L'Ape e la Smart

Se passate nella piazza dove abito e guardate il balcone di casa mia, tra i fiori potreste vedere una girandola che ruota allegra nel vento.
Non sono più bambino, ma ancora oggi questi oggetti mi affascinano come una volta: così tanto che ho persino inventato questa favola ...


Vi voglio raccontare una favoletta agrodolce, cioè un po’ triste ma con un finale azzurro.

C'era una volta un vecchio motocarro Ape Piaggio. Il suo padrone lo aveva usato per tanti anni. Avevano lavorato bene insieme, trasportando gli oggetti più vari e ingombranti di qua e di là per la città.
Poi l’Ape aveva iniziato ad avere frequenti problemi di funzionamento e, dopo gli ultimi inutili tentativi di riparazione per ritrovare l’antico vigore, quel motocarro era stato tenuto in disparte ed utilizzato sempre più raramente.
Alla fine era rimasto abbandonato, parcheggiato in strada sotto ad un gruppo di piante. Stava fermo là già da alcuni mesi. Il suo proprietario si era ormai dimenticato di lui, perché s’era comperato un nuovissimo camioncino.

Provate voi adesso ad immaginare il povero Ape: se ne sta là, trascurato in un angolo della via, ormai coperto dalla polvere e dallo smog della città. Solo i piccioni e i passeri gli fanno compagnia, ma in cambio gli lasciano sui vetri e sul tetto i loro bisognini e, se non pioverà, resterà così sporco per vari giorni.
Nessuno si preoccupa più di lui, anzi, può anche succedere che casualmente o apposta i veicoli che gli parcheggiano accanto gli regalino qualche altra ammaccatura.

L'Ape e la Smart Ma ora chiudete gli occhi: sta accadendo qualcosa di nuovo. Ecco che una Smart dai colori spiritosi sta parcheggiando proprio accanto a lui.
L’Ape si irrigidisce, perché teme una possibile nuova botta, ma la vetturetta appena arrivata lo rassicura vivacemente:
– Non temere caro, sto attenta! Anch’io mi faccio male se ti urto. – gli dice allegra e sorridente.
E’ da tanto tempo che l’Ape non parla con gli altri veicoli. Il tono amichevole della Smart lo incoraggia, così le risponde:
– Grazie, sei proprio cortese e carina … è un piacere che tu ti sia parcheggiata proprio qui – e prosegue – è da tanto che non ho occasione di parlare con qualcuno; passo qui le ore fermo a far niente! –

Anche la Smart ha tempo e voglia di far due chiacchiere, perciò ribatte: – Perché allora non ti muovi, non te ne vai un po’ in giro, ci sono tante cose interessanti qui attorno? –
– Giovane amica, – rincalza l’Ape – ormai il mio padrone non ha più bisogno di me. Soffro degli acciacchi dell’età. Lo vedi come sono ridotto …? –
E incoraggiato, continua:
– Adesso mi trovi tutto malconcio, ma devo dirti che un tempo lui mi portava persino a fare le gare dei furgoncini della mia categoria … e talvolta le vincevamo! –
La Smart sembra interessata, perciò lui prosegue:
– Di aspetto non sono mai stato un granché, ma di motore: che gioiello … che roba! Avessi visto! –
– Amico mio, chissà che bei ricordi hai della tua gioventù! –
– Bellissimi, cara, quanto mi piaceva correre! Che entusiasmo provavo nel sentire l’aria sibilare sui vetri e scivolare sulla carrozzeria …! –
– E’ l’ebbrezza della velocità – conferma la Smart – anche a me piacerebbe correre di più, ma la mia padrona, abbastanza prudente, trattiene spesso l’acceleratore. –
– Sì, certo, la velocità è bella, – prosegue l’Ape – ma ciò che davvero mi dava grande euforia era l’aria che mi scorreva addosso, mi puliva, mi fischiava nelle fessure della carrozzeria … che delizia, che bello era allora! –

