Le Pari Opportunità nel Sannio
di LUCIA GANGALE
Esaminando gli Atti dello Stato Civile dei nostri paesi e paesini tra
Ottocento e primi del Novecento è possibile avere una panoramica della
condizione sociale delle donne. “Contadina”, “massaia”, “donna di
casa”. Ed ancora: “Gentildonna”, “locandiera”, “ostetrica”,
“commerciante”, “maestra”
La realtà delle professioni non è, come si vede, molto ampia.
La
condizione femminile nel Sannio è ancora più evidente nelle immagini
fotografiche. In esse possiamo trovare: donne al lavoro nei campi (nelle
situazioni più varie, dalla raccolta delle olive a quella del tabacco o del
fieno, in ossequio alla millenaria tradizione che vuole l’uomo cacciatore e la
donna raccoglitrice); ritratti di nobildonne o di signore alto borghesi in abiti
eleganti e pose raffinate (famosi i ritratti del fotografo beneventano Luigi Intorcia); donne emigranti al fianco dei loro mariti; foto di
famiglie, spesso assai numerose; donne che ricamano, magari mentre in gruppo
apprendono l’arte della sartoria; contadine che indossano l’abito buono per
il giorno della festa del Santo patrono; popolane; signorine di buona famiglia;
spose giovani e meno giovani; ragazze nel costume tradizionale del loro paese;
giovinette impegnate nei saggi ginnici dell’epoca fascista; maestre in posa
davanti all’obiettivo.
È in via di costituzione l’Archivio Fotografico Sannita, che nasce da
un progetto apposito ed articolato presentato alla Provincia di Benevento nel
dicembre 2003 da un Comitato di appassionati (promosso da chi scrive). Da questo
complesso di immagini si potrebbe estrapolare un campione per allestire una
mostra o un museo dell’iconografia femminile nel Sannio. Ciò servirebbe a far
apprezzare il cammino fatto dalle donne fino ad oggi, all’ombra della
Dormiente.
Le Pari Opportunità a Benevento e provincia
Nel 2003 vi è stato l’emendamento dell’articolo 51 della
Costituzione che introduce il principio delle “pari opportunità” tra uomini
e donne in tutti i contesti sociali e lavorativi.
L’articolo recita: “Tutti i cittadini dell’uno e dell’altro sesso
possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di
uguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge”. Il disegno di legge
costituzionale varato in Parlamento il 20 febbraio 2003 aggiunge: “A tal fine
La città di Benevento ha recepito immediatamente il nuovo dettato
costituzionale, ed ha così dato il via ad iniziative volte a tutelare le donne
ed a consentire loro una maggiore integrazione nel tessuto sociale del
territorio.
Nell’ambito del POR Campania 2000-2006 sono nati due Centri per l’Occupabilità
Femminile (Cof). Uno presso
L’attività dei due sportelli si può riassumere nei seguenti punti: 1)
accoglienza ed orientamento; 2) formazione e consulenza.
Gli obiettivi sono unici, cambia solo l’offerta. Il Cof della
provincia, dopo una fase di promozione e raccolta dati, dopo aver quindi sondato
i bisogni e le caratteristiche dell’utenza, ha dato il via all’esperienza,
molto positiva, dei tirocini in azienda. Il bando è partito nel marzo 2004.
Alle aspiranti è stato offerto di candidarsi per compiere dei “tirocini
formativi” di 300 ore in aziende sannite, con un rimborso mensile di circa 600
euro, a carico della Provincia. Diversi i settori proposti: artigianato
tradizionale, tessile, agricoltura, Information Tecnology, o anche altro a
scelta delle candidate. Molto buono anche il riscontro venuto dalle aziende. Nel
giro di pochi giorni ben cinquanta hanno offerto la propria disponibilità per
gli stages.
Il Cof comunale, oltre alle attività formative (tra cui
lingua inglese ed alfabetizzazione informatica), quest’anno si presenta con
due novità: lo sportello per le immigrate e lo sportello informaimpresa.
