Emilio Cioni
- Volontario dell'Arciconfraternita della Misericordia operante
nelle carceri.
Al Presidente della Repubblica
Al Presidente del Consiglio
Al Ministro della Giustizia
Onorevoli Deputati e Senatori
Al Dott. Giancarlo Caselli
- Direttore generale D.a.p.
A tutti gli uomini di
buona volontà
APPELLO PER IL GIUBILEO
DI TUTTI I CARCERATI RICORRENTE IL 9 LUGLIO 2000.
Prima il Papa In un suo
precedente appello, quindi il Dott. Giancarlo Caselli, Direttore
del D.a.p., in vari convegni, hanno portato alla luce il dramma
di molti carcerati italiani, specialmente di quelli più
poveri e diseredati, senza mezzi nè cultura, che stanno
scontando pene lunghissime per reati di poco conto, di cui la
maggior colpa è la provenienza familiare o le condizioni
di vita.
E' per queste persone che mi appello alle Autorità più
importanti e a tutte le persone di buona volontà affinchè
operino per correggere questa stortura della giustizia e si battano
per renderla più umana e uguale per tutti, come dovrebbe
essere.
Chi vive, come me, a contatto con i detenuti, è a conoscenza
che anche fra loro vi sono persone che aspettano un segno di
solidarietà che li renda uguali a chi ha i mezzi adatti
per uscire, a chi ha famiglie che li accolgono, a chi trova la
forza per combattere la propria battaglia con una giustizia che
molte volte è applicata troppo meccanicamente e non viene
misurata alle situazioni particolari.
Alle persone di cui parlo, nella loro ignoranza dei procedimenti
giudiziari, vengono comminate pene molto severe e velocemente,
senza difese di avvocati di fiducia, molte volte sono recidive
e contumaci, durante i processi non vengono richiesti né
applicati quasi mai attenuanti, continuità di reato o
cumuli di pena, oppure vengono loro respinti dai Giudici che
non vogliono poi ritrovarli, dopo poco, di nuovo di fronte, essendo
classificati abituadinari di leggeri e miseri reati. La Giustizia
con loro è crudele e le pene che si sommano diventano
molto lunghe rispetto ad altri reati più gravi. Le loro
detenzioni così sono lunghissime, prive di affetti e del
minimo indispensabile e lontano dai figli che crescono senza
di loro o vanno in affidamento o adozione; in questo modo. si
incattiviscono con la società e appena escono ci ricadono,
quasi sempre, perchè senza sbocchi o per mancanza di aiuti.
Dovrebbero essere seguiti da persone adatte durante e
dopo la detenzione, solo così potrebbero essere recuperati
e accompagnati nella loro voglia di cambiare. Potrebbero esser
mandati in affidamento anche prima del periodo previsto. Così
facendo, oltre a diminuire la popolazione
carceraria e le spese dei contribuenti per mantenerla, si migliorerebbero
le condizioni psicologiche del detenuto che più facilmente
riuscirebbe ad uscire dal vortice dei reati. Molti hanno già
pagato troppo per i numerosi ma piccoli reati che hanno più
volte commesso! Quelli portati all'onore delle cronache, fra
lo sconcerto dei cittadini, sono stati oggetto di scandalo sui
giornali e, in pochissimi casi, di atto di grazia da parte del
Presidente della Repubblica. Ricordiamoci che molte volte chi
nasce in famiglie disagiate non ha possibilità di vivere
una vita normale, il più delle volte si può dire
che le colpe dei padri, in questi casi, ricadono sui figli. Questo
non deve succedere!
Bisogna fare anche un esame di coscienza sui tempi della nostra
Giustizia, ripresa anche dal Tribunale Europeo, tempi che rendono
ancora più difficile la conoscenza di quale sarà
il periodo di detenzione totale. Molte volte, quando queste persone
stanno per uscire, arriva un nuovo processo, quasi sempre per
i medesimi reati e vengono fatte restare in cella per altri duri
mesi o anni.
Ecco quindi il mio appello per un indulto di due anni di pena,
relativo esclusivamente ai reati minori, per il giubileo dei
carcerati del 9 luglio 2000.
Mi appello in special modo al Presidente della Repubblica e al
nuovo Ministro della Giustizia, ma anche a tutti gli uomini di
buona volontà che vogliono sostenere questa causa.
E se anche qualcuno dei beneficiari ci ricadesse, comunque ne
avremmo salvati molti altri e avremmo fatto un atto di giustizia
proprio verso gli "ultimi", quelli che in molti casi
non sanno neppure perchè sono in cella e quanto ancora
ci devono rimanere: sconosciuti schiavi moderni di una Giustizia
molto spesso applicata meccanicamente senza ragione e senza cuore.
Emilio Cioni
Empoli 3 maggio 2000
Email : cimaverde@tin.it |