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Sabato 24 giugno io e i
miei genitori, ma non mio fratello perchè aveva un esame
da preparare, siamo andati a Cosenza al convegno della FIADDA,
Famiglie Italiane Associate per la Difesa dei Diritti degli Audiolesi,
patrocinato dalla regione Calabria. Si è trattato di un
convegno organizzato per discutere dei progressi, dei problemi
e delle prospettive per il futuro dei sordi sia italiani che
stranieri. Il motivo per cui ho partecipato al convegno è
che anch'io sono un sordoutente. Probabilmente il fatto sorprenderà
alcuni tra quelli che avessero letto i miei articoli sulla politica
e sui problemi del mondo. Ma ciò non dovrebbe essere visto
sotto un punto di vista negativo - siccome sono sordo, i precedenti
articoli andrebbero rivisti e corretti -, quanto piuttosto dal
punto di vista opposto - malgrado sia sordo, ho potuto lo stesso
integrarmi ed adattarmi alla società attuale in maniera
perfetta-. Non ho mai parlato prima del mio handicap proprio perchè non c'entra con gli articoli da me scritti. Ma al convegno ho discusso con la presidentessa dell'organizzazione, sig. Baroni, sull'opportunità di ampliare la sfera di orizzonti della FIADDA, rendendola nota anche ai soggetti che non avessero considerato interessante il problema della sordità. E' per questo che scrivo questo articolo, per far conoscere ad altre persone il mondo della sordità. Al convegno uno degli argomenti più interessanti è stato quello relativo alla percentuale di sordi esistenti, nel Mediterraneo e altrove. Infatti nel Mediterraneo la percentuale è altissima, nei paesi del Nord Europa è molto bassa. Il perchè di questo si può ipotizzarlo: probabilmente i popoli che abitano quest'area sono rimasti isolati a lungo in questi secoli, e ciò ha favorito la pratica dei matrimoni consanguinei - una delle cause della diffusione di qualsiasi handicap nel mondo -. Nei paesi del Nord, invece, la storia dei popoli è costellata di viaggi all'estero, battaglie navali, rapporti proficui con gli stranieri, con i conseguenti fattori di interetnicità che alimentano le potenzialità fisiche e mentali di questi popoli. Sarà per questo, aggiungo io, che la razza ariana esaltata da Hitler è sembrata sempre pura? Non quindi per i legami di sangue, ma per l'interetnicità? Ai posteri l'ardua sentenza. Un altro argomento interessante è stato il progresso tecnologico, che ha permesso a noi sordi di utilizzare le protesi, speciali apparecchi acustici che amplificano le percezioni uditive altrimenti nulle. Adesso gli scienziati hanno realizzato uno strumento in grado di sostituirsi al timpano agendo dall'interno dell'orecchio, un pò come succede per i trapianti di fegato. Grazie a questa nuova apparecchiatura, ogni sordo potrà sentire esattamente - o quasi - come una persona normale. Io non ho ancora deciso se effettuare l'innesco dell'impianto cocleare - si chiama così l'apparecchiatura -, perchè ho ancora qualche diffidenza. Mi viene in mente il proverbio "chi lascia la casa vecchia per quella nuova sa quel che lascia, ma non quel che trova". Forse dopo la laurea, cioè più in là, molto più in là. Sul tema della comunicabilità, ci sono state due posizioni diverse: meglio affidarsi alla scuola o alla famiglia per insegnare ai sordi il magico potere del linguaggio orale, cioè della parola pronunciata? Volutamente, la questione del linguaggio gestuale e delle scuole speciali per sordi è stata accantonata come assurdità (altrimenti che ci sto a fare io qui, a scrivere l'articolo? personalmente non ho mai avuto problemi con il linguaggio orale). La controversia è antica come il mondo: chi può dire cosa è meglio per un qualsiasi bambino, la famiglia, la scuola o la società? La risposta mia è una sola: il mondo è bello perchè è vario, ci sono famiglie che insegnano meglio di certi professori, famiglie che proteggono i figli dai pericoli del mondo esterno, professori bravissimi... Una cosa è importante: noi sordi insistiamo che l'unica differenza tra noi e gli altri è il difetto uditivo, per il resto siamo uguali agli altri. Si certo, abbiamo questo difetto, ma gli altri quali difetti hanno? Nessuno è perfetto, solo Dio. Per cui, quando sentiamo parlare di discriminazioni ci ribelliamo. Ad esempio, sul linguaggio. E' infatti molto più utile e funzionale per la persona sorda una lingua verbale elementare, in quanto consente un minimo di relazione nelle attività quotidiane, piuttosto che l'eventuale conoscenza di una ipotetica lingua gestuale non conosciuta dal tessuto sociale. L'interprete poi, che dovrebbe fare da tramite con il mondo esterno, non solo è di per sé emarginante, ma favorisce l'emarginazione, limita l'autonomia personale e crea assistenza e dipendenza continuativa. Tenendo presente che non è possibile imparare una lingua se non per esposizione alla lingua stessa, è evidente che la persona sorda per acquisire il linguaggio verbale orale deve vivere in una comunità di parlanti. A questo proposito segnaliamo che, nonostante l'avvento delle protesi acustiche e dell'limpianto cocleare, la percentuale di persone sorde comunemente riportata da testi e riviste rimane invariata all'1-1,5 per mille senza operare le opportune distinzioni, ad esempio tra sordi totali, sordomuti, sordi profondi e sordi medio-gravi. Questi e altri sono stati i dibattiti al convegno. Spero che siano stati interessanti. Invito chi volesse approfondire l'argomento ad andare al sito www.fiadda.it oppure a scrivere a info@fiadda.it Grazie per l'attenzione, |