Le Pari Opportunità nel Sannio

 

                        di LUCIA GANGALE

 

   

   Elaborato presentato nell’ambito del Corso 

   Universitario Multidisciplinare di Educazione allo Sviluppo

                 “NESSUNO ESCLUSO”

 

 

Anno 2004

 _________________________________________________________________

PARTE I

 

Le donne sannite tra documentazione

ed iconografia

 

 

    Esaminando gli Atti dello Stato Civile dei nostri paesi e paesini tra Ottocento e primi del Novecento è possibile avere una panoramica della condizione sociale delle donne. “Contadina”, “massaia”, “donna di casa”. Ed ancora: “Gentildonna”, “locandiera”, “ostetrica”, “commerciante”, “maestra”

    La realtà delle professioni non è, come si vede, molto ampia.

La condizione femminile nel Sannio è ancora più evidente nelle immagini fotografiche. In esse possiamo trovare: donne al lavoro nei campi (nelle situazioni più varie, dalla raccolta delle olive a quella del tabacco o del fieno, in ossequio alla millenaria tradizione che vuole l’uomo cacciatore e la donna raccoglitrice); ritratti di nobildonne o di signore alto borghesi in abiti eleganti e pose raffinate (famosi i ritratti del fotografo beneventano Luigi Intorcia); donne emigranti al fianco dei loro mariti; foto di famiglie, spesso assai numerose; donne che ricamano, magari mentre in gruppo apprendono l’arte della sartoria; contadine che indossano l’abito buono per il giorno della festa del Santo patrono; popolane; signorine di buona famiglia; spose giovani e meno giovani; ragazze nel costume tradizionale del loro paese; giovinette impegnate nei saggi ginnici dell’epoca fascista; maestre in posa davanti all’obiettivo.

    È in via di costituzione l’Archivio Fotografico Sannita, che nasce da un progetto apposito ed articolato presentato alla Provincia di Benevento nel dicembre 2003 da un Comitato di appassionati (promosso da chi scrive). Da questo complesso di immagini si potrebbe estrapolare un campione per allestire una mostra o un museo dell’iconografia femminile nel Sannio. Ciò servirebbe a far apprezzare il cammino fatto dalle donne fino ad oggi, all’ombra della Dormiente.

   

 

PARTE II

 

Le Pari Opportunità a Benevento e provincia

 

    Nel 2003 vi è stato l’emendamento dell’articolo 51 della Costituzione che introduce il principio delle “pari opportunità” tra uomini e donne in tutti i contesti sociali e lavorativi.

    L’articolo recita: “Tutti i cittadini dell’uno e dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di uguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge”. Il disegno di legge costituzionale varato in Parlamento il 20 febbraio 2003 aggiunge: “A tal fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra uomini e donne”.

    La città di Benevento ha recepito immediatamente il nuovo dettato costituzionale, ed ha così dato il via ad iniziative volte a tutelare le donne ed a consentire loro una maggiore integrazione nel tessuto sociale del territorio.

    Nell’ambito del POR Campania 2000-2006 sono nati due Centri per l’Occupabilità Femminile (Cof). Uno presso la Provincia , con sede in via XXV Luglio; l’altro, comunale, a via Nuova Calore. L’elevato numero di iscrizioni (il solo Cof provinciale in un anno ha avuto 1761 iscritte) ha dimostrato l’utilità dei due istituti, che incontrano il desiderio delle donne di essere informate e formate, in vista del loro ingresso nel mondo del lavoro. Esse vogliono approfittare delle opportunità che vengono loro offerte, confrontarsi, prepararsi ed attrezzarsi per scegliere in modo consapevole i loro percorsi di vita.

    L’attività dei due sportelli si può riassumere nei seguenti punti: 1) accoglienza ed orientamento; 2) formazione e consulenza.

    Gli obiettivi sono unici, cambia solo l’offerta. Il Cof della provincia, dopo una fase di promozione e raccolta dati, dopo aver quindi sondato i bisogni e le caratteristiche dell’utenza, ha dato il via all’esperienza, molto positiva, dei tirocini in azienda. Il bando è partito nel marzo 2004. Alle aspiranti è stato offerto di candidarsi per compiere dei “tirocini formativi” di 300 ore in aziende sannite, con un rimborso mensile di circa 600 euro, a carico della Provincia. Diversi i settori proposti: artigianato tradizionale, tessile, agricoltura, Information Tecnology, o anche altro a scelta delle candidate. Molto buono anche il riscontro venuto dalle aziende. Nel giro di pochi giorni ben cinquanta hanno offerto la propria disponibilità per gli stages.

