ATTUALITA' - SOCIETA' & ISTITUZIONI

MA ALLORA L'ANTITRUST FUNZIONA?

di Giuseppe Morgillo (30/6/2000)

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La sentenza pronunciata nello scorso mese di aprile dal Tribunale americano ha un valore esemplare. Per la prima volta, dopo anni di totale asservimento ai poteri forti, la magistratura ha dimostrato di essere realmente garante dei diritti del cittadino. La sfida a Bill Gates ed al suo impero multimediale è stata lanciata con fermezza.
La Microsoft dovrà essere smembrata in due società. Tutto ciò nel giro di pochi mesi. Il gigante multimediale aveva chiesto al tribunale l'adozione di una misura alternativa, quale quella dei controlli periodici ed una maggiore vigilanza sull'operato della società. Ma il giudice Jackson si è rivelato inflessibile. Bill Gates ricorrerà in appello, dilatando così i tempi processuali di almeno dodici mesi. Ciò consentirà all'autore di Windows 98 di consolidare ulteriormente la propria posizione sul mercato globale.
Se la sentenza del tribunale dovesse essere confermata anche dal giudice di secondo grado, si prevede poi il ricorso definitivo alla Suprema Corte. Montesquieu, evidentemente, abita ancora qui. I poteri dello stato sono realmente rappresentativi delle istanze dei propri sudditi. Legislativo, esecutivo e giurisdizionale hanno dimostrato un sufficiente grado di autonomia rispetto ai potentati economici.
La legislazione antitrust negli Stati Uniti, è un parto di vecchia data. D'altronde, il peculiare substrato produttivo a stelle e strisce necessita di una regolamentazione meticolosa. Ciò nonostante i colossi dell'industria, sotto forma di multinazionali, imperano impunemente.
L'esecutivo, finora, aveva sempre ammiccato. La complicità tra i centri di interesse politici e finanziari appariva piuttosto evidente. Di conseguenza, malgrado il complesso groviglio di leggi, le regole non trovavano un'adeguata attuazione.
La magistratura, dal canto suo, tergiversava. Ogni qualvolta, adita dai rappresentanti delle piccole e medie imprese, era chiamata a pronunciarsi in materia di normativa anticoncentrazione, non perdeva occasione per ribadire i propri timori reverenziali nei confronti di Wall Street.
L'iniziativa economica privata, garantita dalla Costituzione degli States così come da quella di molti altri Paesi, è stata una dura conquista.
Le minacce a questa forma di libertà civile hanno assunto, storicamente, diverse sembianze. Da quella più esplicita, rappresentata dal collettivismo, a quella più subdola, costituita dal capitalismo selvaggio.
Laddove non esistono degli adeguati strumenti idonei a garantire la par condicio tra i soggetti che intendono accedere al mercato, il liberismo è presente solo sulla carta. Quando manca la volontà politica di ripristinare gli equilibri produttivi alterati dalle situazioni di oligopolio, e le leggi prive di sanzione sono un esempio a dir poco eloquente, l'uguaglianza resta un bene tutelato formalmente ma non sostanzialmente. Senza un efficace apparato burocratico di vigilanza, il sogno americano rischia di diventare un autentico incubo.