La realtà dell’immigrazione è ben presente e visibile anche nella
piccola provincia sannita, ed assai nella città di Benevento. Ė facile,
soprattutto nei fine settimana o anche il giovedì, trovare decine di polacche
ed ucraine cge stazionano nella Villa Comunale, diventata per loro un po’ il
punto di incontro preferito. Sono colf e badanti. Spesso sono arrivate in Italia
come irregolari e poi hanno ottenuto il riconoscimento legislativo della loro
attività, il permesso di soggiorno e le tutele contributive. Alle immigrate lo
sportello apposito offre consulenze in materia di modulistica per ottenere i
permessi, in materia fiscale, ed inoltre organizza corsi di lingua italiana. Lo
sportello Informaimpresa, invece, è uno strumento utile alle aspiranti
imprenditrici. Le segue in tutto il loro iter burocratico, dall’idea iniziale
alla redazione del business plan ed all’accesso alle risorse finanziarie per
implementare l’idea. Le segue anche dopo, per tutto ciò che concerne la
conduzione dell’azienda. A marzo la stampa locale ha dato la notizia che
grazie alla consulenza del Cof comunale, e precisamente del consulente
commerciale Michele Fusco, è stato finanziato il primo progetto presentato con
il cosiddetto “prestito d’onore” (il d. legislativo 185/2000).
Beneficiaria del finanziamento erogato da Sviluppo Italia è stata Anna Altieri,
la prima imprenditrice tenuta a battesimo dal Cof.
Anche a livello istituzionale Benevento si è immediatamente attrezzata. Il 5 novembre 2003 presso la sala consiliare della Rocca
dei Rettori si è riunito il primo Forum delle Amministratrici locali.
L’intento è quello di costituire una rete partenariale per realizzare la
misura 3.14 del Por Campania 2000-2006, sulla “Promozione della partecipazione
femminile al mercato del lavoro”. La referente provinciale del progetto è la
dottoressa Annamaria Mollica.
Sempre nel 2003 è arrivata a Benevento
Trasferendoci sul terreno del volontariato, dobbiamo dire che da
sempre Benevento è una città solidale e che nelle fila del volontariato
operano soprattutto donne: Vincenziane, Crocerossine, Unicef, Amnesty
International e quant’altro. Spesso sono forme di volontariato storico.
Qualche chiacchierata con alcune esponenti del settore (come l’intervista che
segue alla dott.ssa Tarantino, vicepresidente della locale sezione CRI)
evidenzia che, accanto alla realtà delle conquiste politiche e sociali, vi è
una realtà fatta di donne e di famiglie che versano in condizioni di
emarginazione e di povertà. Lo “Sportello Donna”, nato nel 2003 nel Palazzo
del Volontariato di Benevento, a viale Mellusi, ha condotto un’indagine di
mercato da cui emergono i caratteri dell’utenza ed i bisogni di questa utenza,
espressa in percentuale (vedi parte finale dell’intervista di cui sopra).
Fase progettuale.
Elaborazione
di un progetto per la creazione di una “rete di donne” sul territorio e per
l’inserimento di donne economicamente e culturalmente svantaggiate.
Nel territorio sannita vi sono tante donne valide, intelligenti, capaci.
Nell’ultimo anno, come abbiamo visto, si sono moltiplicate le iniziative a
favore delle donne.
La prima parte del progetto che segue prevede la creazione di una rete di
donne sul territorio.
Ė anche vero, però, che a Benevento esistono famiglie povere, casi
di violenza domestica, precarietà in tutti i sensi. La seconda parte del
progetto riguarda alcune linee di intervento per fronteggiare ed arginare tali
forme di disagio sociale.
PRIMO
INTERVENTO
Coinvolgimento
La proposta di chi scrive è quella di creare una “rete di donne”.