    Il Cof comunale, oltre alle attività formative (tra cui lingua inglese ed alfabetizzazione informatica), quest’anno si presenta con due novità: lo sportello per le immigrate e lo sportello informaimpresa.

    La realtà dell’immigrazione è ben presente e visibile anche nella piccola provincia sannita, ed assai nella città di Benevento. Ė facile, soprattutto nei fine settimana o anche il giovedì, trovare decine di polacche ed ucraine cge stazionano nella Villa Comunale, diventata per loro un po’ il punto di incontro preferito. Sono colf e badanti. Spesso sono arrivate in Italia come irregolari e poi hanno ottenuto il riconoscimento legislativo della loro attività, il permesso di soggiorno e le tutele contributive. Alle immigrate lo sportello apposito offre consulenze in materia di modulistica per ottenere i permessi, in materia fiscale, ed inoltre organizza corsi di lingua italiana. Lo sportello Informaimpresa, invece, è uno strumento utile alle aspiranti imprenditrici. Le segue in tutto il loro iter burocratico, dall’idea iniziale alla redazione del business plan ed all’accesso alle risorse finanziarie per implementare l’idea. Le segue anche dopo, per tutto ciò che concerne la conduzione dell’azienda. A marzo la stampa locale ha dato la notizia che grazie alla consulenza del Cof comunale, e precisamente del consulente commerciale Michele Fusco, è stato finanziato il primo progetto presentato con il cosiddetto “prestito d’onore” (il d. legislativo 185/2000). Beneficiaria del finanziamento erogato da Sviluppo Italia è stata Anna Altieri, la prima imprenditrice tenuta a battesimo dal Cof.

    Anche a livello istituzionale Benevento si è immediatamente attrezzata. Il 5 novembre 2003 presso la sala consiliare della Rocca dei Rettori si è riunito il primo Forum delle Amministratrici locali. L’intento è quello di costituire una rete partenariale per realizzare la misura 3.14 del Por Campania 2000-2006, sulla “Promozione della partecipazione femminile al mercato del lavoro”. La referente provinciale del progetto è la dottoressa Annamaria Mollica.

    Sempre nel 2003 è arrivata a Benevento la Consigliera di Parità, dott.ssa Giustina Cinquegrana, alla quale segue una intervista ed è stata istituita la Consigliera delegata alle Pari Opportunità, dott.ssa Rita Angrisani (che è anche sindaco di Apollosa). La differenza tra le due figure è che la prima ha una caratterizzazione tecnica, è nominata dal Ministero del Lavoro e si occupa di tutelare le donne che siano oggetto di discriminazioni sul luogo di lavoro. La seconda è un organo della Provincia ed ha mansioni più propriamente politiche.

    Trasferendoci sul terreno del volontariato, dobbiamo dire che da sempre Benevento è una città solidale e che nelle fila del volontariato operano soprattutto donne: Vincenziane, Crocerossine, Unicef, Amnesty International e quant’altro. Spesso sono forme di volontariato storico. Qualche chiacchierata con alcune esponenti del settore (come l’intervista che segue alla dott.ssa Tarantino, vicepresidente della locale sezione CRI) evidenzia che, accanto alla realtà delle conquiste politiche e sociali, vi è una realtà fatta di donne e di famiglie che versano in condizioni di emarginazione e di povertà. Lo “Sportello Donna”, nato nel 2003 nel Palazzo del Volontariato di Benevento, a viale Mellusi, ha condotto un’indagine di mercato da cui emergono i caratteri dell’utenza ed i bisogni di questa utenza, espressa in percentuale (vedi parte finale dell’intervista di cui sopra).

 

   

PARTE III

 

Fase progettuale.

Elaborazione di un progetto per la creazione di una “rete di donne” sul territorio e per l’inserimento di donne economicamente e culturalmente svantaggiate.

 

 

    Nel territorio sannita vi sono tante donne valide, intelligenti, capaci. Nell’ultimo anno, come abbiamo visto, si sono moltiplicate le iniziative a favore delle donne.

    La prima parte del progetto che segue prevede la creazione di una rete di donne sul territorio.

    Ė anche vero, però, che a Benevento esistono famiglie povere, casi di violenza domestica, precarietà in tutti i sensi. La seconda parte del progetto riguarda alcune linee di intervento per fronteggiare ed arginare tali forme di disagio sociale.

