ATTUALITA' - MASS-MEDIA

Esiste ancora la libertà di manifestazione del pensiero
attraverso la carta stampata ??

di Ruggero Di Francesco (22/1/2002)

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Recita l'art. 21 della nostra Carta Costituzionale: " Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione ".

Proprio per tale ragione l'articolato prosegue disponendo: " La stampa non può essere soggetta ad autorizzazione o censure ".

Tralasciando l'esegesi giuridica dei precetti costituzionali, riservata alla migliore dottrina universitaria, mi chiedo, come probabilmente fa ogni cittadino di buon senso: ma è davvero possibile manifestare in piena libertà il proprio pensiero con lo scritto ?

In altri termini, più circoscritti, il pensiero, la riflessione di un libero cittadino, il cui contenuto può rivestire un interesse generale, può essere reso noto ai più attraverso il libero utilizzo dei mezzi d'informazione di massa ??

Credo che ad una siffatta domanda non sia possibile rispondere affermativamente con la piena coscienza che ciò sia rispondente al vero.

Sono dell'opinione che - sotto questo profilo - l'Italia dista anni luce dalla stampa di cultura anglosassone, dotata di margini di autonomia decisionale veramente importanti.

Basti pensare allo scandalo Watergate per capire appieno il significato di quanto detto.

Mi sono chiesto il perché di un tale assetto, che in Italia non funziona o, meglio, funziona a corrente alternata.

A mio giudizio, in maniera esemplificativa, il nostro sistema della carta stampata risulta caratterizzato da una sorta di " asservimento " ai poteri forti, sia politici che economici, tanto da risultare nel giudizio assai poco oggettiva.

Su tutto immane la presenza di una sorta di " moralismo etico - religioso ", che frequentemente scivola nel perbenismo, evidentemente alimentato da un apparato che tende a dare matrice confessionale ad uno Stato che con la Costituzione ha proclamato la propria aconfessionalità.

Il risultato: scarsa attendibilità della notizia, parzialità e sopra ogni cosa uno spesso filtro alla diffusione del pensiero dei singoli che, per l'ampiezza del tema, spesso abbisognano di una cassa di risonanza un po' più ampia del proprio salotto di casa.

Questo non per finalità demagogiche o di esaltazione personale, ma per semplice stimolo alla circolazione delle idee e della cultura in genere.

Ed invece il suo destino sarà quello di essere scarsamente considerato, censurato, limitato, comunque emarginato.

Ben venga la nuova frontiera di Internet che, allargando gli orizzonti anche culturali, consente di attribuire diritto di stabilimento anche a pensieri, per così dire, non conformisti.

Particolare risalto occorre dare a tutti quei siti - la Gazzetta dei Principianti in primis - che danno cittadinanza alle riflessioni più diverse.

Riprendendo il filo del discorso, non riesco francamente a spiegarmi la ragione di questa mancanza di autonomia di pensiero della stampa italiana.

Posso capire il retaggio storico che il Belpaese si porta dietro: secoli di assoggettamento anche culturale ne hanno fatto un paese mentalmente sofferente, con uno spiccato senso della subordinazione.

Di ciò mi spiaccio, anche perché la cultura classica più raffinata dimostra ampiamente il posizionamento del suo epicentro nevralgico.

Per questo voglio augurarmi che la Stampa (volutamente sostantivizzata) - importante istituzione per la vita di una Nazione e per l'accrescimento culturale del corpo sociale - svolga una seria introspezione che le consenta d'acquisire quella consapevolezza necessaria a farne una forza autonoma a garante di quei diritti di libertà così bene impressi nella nostra Costituzione.