Una favola per grandi e piccini.
Cari bambini, lo sapete che esistono due tipi di Fate?
Già, proprio così: ci sono infatti le Fate “Trasparenti” e le Fate “di Ruolo”.
Quelle Trasparenti, come dice il loro nome, si vedono e non si vedono: dipende dalla situazione; ovvero: sono normalmente invisibili, ma all’occorrenza se devono intervenire, si fanno vedere e ci appaiono come ogni altra donna.
Le Fate di Ruolo, invece, stanno in mezzo a noi sempre. Sembrano comuni bambine, ragazze o signore, proprio come tutte le altre: sono donne di aspetto normalissimo, però capaci di far avvenire cose molto belle e di dare tanto affetto chi vive vicino a loro.
La cosa curiosa è che quasi sempre non sanno neppure loro di essere delle Fate.
C’è ancora un’altra singolare differenza tra le due categorie di Fate. Quelle Trasparenti hanno il cuore azzurro, per chi riesce a vederlo; quelle di Ruolo hanno invece il cuore rosa (così almeno, dicono i dottori che hanno avuto l’occasione di esaminare il loro ecocolordoppler).
Questa è la situazione normale, cioè ciò che accade quando qualche Strega cattiva non ci mette la sua coda maligna.
La storia che voglio raccontarvi parla appunto di una Fata di Ruolo: Fata Bertilla.
Questo nome un po’ strano, poco usato al giorno d’oggi, ha però un antico e bellissimo significato: “luce splendente” o potremmo anche dire “raggio di sole”.
Bertilla non sapeva di essere una Fata, cioè si credeva una normale fanciulla. Viveva serenamente nella sua città, dove, anche per il merito misterioso e magico della sua presenza, c’era molta gioia. Là tutti vivevano felici.
La città era circondata e protetta da robuste mura, che tenevano lontane le cose brutte e le cattiverie del resto del mondo. Chi usciva dalla città trovava boschi, prati e foreste molto belli da vedere, ma non era prudente restarvi dopo il calar del sole.
Quel giorno Bertilla aveva voluto uscire e andare in un luogo che conosceva, con un bel prato ed una sorgente; là il cocchiere aveva fermato la carrozza. La nostra amica, scesa per passeggiare un poco e cogliere qualche fiore, rimase molto sorpresa di incontrarvi un’altra persona. Quasi nessuno viveva all’esterno delle città, ma stranamente, là c’era un uomo, non più giovane, seduto su un tronco accanto alla pozza limpida della sorgente.
Lui l’osservava silenzioso e incuriosito. Lei, gentile come sempre, gli si avvicinò per salutarlo con il suo solito bel sorriso.
Lo straniero rispose al suo saluto e Bertilla notò che aveva un volto molto, molto triste.
Allora, spinta dal desiderio di consolarlo un po’, iniziò a conversare con lui:
– Ciao, io sono Bertilla e tu? –
– Io mi chiamo Grato e ti ringrazio per il tuo saluto così cortese. –
– Perché te ne stai qui, fuori dalla città? – continuò Bertilla – Non sai che qui non c’è gioia, ma solo tanta malinconia? –
– Grazie, cara – rispose lui e aggiunse – sono qui perché in città ho vissuto tanti anni, ma da dopo la mia malattia non conosco più nessuno, non saprei davvero dove andare. –
– Non ti preoccupare, ti accompagnerò io con la mia carrozza, vieni con me e vedrai che in città troverai dove stare, tanti amici e molte cose belle da fare. –
L’invito era così dolce e affettuoso (come solo le Fate sanno fare) che alla fine Grato accettò la sua offerta e si lasciò accompagnare fin nella città di Bertilla, pur non avendo molta fiducia di poter ritrovare là l’interesse e la gioia dei tempi passati.
Ma c’era davvero tanta felicità tra le mura della città, così bastò veramente poco perché a Grato tornasse la voglia di vivere e di lavorare.
A suo tempo era stato un esperto artigiano, un bravo tessitore. Riprese quel lavoro e gli tornarono le antiche emozioni e la serenità che aveva smarrito.