 

 

 

 

PRIMO INTERVENTO

Coinvolgimento

 

    La proposta di chi scrive è quella di creare una “rete di donne”. Cioè di mettere in relazione fra loro i vari centri e settori della cultura di genere a Benevento (istituzioni, volontariato, cultura ecc.) e, da questo dialogo comune, far scaturire una giornata di studio sulla condizione femminile nella nostra provincia, facendo parlare non solo le donne felicemente inserite nei vari contesti professionali, ma dando voce soprattutto a quelle donne, oserei definire “invisibili”, che hanno da raccontare storie di disagio, facendole sentire apprezzate e capite.

    Un convegno così concepito dovrebbe sensibilizzare le istituzioni ed i cittadini sui bisogni sommersi della città.

 

SECONDO INTERVENTO

Associazionismo e dialogo

 

    Le donne che hanno il problema della sopravvivenza, propria e delle proprie famiglie, pensano alle necessità primarie materiali (cibo, cestiti, casa) e non hanno il tempo di occuparsi delle loro aspirazioni e delle loro necessità più profonde. Come secondo intervento andrebbero creati dei centri di ascolto e di confronto, in cui le donne si sentano libere di parlare, scoprire le loro somiglianze e differenze e cominciare ad essere coinvolte in piccoli progetti che le appassionino (composizioni floreali, pittura, recite teatrali, canto, musica e quant’altro).

 

TERZO INTERVENTO

Laboratori artigianali

 

    Alle donne indigenti va data la possibilità di potersi istruire in qualche maniera. Nelle città più evolute del Nord Italia nei decenni passati sono nate le prime scuole per ragazze bisognose e strutture ad hoc dove apprendere un mestiere. Sul modello di quelle validissime esperienze, alle quali devono tanto le città che oggi lavorano, chi scrive ha pensato di elaborare un intervento bisettoriale: 1) corsi di formazione gratuiti; 2) laboratori artigianali.

    Si potrebbe creare una struttura in qualche sede apposita che sia per le donne un luogo di incontro e di istruzione. Tramite l’associazionismo andrebbero intercettati fondi ministeriali, regionali, europei per dare vita a dei veri e propri laboratori dell’artigianato, dove le donne in condizioni di disagio possano incontrarsi, liberare energie sopite ed appassionarsi ad un progetto: pittura, scultura, fotografia, falegnameria, lavorazione della ceramica, ricamo e cucito, ikebana, oggettistica, composizioni di tutti i tipi. Il campo è vasto ed aperto alla fantasia ed all’apporto di tutte. La creatività può essere per queste donne il modo di riacquistare autostima ed imparare qualcosa di bello e di utile, soprattutto per sé stesse.

 

 

 

PARTE IV

 

Interviste

 

    Le interviste che seguono sono state effettuate con due donne che lavorano quotidianamente con le donne. La prima, Antonella Tarantino, nel settore del volontariato. La seconda alla Consigliera di Parità, Giustina Cinquegrana.

    Ne vengono fuori saperi, idee, proposte e spunti di riflessione estremamente interessanti sulla condizione femminile nella nostra provincia. La prima intervista è stata pubblicata sul periodico Realtà Sannita del 1/30 aprile 2004.

 

A colloquio con Antonella Girolamo Tarantino vice-commissario CRI

Sono ancora molte le sacche della povertà

    In pieno centro cittadino come in periferia sono ancora tante le persone alle quali manca il necessario per vivere. Noi facciamo il nostro meglio per dare a tutti aiuti concreti.

 

    Il 2003 è stato, per la città di Benevento, un anno “rosa”, per la quantità e qualità di iniziative ed interventi rivolti alle tematiche sociali femminili. L’anno trascorso ha visto la nascita di due Centri per l’Occupabilità Femminile, del Comune e della Provincia, rivolti ad incrementare l’occupazione delle donne tramite interventi mirati. E’ stato anche istituito l’ufficio di Consigliera di Parità ed ha preso il via il Forum delle Amministratrici.

    Ad un altro livello, quello del Volontariato, vi è stata l’attivazione, a partire dallo scorso 1° ottobre, dello “Sportello Donna”, che ha sede nel Centro Servizi del Volontariato “Suor Floriana Tirelli”, in Viale Mellusi 66.