Cioè di mettere in relazione fra loro i vari centri e settori della cultura di
genere a Benevento (istituzioni, volontariato, cultura ecc.) e, da questo
dialogo comune, far scaturire una giornata di studio sulla condizione femminile
nella nostra provincia, facendo parlare non solo le donne felicemente inserite
nei vari contesti professionali, ma dando voce soprattutto a quelle donne,
oserei definire “invisibili”, che hanno da raccontare storie di disagio,
facendole sentire apprezzate e capite.
Un convegno così concepito dovrebbe sensibilizzare le istituzioni ed i
cittadini sui bisogni sommersi della città.
SECONDO
INTERVENTO
Associazionismo
e dialogo
Le donne che hanno il problema della sopravvivenza, propria e delle
proprie famiglie, pensano alle necessità primarie materiali (cibo, cestiti,
casa) e non hanno il tempo di occuparsi delle loro aspirazioni e delle loro
necessità più profonde. Come secondo intervento andrebbero creati dei centri
di ascolto e di confronto, in cui le donne si sentano libere di parlare,
scoprire le loro somiglianze e differenze e cominciare ad essere coinvolte in
piccoli progetti che le appassionino (composizioni floreali, pittura, recite
teatrali, canto, musica e quant’altro).
TERZO
INTERVENTO
Laboratori
artigianali
Alle donne indigenti va data la possibilità di potersi istruire in
qualche maniera. Nelle città più evolute del Nord Italia nei decenni passati
sono nate le prime scuole per ragazze bisognose e strutture ad hoc dove
apprendere un mestiere. Sul modello di quelle validissime esperienze, alle quali
devono tanto le città che oggi lavorano, chi scrive ha pensato di elaborare un
intervento bisettoriale: 1) corsi di formazione gratuiti; 2) laboratori
artigianali.
Si potrebbe creare una struttura in qualche sede apposita che sia per le
donne un luogo di incontro e di istruzione. Tramite l’associazionismo
andrebbero intercettati fondi ministeriali, regionali, europei per dare vita a
dei veri e propri laboratori dell’artigianato, dove le donne in condizioni di
disagio possano incontrarsi, liberare energie sopite ed appassionarsi ad un
progetto: pittura, scultura, fotografia, falegnameria, lavorazione della
ceramica, ricamo e cucito, ikebana, oggettistica, composizioni di tutti i tipi.
Il campo è vasto ed aperto alla fantasia ed all’apporto di tutte. La
creatività può essere per queste donne il modo di riacquistare autostima ed
imparare qualcosa di bello e di utile, soprattutto per sé stesse.
Interviste
Le interviste che seguono sono state effettuate con due donne che
lavorano quotidianamente con le donne. La prima, Antonella Tarantino, nel
settore del volontariato. La seconda alla Consigliera di Parità, Giustina
Cinquegrana.
Ne vengono fuori saperi, idee, proposte e spunti di riflessione
estremamente interessanti sulla condizione femminile nella nostra provincia. La
prima intervista è stata pubblicata sul periodico Realtà Sannita del 1/30
aprile 2004.
A colloquio con Antonella Girolamo Tarantino vice-commissario CRI
Sono ancora molte le sacche della povertà
In pieno centro cittadino come in periferia sono ancora tante le persone
alle quali manca il necessario per vivere. Noi facciamo il nostro meglio per
dare a tutti aiuti concreti.
Il 2003
è stato, per la città di Benevento, un anno “rosa”, per la quantità e
qualità di iniziative ed interventi rivolti alle tematiche sociali femminili.
L’anno trascorso ha visto la nascita di due Centri per l’Occupabilità
Femminile, del Comune e della Provincia, rivolti ad incrementare l’occupazione
delle donne tramite interventi mirati. E’ stato anche istituito l’ufficio di
Consigliera di Parità ed ha preso il via il Forum delle Amministratrici.
Ad un
altro livello, quello del Volontariato, vi è stata l’attivazione, a partire
dallo scorso 1° ottobre, dello “Sportello Donna”, che ha sede nel Centro
Servizi del Volontariato “Suor Floriana Tirelli”, in Viale Mellusi 66.