Ormai s’è rotto il ghiaccio, e l’Ape si sente di confidarle il suo pensiero segreto:
– Sai che cosa mi spaventa adesso? –
– Dimmelo, ti ascolto …–
– Non mi faccio tante illusioni. Mi è chiaro che prima o poi verranno a prendermi per portarmi a rottamare. Questo non mi spaventa, perché è il ciclo prestabilito della nostra esistenza. Ciò che temo invece è ciò che avverrà dopo. Sarò ridotto ad un cubo di rottami, mi butteranno nella fornace in fonderia: e fin qui va bene … ma mi trasformeranno in che cosa? –
– Certamente in qualcosa di nuovo e di utile. – risponde la Smart.
– Vorrei però che fosse qualcosa che possa vedere ancora il cielo, che possa sentire ancora l’aria e il vento. Ho il terrore di diventare un oggetto costretto a restare al chiuso, magari sempre in casa. Oppure, peggio: al buio, in qualche cantina o soffitta. Oppure, ed è la più tremenda di tutte le ipotesi: di trasformarmi in tondini di ferro per il cemento armato, annegati per cento anni e più dentro alla corazza di calcestruzzo dei pilastri di qualche edificio … senza vedere mai la luce del sole. Che miseria! –
– Sarebbe davvero triste anche per me, se dovesse capitarmi. – conferma la Smart. E, desiderosa di fargli cancellare quei tristi pensieri, prosegue:
– Ma tu sei davvero sicuro di non poter più avviare il tuo motore? –
– Forse ce la potrei fare a partire, ma ho poca forza per andare poi da qualche parte. –
– Ma dai! Provaci, su! Ti porto io dove c’è una lunga discesa – lo incita la Smart – e là non dovrai fare grande fatica, potrai correre veloce … dai, seguimi! –

Ecco che l’Ape dopo due, tre tentativi riesce ad avviare il suo vecchio motore, si muove e si mette dietro alla Smart che gli fa strada. Pian piano lei lo guida per le vie che portano alla discesa di cui gli ha parlato. Ed eccoli là in cima, pronti alla corsa:
– Dai, ora va’ tu davanti e io ti seguirò – dice la Smart.
– Che emozione, … ora mi butto! – e l’Ape senza alcun timore si lascia andare lungo la pendenza. Pian piano l’andatura aumenta:
– Che bello … che gioia, è proprio ancora come ai tempi passati …! – e l’Ape ha il cuore che batte a mille dalla contentezza:
– Sento il soffio del vento che mi sferza, l’aria che mi scivola addosso come allora … evviva, evviva! – grida felice il furgoncino mentre la sua velocità continua ad aumentare.

Attenzione!
Dopo un primo tratto, l’Ape si accorge che sta correndo in folle: s’è spento il motore, non romba più come prima. Ma lui resta euforico, non se ne preoccupa ...:
– E’ bello ... com'è bello correre ... lo stesso! –
La carrozzeria scricchiola stranamente e il motore pur se spento manda cupi lamenti:
– Forse dovrei frenare …? – adesso l’Ape ci prova, ma nonostante stridori e fischi non riesce a rallentare neppure di un poco, anzi, la velocità ora è al massimo.
Ma non gliene importa di come andrà a finire: – Come una volta … come una volta! Che ebbrezza!! –

Ed ecco che un piccolo affossamento della strada mette fine a quella pazza corsa.
L’Ape sbanda da un lato, carambola su se stessa due volte, picchia contro il bordo del marciapiede, perde una ruota, un fanale, vari pezzi del motore e alla fine si ferma senza più un soffio di vita.

Poco dopo arriva il carro attrezzi coi vigili urbani. Caricano sul carro i rottami, ripuliscono l’asfalto e portano dallo sfasciacarrozze tutto quello che hanno raccolto.
Anche la Smart, rimasta lì accanto fino ad allora, riparte con una lacrimuccia mentre sospira:
– Spero proprio che diventi quello che desiderava: magari un’auto o una motocicletta! –

Cari bambini: forse avverrà così o forse no, non ci ho voluto pensare: non è rilevante. La cosa importante che invece ho deciso per questa mia storia eccola qua ...

Il carro attrezzi non aveva recuperato completamente tutti i pezzi. Lungo la discesa, dal motore dell’Ape si era staccato anche un piccolo pezzetto metallico: una specie di rotellina di alluminio, leggera, grande come il palmo della vostra mano, capace di girare attorno al suo perno centrale.
Un pezzetto piccolo ma molto importante di quel motore.
Se è vero che era stata la sua rottura a farlo smettere di funzionare, allora posso affermare che quello era il cuore del motore, il cuore dell’Ape!

Qualche giorno dopo questi avvenimenti ecco che Mirko passa per caso da quelle parti. Lui è un ragazzino molto ingegnoso; vede quell’oggetto accanto al bordo del marciapiede e lo raccoglie. Lo strano pezzetto gli interessa ed ha già deciso a che cosa può servirgli.
La girandola Giunto a casa si procura una bacchetta di legno, colla, un foglio rosso-argentato di sottile e lucida plastica. E in una mezzoretta realizza quello che aveva in mente: ovvero una nuova girandola da mettere sul suo balcone.

Se passate da quelle parti alzate gli occhi: basta un po’ di brezza per farla girare gioiosa e velocissima: pare un turbo!
Non era davvero immaginabile una fine migliore per il cuore dell’Ape, quel vecchio motociclo che tanto amava e rimpiangeva la carezza del vento!





G.A.

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