    Quella del Volontariato è una realtà spesso misconosciuta e poco valutata nella sua reale portata. E’ però una realtà molto presente ed attiva nella nostra provincia, a tutti i livelli.

    Ne abbiamo discusso in un interessante colloquio con la dottoressa Antonella Girolamo Tarantino, vice Commissario provinciale Croce Rossa Italiana. Incontriamo la dottoressa presso lo studio radiologico e diagnostico di famiglia, dove lei ricopre il ruolo di responsabile

LUCIA GANGALE                                                                                                                   Le Pari Opportunità nel Sannio

 

amministrativa: “Proprio adesso –dice- stavo scrivendo una relazione che riguarda le attività dello Sportello”.

    Qual è il genere di utenza che si rivolge a voi?

Donne indigenti. Donne con ogni genere di difficoltà. Guardi, noi distribuiamo i viveri della CEE. Inoltre le infermiere volontarie offrono un supporto per tutta una serie di settori specialistici. C’è gente che viene da noi a misurare la pressione o anche per il prelievo del sangue. Ci sono donne anziane che vengono perché possono farsi fare gratuitamente le iniezioni. Magari non hanno nessun altro a cui rivolgersi.

    E poi donne con difficoltà familiari, sociali… Tutte queste persone non vanno dal politico, vengono da noi per avere un’assistenza, per far fronte ai tanti problemi che le affliggono.

    Allora la povertà è un dato ben presente nella nostra città?

Sì… più di quanto si creda. C’è una povertà diffusa. Ci sono famiglie poverissime. Io conosco situazioni di povertà storica, famiglie in cui è stato povero il nonno, gli zii, i parenti…

    Una volta c’era una disciplina che si insegnava alle donne, lei non la può ricordare perché è giovane, ma ai miei tempi si insegnava l’economia domestica. Ecco –continua con passione la dott.ssa Tarantino- io ho intenzione di fare dei corsi su questa materia perché, le dico, quando entriamo nelle case di queste donne in difficoltà vediamo che non hanno neppure imparato a sistemare i generi di prima necessità negli scaffali, è tutto alla rinfusa, anche sul pavimento. Sono donne che si lasciano andare. Dicono “tanto questa è la mia vita”.

    Da noi vengono –io vorrei avere più tempo per parlare di queste cose, perché mi piacerebbe che la realtà del volontariato e quello che il nostro Sportello fa fosse conosciuto meglio- vengono ragazzine di 14 anni, incinte.

    Noi prepariamo anche il corredino a questi bambini, guardi le faccio vedere (mi mostra un fascicolo dalla copertina colorata, è l’elenco dei corredini per neonati preparati per i figli di ragazze madri). Noi seguiamo queste donne anche nella fase dell’allattamento, e così via.

    Si potrebbero localizzare le aree della povertà nella città di Benevento? Voglio dire: ci sono zone più a rischio di altre, come le Palazzine, tanto per fare un esempio?

    La povertà è dovunque, chi fa il volontariato lo sa bene, non è solo qualcosa che riguarda le Palazzine, dove si sa che è così, o Santa Colomba, dove pure si sa che è così: sapesse la povertà che esiste nel centro della nostra città.

    Come finanziate le vostre attività a favore dei ceti disagiati?

Ci basiamo sull’autofinanziamento. Organizziamo spettacoli teatrali, oppure vendiamo piantine per beneficenza. E con queste attività riusciamo ad acquistare i corredini e ad affrontare le spese per venire incontro alle necessità materiali di queste donne.

    Da noi, comunque, vengono anche uomini.

Come è organizzata l’attività dello Sportello?

    Ci sono 37 infermiere volontarie che si alternano a turno, due al giorno. Bisogna sapere che l’attività della Croce Rossa di Benevento è organizzata in quattro componenti: 1) le infermiere volontarie; 2) il Comitato Femminile; 3) i Volontari del Soccorso; 4) i Pionieri, che sono il corpo più giovane, che si occupa di problematiche giovanili, per iscriversi al quale bisogna avere 14 anni e non più di 18.

