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Qual è
il grado di efficienza delle Università italiane, e quali
problemi gravano oggi su di esse? Credo che non si dirà e non si scriverà mai abbastanza su tali questioni. Io sono un medico e premetto quindi che i miei riferimenti saranno principalmente rivolti alla Facoltà di Medicina e Chirurgia. Se i docenti rappresentano i mattoni portanti, le unità funzionali dellistituzione universitaria, non è illogico attribuire in gran parte a loro (tralascio le argomentazioni sulle inadempienze dei politici) la responsabilità dei mali che affliggono questo fondamentale settore sociale. Qualcuno potrà storcere il naso, ma è fuor di dubbio che a un corpo docente scadente non può che corrispondere un cattivo servizio universitario. Un buon cattedratico dovrebbe possedere soprattutto illimitato e disinteressato attaccamento alla scienza. Assai spesso però (non sempre: esistono fortunatamente alcune eccezioni) ad esso si sostituisce la sete di potere e di danaro. La verità è che molti dei docenti attuali avrebbero fatto meglio a non mettere mai piede in una Università, neanche da studenti. Esemplificativo dello stato patologico attraversato dal sistema sanitario e da quello universitario, tra loro strettamente connessi, è il caso Di Bella, un uomo che ha conseguito ben tre lauree: in Medicina, in Farmacia ed in Chimica, che ha trascorso unintera vita facendo del bene, curando i malati ed alleviando il dolore altrui, un professionista che per le sue prestazioni non percepisce nulla. Dopo i risultati della tanto reclamizzata "sperimentazione", resi noti con molto clamore ancor prima che questa terminasse, buona parte dellopinione pubblica si sarà sentita disorientata. Ma come stanno in realtà le cose? Io vi invito a fare una semplice considerazione: se i risultati della "sperimentazione" fossero veritieri, se cioè Di Bella fosse solo un cialtrone, come ebbe a dire lIncontestabile Prof. Garattini, o perlomeno un illuso, come potremmo spiegare le centinaia di testimonianze di guarigione avvenute con il suo metodo? Si tratta di testimoni colpiti da psicosi collettiva, di mitomani, di malati immaginari, o di aspiranti attori in cerca di una parte? La "sperimentazione", che peraltro ha ricevuto ampie critiche dal mondo accademico straniero, ha avuto un unico meschino e maldestro scopo: screditare Di Bella, personaggio troppo scomodo e fuori dellordinario. A chi dovremmo credere, alle voci tonanti ed austere di chi è abituato, seduto su un trono, a sputare sentenze e condanne, o piuttosto alla verità genuina, schietta e priva di ipocrisia e di secondi fini della gente comune? Io ritengo che sulla vox populi si può fare affidamento. Ma riprendiamo il discorso iniziale. Da decenni nelle Università la meritocrazia è stata sistematicamente calpestata. Non si entra nel corso di laurea in Medicina, da quando è in vigore il numero chiuso, e nelle relative scuole di specializzazione, dove il libero accesso è negato già da parecchi anni, se "qualcuno" non te lo consente o se, come molte volte accade, anche se tutti fanno finta di niente, non si sborsano decine di milioni. Ad accedere alle carriere universitarie sono sempre più spesso i parenti dei cattedratici e gli "amici" dei potenti. Ciò ha determinato un decadimento rapido e progressivo della qualità degli atenei. Invito a tal proposito alla lettura del saggio di Simone, Prof. ordinario di Linguistica generale, "Luniversità dei tre tradimenti", pubblicato da Laterza. La Facoltà di medicina è quella che probabilmente verte nelle condizioni peggiori, per ragioni facilmente comprensibili se si considerano i rilevanti interessi economici ad essa associati. Tra tutti i cattedratici, i "baroni della medicina" non sono certo quelli con il reddito più basso. Ma chi sono questi baroni? Il cardiochirurgo Azzolina in unintervista fattagli verso la fine degli anni 70 sosteneva che i baroni di allora, a differenza di quelli che aveva conosciuto durante il suo corso di laurea, maestri di vita e di scienza, erano in realtà dei baronetti acquistabili al supermercato. E quelli di oggi dove si possono trovare? Forse nelle bancarelle. Immagino quali reazioni potrà suscitare questo mio articolo: indignazione, falsa o vera indifferenza, irritazione, e, perché no, anche ilarità. Come è noto la verità a volte non piace. Se almeno un lettore potrà trovare spunto per ulteriori riflessioni da questa lettura io mi riterrò soddisfatto. Sarò forse un ingenuo ma sono uno di quelli che sperano ancora che, come dice Dragline, interpretato dallattore George Kennedy, nel film "Nick mano fredda", del regista Stuart Rosenberg, "cambieranno le cose in questo sporco mondo". |