Quella
del Volontariato è una realtà spesso misconosciuta e poco valutata nella sua
reale portata. E’ però una realtà molto presente ed attiva nella nostra
provincia, a tutti i livelli.
Ne
abbiamo discusso in un interessante colloquio con la dottoressa Antonella
Girolamo Tarantino, vice Commissario provinciale Croce Rossa
Italiana. Incontriamo la dottoressa presso lo studio radiologico e diagnostico
di famiglia, dove lei ricopre il ruolo di responsabile
LUCIA GANGALE
Le
Pari Opportunità nel Sannio
amministrativa: “Proprio adesso –dice- stavo scrivendo una
relazione che riguarda le attività dello Sportello”.
Qual è
il genere di utenza che si rivolge a voi?
Donne indigenti. Donne con ogni genere di difficoltà. Guardi,
noi distribuiamo i viveri della CEE. Inoltre le infermiere volontarie offrono un
supporto per tutta una serie di settori specialistici. C’è gente che viene da
noi a misurare la pressione o anche per il prelievo del sangue. Ci sono donne
anziane che vengono perché possono farsi fare gratuitamente le iniezioni.
Magari non hanno nessun altro a cui rivolgersi.
E poi donne con difficoltà familiari, sociali… Tutte queste
persone non vanno dal politico, vengono da noi per avere un’assistenza, per
far fronte ai tanti problemi che le affliggono.
Allora la povertà è un dato ben presente nella nostra città?
Sì… più di
quanto si creda. C’è una povertà diffusa. Ci sono famiglie poverissime. Io
conosco situazioni di povertà storica, famiglie in cui è stato povero il
nonno, gli zii, i parenti…
Una
volta c’era una disciplina che si insegnava alle donne, lei non la può
ricordare perché è giovane, ma ai miei tempi si insegnava l’economia
domestica. Ecco –continua con passione la dott.ssa Tarantino- io ho intenzione
di fare dei corsi su questa materia perché, le dico, quando entriamo nelle case
di queste donne in difficoltà vediamo che non hanno neppure imparato a
sistemare i generi di prima necessità negli scaffali, è tutto alla rinfusa,
anche sul pavimento. Sono donne che si lasciano andare. Dicono “tanto questa
è la mia vita”.
Da noi
vengono –io vorrei avere più tempo per parlare di queste cose, perché mi
piacerebbe che la realtà del volontariato e quello che il nostro Sportello fa
fosse conosciuto meglio- vengono ragazzine di 14 anni, incinte.
Noi
prepariamo anche il corredino a questi bambini, guardi le faccio vedere (mi mostra un fascicolo dalla copertina
colorata, è l’elenco dei corredini per neonati preparati per i figli di
ragazze madri). Noi seguiamo queste donne anche nella fase
dell’allattamento, e così via.
Si potrebbero localizzare le aree della povertà nella città di
Benevento? Voglio dire: ci sono zone più a rischio di altre, come le Palazzine,
tanto per fare un esempio?
La
povertà è dovunque, chi fa il volontariato lo sa bene, non è solo qualcosa
che riguarda le Palazzine, dove si sa che è così, o Santa Colomba, dove pure
si sa che è così: sapesse la povertà che esiste nel centro della nostra città.
Come
finanziate le vostre attività a favore dei ceti disagiati?
Ci basiamo
sull’autofinanziamento. Organizziamo spettacoli teatrali, oppure vendiamo
piantine per beneficenza. E con queste attività riusciamo ad acquistare i corredini e ad affrontare le
spese per venire incontro alle necessità materiali di queste donne.
Da noi,
comunque, vengono anche uomini.
Come è organizzata l’attività dello Sportello?
Ci sono 37 infermiere volontarie che si alternano a turno, due al giorno.
Bisogna sapere che l’attività della Croce Rossa di Benevento è organizzata
in quattro componenti: 1) le infermiere volontarie; 2) il Comitato Femminile; 3)
i Volontari del Soccorso; 4) i Pionieri, che sono il corpo più giovane, che si
occupa di problematiche giovanili, per iscriversi al quale bisogna avere 14 anni
e non più di 18.