 

    Nel corso della nostra chiacchierata la dott.ssa Tarantino ci fornisce del materiale che illustra nel dettaglio le attività dello Sportello, nonché una scheda conoscitiva sulla condizione ed i bisogni primari dell’utenza femminile della Croce Rossa Italiana. La scheda è elaborata insieme alla sociologa Giusy Russo, di Benevento. Dall’indagine, effettuata su un campione di 100 donne, emerge che l’utenza è composta da donne residenti per la gran parte a Benevento (86%) ed in piccola parte in provincia (14%); l’età è la più varia, la condizione lavorativa è precaria o inesistente. I mariti delle intervistate hanno un lavoro saltuario e quasi sempre a nero oppure sono disoccupati (solo il 9% ha un lavoro stabile). Il reddito familiare di queste donne è fino a 450 euro (49%) oppure è pari a zero (51%). La totalità delle intervistate non ha casa di proprietà. I bisogni di queste donne e delle loro famiglie riguardano i generi alimentari (52%), il vestiario (15%), la consulenza sociale (altro 15%), il lavoro stabile (14%) e la casa di proprietà (4%).

 

 

 

Intervista alla Consigliera di Parità della provincia

di Benevento, Giustina Cinquegrana

 

 

    Giustina Cinquegrana, la prima Consigliera di Parità della nostra provincia, è molto giovane, ha origini in Terra di Lavoro (nasce ad Orta di Atella e risiede ad Aversa), è dottore commericialista, coniugata, ha una bambina ed un’altra è in arrivo. La incontro nel suo ufficio sito in Via XXV Luglio, in una stanza contigua al Cof della Provincia. È una ragazza (sì, posso permettermi questo termine, data la sua età) sorridente, estremamente disposta al dialogo, poco incline ai formalismi (difatti passiamo subito al “tu”) e direi anche una persona serena. Come può essere una mamma in dolce attesa di un altro bambino.

 

    In cosa consiste la figura della Consigliera di Parità? E qual è stato il tuo percorso per arrivare a ricoprire questo importante incarico?

    La legge 125/91 aveva istituito la figura della Consigliera di Parità a livello nazionale, regionale e provinciale, ma non c’era l’obbligo di creare una consigliera. Il decreto legislativo 196 del 2000 è quello che ha dato corpo a questa figura, perché ne ha definito i compiti. Io ho appreso la notizia su Internet, dal sito della Provincia di Benevento. È stato fatto un bando pubblico dal Ministero del Lavoro, di concerto con il Ministero delle Pari Opportunità. La scadenza per presentare la domanda era il 31/12/2000, il 27 ne sono venuta a conoscenza. La materia mi interessava. Ho presentato il curriculum con la disponibilità ad accettare l’incarico. Mi hanno risposto dicendo che avevano vagliato i curriculum i primi del 2001. Il decreto di nomina è datato 27 agosto 2001. Io ne sono venuta a conoscenza solo i primi di marzo 2002. Infatti ho iniziato a lavorare nel marzo 2002, perdendo diversi mesi di mandato.

 

    Noti delle differenze tra Benevento e Caserta, la tua provincia, in merito alle tematiche sulle pari opportunità?

    Grandi differenze con Caserta non ce ne sono, però nel beneventano le donne sono più sensibili ed ho riscontrato maggiori consensi. Nel casertano le donne sono più diffidenti, meno coinvolte, c’è una sfiducia generalizzata. Forse incide il fatto che è più vicina a Napoli. Voi siete più distaccati dalla realtà napoletana, qui avete una vostra identità, è una cosa che

LUCIA GANGALE                                                                                                                   Le Pari Opportunità nel Sannio

 

ho riscontrato in tutto. Tra Napoli e Caserta non c’è soluzione di continuità, urbanisticamente parlando, non si riesce a capire dove finisce una e dove incomincia l’altra, e credo che il contesto ambientale formi le persone.

 

    Ci sono discriminazioni di genere nella nostra provincia?

La Consigliera di Parità qui è una figura nuova… Io ho dovuto approntare un grande lavoro di organizzazione del mio ufficio, da pochi giorni mi sono arrivati il computer e la linea telefonica...

 

    Come si caratterizza questa nuova figura?

La Consigliera è un organo autonomo: io non dipendo dalla Provincia, sono semplicemente un ospite. Questa è una figura che va avanti con il fondo ministeriale ed è appoggiato sul bilancio della Provincia. Questo fondo è stato disponibile solo a dicembre dell’anno scorso. È in costruzione il sito internet, che riporterà notizie sulla Consigliera di Parità, su legislazione, modulistica delle pari opportunità, le varie news…

 

    Benevento è in ritardo rispetto ad altre province italiane, rispetto ai temi delle pari opportunità?

    No, non è in ritardo. Già il fatto che ha livelli di occupazione femminile più alti rispetto a Napoli e Caserta è il segno che c’è un’attenzione più alta rispetto alle altre province.

