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MA C'E' DAVVERO DISOCCUPAZIONE
di Giglio Rossi (11/6/2000)

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L'Organizzazione Mondiale della Sanità periodicamente pubblica un rapporto sulla salute nel mondo. Un testo drammatico in cui si parla di bambini che muoiono per infezioni respiratorie (uno ogni otto secondi), di povertà che uccide, di dissenterie che annientano un individuo, di sete che spinge a bere acque putride. Tutto ciò mentre dai nostri schermi televisivi si reclamizzano le migliori acque minerali, le merendine per bambini e via dicendo.
Bambini che muoiono in Paesi poverissimi in cui, però, il turismo ha portato villaggi-vacanza con ottimi alberghi e cucina internazionale, in oasi contornate da povertà incredibile.
La contraddizione fa davvero parte dell'umanità, proprio come certe crudeltà e certe ansie da dimenticare. Però non si deve cancellare il nostro passato perché esso non ha cessato di esistere e in qualche forma si rinnova.
L'attuale generazione ha tentato di ignorare la nostra storia di miseria economica per la quale, fino agli anni quaranta la maggioranza degli italiani mangiava carne solo nei giorni di festa, mentre oggi assistiamo a una continua pubblicità sui prodotti dimagranti.
In molte zone di montagna la caccia era uno dei pochi mezzi di sostentamento e oggi, considerata uno sport, è quasi abolita.
Verso il Mille, la popolazione europea era di circa 30 milioni eppure la terra non riusciva a sfamare tutti.
Verso il 1350 la popolazione europea era salita a 80 milioni e le difficoltà a causa di carestie erano molteplici.
Oggi solo in Italia siamo 60 milioni, in Europa 350 milioni e il cibo abbonda. Può sembrare un'ironia, ma dobbiamo anche ringraziare i veleni dei concimi, con protesta dei Verdi.
A Firenze, nel 1378, avvenne una delle prime proteste sindacali, la rivolta dei Ciompi, gli operai dell'arte della lana che appartenevano al "popolo magro". Di contro, i ricchi commercianti venivano chiamati "popolo grasso" e questo dimostra che la miseria era davvero a livello di denutrizione.
Il Vauban distingueva nella Francia del 1698 una media del 10 % di mendicanti e un ulteriore 40% di persone completamente prive di mezzi. Alla fine del '600, il curato della parrocchia di Saint Reim a Bordeaux annotava che metà degli artigiani della sua zona sarebbero morti di stenti se non vi fosse stata una forma assistenziale della Chiesa.
Oggi, invece, magri perché ricchi, abbronzati sulle spiagge e non per il lavoro nei campi, e forse con animo più cattivo ed egoista, avanziamo nel 2000 con tanti aspetti di disperazione e di insoddisfazione. Ecco perché vogliamo ignorare che esiste ancora la morte per fame. Il solo pensarlo ci da fastidio, come ci infastidiscono quei poveri extracomunitari che vediamo per strada ai semafori.
Ma vi sono molte contraddizioni che derivano dal benessere. Oggi in Italia esiste ufficialmente il 12 % di disoccupazione e si afferma che il dato è "drammatico" però, dicono i nostri politici dobbiamo "importare" extracomunitari per quei lavori che i nostri giovani non vogliono più fare: muratori, operai, contadini ecc.
Allora, per non continuare nell'ipocrisia, si dica la verità così com'è. Oggi non manca il lavoro. Mancano gli impieghi. L'impiego al Comune, in banca, nello Stato ecc. e questo rifiuto di svolgere certi lavori è il frutto di una ineducazione sviluppata in diversi decenni, dalla cattiva scuola, dalla cattiva televisione, dalla cattiva stampa che hanno inculcato nella testa dei giovani dei valori sbagliati. Se un neolaureato in ingegneria non trova lavoro in base al suo titolo di studio, incominci a fare l'idraulico senza tema di essere di rango inferiore. Invece, lui si iscrive alle liste di disoccupazione e l'extracomunitario va a fare l'idraulico, guadagnando subito e a volte anche bene. Non dimentichiamo che vi sono degli extracomunitari che sono laureati e fanno gli operai perché loro ricordano ancora che cos'è la fame. Vi sono però anche altre considerazioni che verranno proposte in seguito.
I più cordiali saluti.