ATTUALITA' - MASS-MEDIA

LA CRUDELTA' DEL GIORNALISMO

di Marcello Mormone (3/8/2000)

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La sciagura del Concorde a Parigi di qualche giorno fa ha colpito l'opinione pubblica che, affamata di particolari, ha seguito i telegiornali o comprato i quotidiani per sapere. Per sapere cosa, poi? Magari che il pilota era ubriaco o un tecnico ha sbagliato un intervento? Questo per introdurre l'argomento che voglio trattare e che mi sta particolarmente a cuore, specialmente in questo periodo in cui, come tutti sanno sto cercando di tirare su, non senza fatica, questo giornale. Non mi atteggio certamente a editore o giornalista professionista, sono semplicemente una persona che segue l'attualità, la politica e perchè no, anche lo sport. E proprio seguendo e leggendo i giornali, ogni volta che l'argomento trattato era a me familiare, come nel caso di cui parlavo in apertura, mi indispettiva il comportamento di tale o talaltro cronista che mandava il servizio o scriveva il pezzo. Mi sono convinto, mio malgrado, che la professione di giornalista al giorno d'oggi, non è più quella pionieristica di una volta, ma è totalmente asservita al potere del dio denaro e dell'audience. Quante volte vi è capitato di sentire: "Se fosse scoppiata questa bomba, avrebbe ucciso cento persone" che potrebbe essere anche riscritta come: "Complimenti a quell'artificiere che sprezzante del pericolo ha disinnescato la bomba e quindi non è successo niente". Ma questa è una "non-notizia". Quale editore non licenzierebbe il cronista che gli porta un cumulo di non-notizie come questa. "L'abilità del pilota ha permesso di evitare un disastro". No, così non va bene. Scriviamo piuttosto: "Se fosse stato ubriaco avrebbe ucciso cento persone". Siamo invasi da notizie costruite, false, che distorcono la realtà. Siamo bombardati da informazioni a dir poco avventate che permettono anche ad un salumiere (con tutto il rispetto possibile per i salumieri) di elaborare la sua ipotesi. Ricordate la strage di Casalecchio, quando un MB326, vecchio come il nonno, si abbattè su una scuola uccidendo bambini e insegnanti? Tutti addosso al pilota, poveraccio, reo di essersi trovato su quell'aereo, vecchio come il nonno, e di aver tentato l'impossibile per evitare una strage. Sia l'indagine della magistratura che quella militare stabilirono che non ci furono colpe da parte del pilota, ma che, anzi, tentava di direzionare il velivolo incontrollabile verso una zona poco abitata, e solo la fatalità ha voluto che si abbattesse su quei poveri bambini, dopo aver attivato la procedura di espulsione dall'abitacolo. Ma l'indagine ha richiesto tempo, c'è bisogno di commissioni tecniche che esaminano i resti del velivolo, la dinamica dell'incidente, la documentazione tecnica del velivolo, questo per individuare eventuali responsabilità. Pensate al cronista collegato in diretta alle 20.00 che racconta: a qualche ora dall'incidente sono già state costituite le commissioni di indagine, fra due o tre mesi vi faremo sapere... No, la gente vuole subito il colpevole, vuole subito il capro espiatorio, e allora va meglio: a qualche ora dall'incidente si indaga sul pilota, giovane arruolato con solo poche ore di volo, ecc...

Pensate poi al giovane giornalista, inesperto, che non conosce la materia di cui deve raccontare, che non sa quali sono le persone accreditate a rispondere correttamente per non diffondere notizie infondate e che ricorre quindi alle interviste alla gente per strada. Ancora la settimana scorsa a Napoli, nel quartiere di Agnano, un poliziotto ha ucciso un giovane diciassettenne che sfuggiva col motorino ad un posto di blocco, probabilmente perchè senza casco (o meglio perchè i cronisti hanno detto che scappava per il casco). Ho letto su importanti testate interviste dei giornalisti alla gente per strada immediatamente dopo il fatto e chiaramente scioccata dall'accaduto davanti ai loro occhi. Sembravano dichiarazioni di guerra alla polizia, specialmente gli amici del ragazzo: "Adesso non lo mettiamo proprio più il casco, voglio vedere se sparano anche a me", raccontavano quei giovani inebetiti dalla morte del loro compagno. Incredibile, hanno trovato anche una ragazza che si dichiarava innamorata non corrisposta del giovane ucciso e che piangendo diceva: "Mio padre è Carabiniere, adesso vado a casa a dirglielo che non lo metterò mai più il casco perchè mi rompe continuamente con questa storia". Cosa ha potuto pensare il padre, quando si è visto sbattere in prima pagina con queste parole. E ancor più clamoroso: il testimone oculare della vicenda, un impiegato dell'ippodromo vicino che ha assistito, e su cui si è basata l'accusa per l'arresto del poliziotto, suffragata in seguito dai colleghi di pattuglia, ha raccontato tutto al primo giornalista che lo ha acchiappato e "poi" ai magistrati intervenuti. Pochi, invece, hanno messo l'accento sul fatto che quello è un quartiere difficile, dove regna la criminalità, così come tanti altri, dove ogni giorno le forze dell'ordine sono esasperate dalla situazione che si trovano a combattere giorno per giorno per strada. No, è meglio porre l'accento sulla rivolta dei caschi e sulla guerra alle pattuglie. Il risultato è stato che in un altro quartiere di Napoli, il giorno dopo, due poliziotti che a piedi inseguivano un noto spacciatore nell'ambito di una retata, sono stati assaliti dalla gente per strada al grido di: "dagli addosso agli assassini!".

Ecco perchè è iniziata questa avventura, perchè tante volte ho sentito il desiderio di dire la mia, anche al vento se non mi ascolta nessuno, ma voglio dirla, come la penso io e non come me la vogliono far credere. Ed è questo lo spirito che voglio animi anche tutti i lettori. Ognuno deve avere la possibilità di dire come la pensa e non come deve pensare. Questa è la strada giusta per dire le cose senza servilismi impositori. Qui non c'è un briciolo di pubblicità, non ci sono editori che impongono il loro pensiero, la loro ideologia o il servilismo cui sono costretti. Lo spazio disponibile è limitato solo dalla voglia di continuare questo lavoro e fintanto che ci sarà gente che scrive, questo giornale "libero" e di tutti continuerà ad esistere.

Cordialmente.