che loro hanno dovuto affrontare e poi superare in prima persona, in buona parte dei casi non senza aver riportato cicatrici profonde, alcune delle quali mai completamente riemarginate, e non mi riferisco certo a ferite di carattere meramente fisico, bensi' e soprattutto a quelle sofferenze che sono andate ad incidere nel mai troppo stabile sistema nervoso umano.
Tale "incomprensione" da parte della odierna figura di genitore equivale ad una spiacevole malinterpretazione della vita, una vita che noi "sciagurati, irresponsabili figli" non ci siamo mai giocati fino in fondo... (acido, demoralizzante eufemismo avente significato di "non siamo mai stati capaci di rischiare... noi, vigliacchi ignavi codardi del nostro tempo... siamo NOI i veri infami, non i criminali o gli stupratori...") ...le eccezioni, comunque, sono ben accette... E' inutile, siamo un
ammasso di "MAMMONI-PECORONI", tendenti a seguire il branco anziche' sviluppare una propria ideologia di pensiero, su questo non transigo!... Io ho sempre odiato seguire la massa non perche' mi faceva comodo non seguirla, ma perche' in essa non ho mai trovato un valido motivo od un ideale che abbia saputo spronarmi ad affrontare nuovi percorsi e nuove metodologie di pensiero. Tornando al concetto di "genitori": essi hanno imparato a soffrire e, per naturale conseguenza, imparato anche a saper affrontare con dignita' e perseveranza le difficolta' insite in una esistenza non troppo felice ed agiata, colma di incognite ed insicurezze; inconsapevolmente, pero', hanno, allo stesso tempo, commesso un imperdonabile crimine di portata universale: non sono stati capaci di insegnarci che cosa soffrire significasse, e, le disastrose conseguenze che ne sono derivate in questi ultimi trent'anni sono piu' che mai visibili, oggi. Anche in questo caso, il famigerato, temutissimo "punto-di-non-ritorno" e' stato sancito definitivamente.


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