ATTUALITA' - SOCIETA' & ISTITUZIONI

LA FAMIGLIA

e altri condizionamenti sociali

di Mattia Bergamini (23/11/2000)

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La famiglia è forse il punto di riferimento più importante per la maggior parte delle persone. Questo perché è il nucleo iniziale nel quale ha solitamente inizio la vita sociale. Questo momento coincide con l'inizio della formazione di una coscienza e conseguentemente di un atteggiamento caratteriale tipico. Essendo quindi la prima delle istituzioni sociali con la quale ci si trova ad essere, risulta essere forse quella di maggior peso nel percorso di costituzione di una coscienza completa e consapevole.
Questo percorso è in continua evoluzione e può seguire strade assolutamente impreviste, può svoltare improvvisamente senza un'apparente ragione, ma il motivo di fondo che porta a seguire volontariamente o involontariamente una strada piuttosto che un'altra è il condizionamento inconscio che si riceve dall'ambiente circostante e del quali si è comunque partecipi. Tuttavia tale condizionamento risulta essere maggiormente influente e penetrante nella prima fase della vita, infanzia ed adolescenza, durante la quale la mente umana risulta essere più soggetta a recepire e modificare i propri meccanismi.
Il comportamento di una persona e quindi la sua stessa vita sarà perciò conseguenza dei condizionamenti ricevuti da tale persona, in primo luogo dalla famiglia ed in secondo luogo da una totalità di individui che prende il nome di società.
La società può assumere aspetti molteplici e mutevoli: essa può essere la religione, gli amici, lo sport, lo stato, il paese, ecc. Evidentemente ogni gruppo nel quale ci si riconosce risulta essere di notevole influenza nella singola formazione caratteriale: ad esempio, un bambino che sarà spinto dalla famiglia a seguire assiduamente l'ambiente religioso e che troverà all'interno della famiglia una conferma di tale attività, probabilmente non assumerà mai un atteggiamento autonomo nei confronti della religione, ma sarà spinto ad accettare come verità ineluttabili quelle offerte dall'ambiente frequentato. Questo finché un agente disturbatore non agirà sulla coscienza del bambino, scalfendone le convinzioni. Quest'agende potrà o no cambiare il suo pensiero, imprimendo una svolta improvvisa o modificando appena la dritta strada delle sue sicurezze.
Il metodo che permetterà al bambino di non lasciarsi condizionare, ma di raggiungere tramite la ragione un pensiero autonomo, sarà l'assunzione di un atteggiamento critico nei confronti della società e delle istituzioni sociali. Ma definire questa conquista difficile risulta esser quanto meno un eufemismo nel mondo odierno, nel quale il denaro e l'acquisto di "cose", la proprietà di oggetti-simbolo, risulta essere l'obiettivo dominante, il motivo di un culto irragionevole e fanatico, il tempio eretto a sostituzione delle antiche istituzioni.
Quella che avevamo definito una società dagli aspetti molteplici e mutevoli risulta quindi essere diretta in ogni singolo aspetto ad un solo scopo: l'interesse soverchiante del singolo.
E pensare a quanto spesso si sentono persone sospirare "questi giovani d'oggi…", "questa generazione senza ideali…", "la generazione x", ma sono definizioni ipocrite, soprattutto se dette da chi questi ideali non li ha saputi offrire. Per cosa devono lottare i giovani? Per cosa battersi? Se i genitori non fanno che elogiare il benessere e, dimenticando le antiche lotte, lavorano per acquistare la macchina nuova, il televisore più grande, per assicurare alla famiglia prosperità e benessere, inculcando nei figli il culto della proprietà e del lavoro, se la Chiesa ostenta immagini di lusso e ricchezza, mostrando i propri ministeri tra ori e dipinti preziosi, organizzando manifestazioni colossali a simbolo della propria potenza, se i miti di un tempo sono inevitabilmente caduti, se si ha tutto e subito e se chi non ha tutto è fuori dal giro, morto, condannato, dove trovare la soluzione? Dove tenersi stretti per affrontare la vita?
Le antiche illusioni sono scomparse per sempre: la patria, la religione, il coraggio, la lealtà. Rimangono famiglia ed amicizie, ma per quanto? Giungono voci dagli Stati Uniti che sussurrano che anche queste ultime siano decadute. Sembra quasi che l'aumento della ricchezza comporti una perdita sempre maggiore degli ideali.
E ci sono domande che mi uccidono: come possono due ragazzi uccidere una prostituta quasi per gioco? Come possono ragazzi divertirsi lanciando sassi da un cavalcavia? Come può una ragazza suicidarsi per semplice noia? Cosa li spinge ad agire in quel modo? La famiglia incurante? Gli amici annoiati? La mancanza del niente o il possesso del tutto?
Non sono certo questi psicopatici soggetti a distorti meccanismi mentali, ma semplici ragazzi che non sanno verso quale obiettivo indirizzare la propria vita. Persone morte all'atto stesso della nascita, perché la società del denaro non prevede altro che morte. Persone che non avevano altra prospettiva che sterili divertimenti: le corse verso le discoteche del venerdì e del sabato, droghe sintetiche che offrono quale residuo illusorio di divertimento o libertà, oppure il semplice vuoto di paesi di provincia.
La soluzione? Volere il tutto dalla vita, non il nulla che essa offre con apparenze dorate. Distruggere il Super-Io stretto nella rete delle convenzioni sociali a vantaggio di un Es razionale, libero dai retaggi di un istinto primordiale.
Michael Bakunin nel XIX secolo auspicava un'emancipazione universale i cui termini fossero stati la libertà, intesa come distruzione di tutti i vincoli di carattere dogmatico, metafisico, politico e giuridico, e da cui tutti sono oppressi, e la solidarietà, intesa non come negazione della libertà individuale, menzogna, finzione, dietro la quale si nasconde una schiavitù, ma come realizzazione di ogni libertà, che deriva la sua origine non da una legge, ma dalla natura sociale dell'uomo, per cui nessun uomo è libero se tutti gli uomini che lo circondano e che esercitano direttamente o indirettamente sulla sua vita una pur minima influenza non sono egualmente liberi.
Verità pienamente espressa nella "Dichiarazione dei diritti dell'uomo" redatta da Robespierre, in cui si afferma che "la schiavitù dell'ultimo degli uomini è la schiavitù di tutti", e con il termine "schiavitù" si indica una schiavitù non certo fisica, ma morale.
Quindi come possono essere i giovani liberi se la stessa società è schiava di catene morali e astrattezze irrazionali?