Nel corso della
nostra chiacchierata la dott.ssa Tarantino ci fornisce del materiale che
illustra nel dettaglio le attività dello Sportello, nonché una scheda
conoscitiva sulla condizione ed i bisogni primari dell’utenza femminile della
Croce Rossa Italiana. La scheda è elaborata insieme alla sociologa Giusy Russo,
di Benevento. Dall’indagine, effettuata su un campione di 100 donne, emerge
che l’utenza è composta da donne residenti per la gran parte a Benevento
(86%) ed in piccola parte in provincia (14%); l’età è la più varia, la
condizione lavorativa è precaria o inesistente. I mariti delle intervistate
hanno un lavoro saltuario e quasi sempre a nero oppure sono disoccupati (solo il
9% ha un lavoro stabile). Il reddito familiare di queste donne è fino a 450
euro (49%) oppure è pari a zero (51%). La totalità delle intervistate non ha
casa di proprietà. I bisogni di queste donne e delle loro famiglie riguardano i
generi alimentari (52%), il vestiario (15%), la consulenza sociale (altro 15%),
il lavoro stabile (14%) e la casa di proprietà (4%).
Intervista
alla Consigliera di Parità della provincia
di
Benevento, Giustina Cinquegrana
Giustina
Cinquegrana, la prima Consigliera di Parità della nostra provincia, è molto
giovane, ha origini in Terra di Lavoro (nasce ad Orta di Atella e risiede ad
Aversa), è dottore commericialista, coniugata, ha una bambina ed un’altra è
in arrivo. La incontro nel suo ufficio sito in Via XXV Luglio, in una stanza
contigua al Cof della Provincia. È una ragazza (sì, posso permettermi questo termine, data la sua
età) sorridente, estremamente disposta al dialogo, poco incline ai formalismi
(difatti passiamo subito al “tu”) e direi anche una persona serena. Come può
essere una mamma in dolce attesa di un altro bambino.
In cosa consiste la figura della Consigliera di Parità? E qual è stato
il tuo percorso per arrivare a ricoprire questo importante incarico?
La legge
125/91 aveva istituito la figura della Consigliera di Parità a livello
nazionale, regionale e provinciale, ma non c’era l’obbligo di creare una
consigliera. Il decreto legislativo 196 del 2000 è quello che ha dato corpo a
questa figura, perché ne ha definito i compiti. Io ho appreso la notizia su
Internet, dal sito della Provincia di Benevento. È stato fatto un
bando pubblico dal Ministero del Lavoro, di concerto con il Ministero delle Pari
Opportunità. La scadenza per presentare la domanda era il 31/12/2000, il 27 ne
sono venuta a conoscenza. La materia mi interessava. Ho presentato il curriculum
con la disponibilità ad accettare l’incarico. Mi hanno risposto dicendo che
avevano vagliato i curriculum i primi del 2001. Il decreto di nomina è datato
27 agosto 2001. Io ne sono venuta a conoscenza solo i primi di marzo 2002.
Infatti ho iniziato a lavorare nel marzo 2002, perdendo diversi mesi di mandato.
Noti delle differenze tra Benevento e Caserta, la tua provincia, in
merito alle tematiche sulle pari opportunità?
Grandi
differenze con Caserta non ce ne sono, però nel beneventano le donne sono più
sensibili ed ho riscontrato maggiori consensi. Nel casertano le donne sono più
diffidenti, meno coinvolte, c’è una sfiducia generalizzata. Forse incide il
fatto che è più vicina a Napoli. Voi siete più distaccati dalla realtà
napoletana, qui avete una vostra identità, è una cosa che
LUCIA GANGALE
Le
Pari Opportunità nel Sannio
ho riscontrato in tutto. Tra Napoli e Caserta non c’è
soluzione di continuità, urbanisticamente parlando, non si riesce a capire dove
finisce una e dove incomincia l’altra, e credo che il contesto ambientale
formi le persone.