    Secondo me qui il nodo è la conciliazione tra vita professionale e vita familiare. La legge 125 sulle azioni positive è una legge all’avanguardia rispetto al resto dell’Europa. Come anche la legge 53/2000 sui congedi parentali (ossia quella in cui rientrano le astensioni volontarie da parte del padre e della madre). Il problema è applicarle. L’articolo 9 della legge 53, in particolare, dà la possibilità di presentare per quanto riguarda la flessibilità oraria, dei progetti presentati da lavoratori autonomi per potere affiancare o sostituire il lavoratore assente, ed il Ministero ha stanziato 40 miliardi delle vecchie lire all’anno per portare avanti questi progetti. Le Consigliere hanno il compito di portare a conoscenza i lavoratori di queste leggi, di coinvolgerli rispetto alla cultura di genere.

 

    Vi è un raccordo con le altre Consigliere sparse sul territorio nazionale?

Certamente. Come dicevo prima, la Consigliera è un organo monocratico, però vi è una rete nazionale delle consigliere di parità, coordinata dalla Consigliera Nazionale che nell’ambito del suo fondo ha previsto la formazione delle consigliere (circa le difficoltà che si incontrano, il monitoraggio dell’attività, ecc.). A Roma ci incontriamo come minimo due volte all’anno.

 

    Le Consigliere ricevono una formazione specifica per espletare il loro compito?

    A marzo di quest’anno nella riunione che abbiamo tenuto a Roma è venuta fuori l’esigenza di aggiornare e formare le consigliere. Bisogna sapere che la rete è formata di sottocommissioni che ogni anno selezionano e studiano argomenti diversi. Quest’anno si sono formati dei gruppi che, presi singolarmente, studiano: le discriminazioni, la azioni positive, le azioni in giudizio, la modifica dell’articolo 196 (quello che ha organizzato le consigliere, quindi l’organizzazione dell’ufficio, il rapporto tra effettiva e supplente, le indennità),  la formazione delle utenze.

    Ogni anno la rete presenta una relazione, e così le consigliere provinciali, al Ministero della Pari Opportunità e del Lavoro sull’operato e le difficoltà incontrate a livello locale.

 

    Cosa ti chiedono le donne qui a Benevento?

Non erano discriminazioni di genere… Solo quelle può presentare la Consigliera di Parità.

    Una era simpatica: era il problema tra una donna e il marito, entrambi datori di lavoro. Io l’ho ascoltata, poi alla fine gli ho dato una consulenza fiscale, mi avevano portato un Unico dal quale non si deduceva proprio la partecipazione di lei in azienda. È il caso che mi è rimasto più impresso. Le altre venivano a chiedere lavoro… data anche la vicinanza con il Cof.

    A marzo 2004 ci sono state finalmente le prime pubblicazioni relative al mio ufficio.

 

    Parliamo un po’ della programmazione. Quali iniziative pensi di attivare per questo anno?

    Studi e ricerche sulla condizione femminile. Un monitoraggio del territorio, per capire dove stanno le lacune ed i problemi. Parlavo con un assessore donna di un comune di mille abitanti (sulla carta, ma in realtà molti di meno) la quale mi diceva: se organizziamo un convegno in questo paese non ci viene nessuno, sai, questo è un paese di montanari, così mi ha detto lei, e questa è gente concreta, vuole qualcosa più delle chiacchiere. Per cui io pensavo a dei questionari da dare agli studenti per portarli nelle loro case e sondare il terreno, prima di fare un convegno. Ho notato, infatti, che qui ci sono due mondi a parte: Benevento ed il suo hinterland la fanno un po’ da padrone; poi ci sono dei paesi lontanissimi, che sono lontani anche da questo genere di cultura.

    Ho pensato di creare una Biblioteca di Genere per l’ufficio della Consigliera di Parità; fare un convegno sulla figura della Consigliera di Parità, in particolare sulle leggi 125 e 53; ho istituito l’Albo degli Avvocati Lavoristi, che è un elenco aperto, nel senso che chiunque potrà presentare il curriculum in qualsiasi momento; infine voglio creare in via sperimentale uno Sportello Donna, per formare personale nei Centri per l’Impiego.

 

 

Intervista raccolta il 20 aprile 2004 presso

l’Ufficio della Consigliera di Parità in via XXV Luglio.  

 

 

F I N E