Ci sono
discriminazioni di genere nella nostra provincia?
Come si
caratterizza questa nuova figura?
Benevento è in ritardo rispetto ad altre province italiane, rispetto ai
temi delle pari opportunità?
No, non è in ritardo. Già il fatto che ha livelli di occupazione
femminile più alti rispetto a Napoli e Caserta è il segno che c’è
un’attenzione più alta rispetto alle altre province.
Secondo
me qui il nodo è la conciliazione tra vita professionale e vita familiare. La
legge 125 sulle azioni positive è una legge all’avanguardia rispetto al resto
dell’Europa. Come anche la legge 53/2000 sui congedi parentali (ossia quella
in cui rientrano le astensioni volontarie da parte del padre e della madre). Il
problema è applicarle. L’articolo 9 della legge
Vi è un
raccordo con le altre Consigliere sparse sul territorio nazionale?
Certamente. Come dicevo prima,
Le
Consigliere ricevono una formazione specifica per espletare il loro compito?
A marzo
di quest’anno nella riunione che abbiamo tenuto a Roma è venuta fuori
l’esigenza di aggiornare e formare le consigliere. Bisogna sapere che la rete
è formata di sottocommissioni che ogni anno selezionano e studiano argomenti
diversi. Quest’anno si sono formati dei gruppi che, presi singolarmente,
studiano: le discriminazioni, la azioni positive, le azioni in giudizio, la
modifica dell’articolo 196 (quello che ha organizzato le consigliere, quindi
l’organizzazione dell’ufficio, il rapporto tra effettiva e supplente, le
indennità), la formazione delle
utenze.
Ogni
anno la rete presenta una relazione, e così le consigliere provinciali, al
Ministero della Pari Opportunità e del Lavoro sull’operato e le difficoltà
incontrate a livello locale.
Cosa ti
chiedono le donne qui a Benevento?
Non erano discriminazioni di genere… Solo quelle può
presentare
Una era
simpatica: era il problema tra una donna e il marito, entrambi datori di lavoro.
Io l’ho ascoltata, poi alla fine gli ho dato una consulenza fiscale, mi
avevano portato un Unico dal quale non si deduceva proprio la partecipazione di
lei in azienda. È il caso che mi è
rimasto più impresso. Le altre venivano a chiedere lavoro… data anche la
vicinanza con il Cof.
A marzo
2004 ci sono state finalmente le prime pubblicazioni relative al mio ufficio.
Parliamo un po’
della programmazione. Quali iniziative pensi di attivare per questo anno?
Studi e
ricerche sulla condizione femminile. Un monitoraggio del territorio, per capire dove stanno le lacune ed i problemi. Parlavo con un
assessore donna di un comune di mille abitanti (sulla carta, ma in realtà molti
di meno) la quale mi diceva: se organizziamo un convegno in questo paese non ci
viene nessuno, sai, questo è un paese di montanari, così mi ha detto lei, e
questa è gente concreta, vuole qualcosa più delle chiacchiere. Per cui io
pensavo a dei questionari da dare agli studenti per portarli nelle loro case e
sondare il terreno, prima di fare un convegno. Ho notato, infatti, che qui ci
sono due mondi a parte: Benevento ed il suo hinterland la fanno un po’ da
padrone; poi ci sono dei paesi lontanissimi, che sono lontani anche da questo
genere di cultura.
Ho
pensato di creare una Biblioteca di Genere per l’ufficio della Consigliera di
Parità; fare un convegno sulla figura della Consigliera di Parità, in
particolare sulle leggi 125 e 53; ho istituito l’Albo degli Avvocati Lavoristi,
che è un elenco aperto, nel senso che chiunque potrà presentare il curriculum
in qualsiasi momento; infine voglio creare in via sperimentale uno Sportello
Donna, per formare personale nei Centri per l’Impiego.
Intervista
raccolta il 20 aprile 2004 presso
l’Ufficio della Consigliera di Parità in via XXV Luglio.