Ogni volta che gli capitava di incontrare per la strada la sua benefattrice, non sapeva cosa fare per esprimerle la sua riconoscenza e la sua simpatia. Tra sé e sé si diceva:
– Com’è bello parlare con lei, com’è bello guardarla! –
Infatti, Bertilla era una ragazza molto carina. Se Grato avesse avuto trent’anni di meno le avrebbe fatto certamente la corte, ma per la differenza d’età esistente, si rendeva ben conto che non poteva offrirle nulla di più che un’amicizia affettuosa.
Tra sé e sé Grato si ripeteva:
– Se fossi abbastanza ricco le farei un vestito intessuto con fili d’oro, pieno di pietre preziose! –
Ma non era così ricco.
Desideroso comunque di donarle qualcosa, preparò uno scialle fittamente ricamato: un lavoro in cui cercò di mettere tutta la sua lunga esperienza al telaio.
Il dono piacque a Bertilla, che da allora gli portava ogni tanto qualche suo disegno, perché lui ne facesse un bel tessuto. Per Grato era una grande gioia poterle essere utile almeno in quel modo.
Purtroppo qualcosa di triste ogni tanto succedeva anche nella gioiosa città di Bertilla.
Che cosa mai avvenne?
Le persone più vicine a lei cominciarono a notare che lei stava cambiando, che era diventata più pallida e Bertilla, in effetti, si sentiva più stanca. Insistettero parecchio perché si facesse visitare da qualche bravo dottore e finalmente lei li accontentò.
Potete immaginare quale fu la meraviglia del medico, quando scoprì che quella fanciulla aveva il cuore azzurro!
Il caso volle però che quel dottore si fosse specializzato in medicina alla Harvard FairySchool, dove l’avevano istruito della possibilità, se pur rara, di questi casi.
Tuttavia qualcosa non quadrava, infatti Bertilla non era una Fata Trasparente, ma eventualmente una di Ruolo. Come mai allora aveva il cuore azzurro?
Il medico andò a rivedersi tutti i testi in materia, poi richiamò Bertilla e le comunicò:
– Cara ragazza, il tuo caso ora mi è chiaro. Tu dovresti avere il cuore rosa, ma per errore l’hai azzurro: questa è la causa della tua debolezza. Per poter guarire devi assolutamente riceverne almeno un pezzetto rosso da qualcun altro. –
– Perché, dottore – chiese – che effetto può farmi un frammento di un altro cuore dentro al mio? –
– Un pezzetto di cuore di un’altra persona avrà l’effetto di trasformare il tuo da azzurro a rosa. –
– Non dovrebbe essermi difficile – disse rasserenata Bertilla – conosco tantissime persone che mi vogliono bene, troverò certamente chi me ne donerà una piccola parte del suo. –
– Però, attenzione cara Bertilla, l’altro cuore non può essere qualsiasi, ma deve essere nato nello stesso tuo giorno. Non è invece necessario che abbia la tua stessa età. –
Bertilla si diede subito da fare presso tutti i suoi parenti e amici più affezionati. Tanti avrebbero desiderato darle ciò che le occorreva, ma purtroppo non avevano la giusta data di nascita. E il tempo passava.
Bambini, adesso è il momento di far entrare nella storia una Fata Trasparente, non vi pare?
Ecco qui. Una notte nel sogno di Grato ne apparve una. Lei l’informò delle difficoltà che Bertilla stava incontrando nella ricerca di un cuore adatto alla guarigione.
L’indomani lui si recò direttamente dal medico che aveva in cura la sua benefattrice, offrendosi per l’intervento. Questi lo visitò e confermò che Grato poteva farle da donatore.
Chiamarono Bertilla; lei ne rimase sorpresa ma felice. Così combinarono per l’intervento.
La notte prima della data stabilita la Fata Trasparente ricomparve in sogno a Grato, un po’ preoccupata per ciò che doveva dirgli:
– Ciao Grato, il medico non ti ha informato, perché forse non lo sa, ma alla tua età il tuo cuore corre il rischio di non superare la perdita di un suo pezzetto … –
– Io desidero farlo lo stesso – fu la risposta immediata di Grato – non ci sono altre persone adatte! –
La Fata Trasparente non poté che prendere atto di tale decisione.
Le cose andarono come la Fata temeva, ma al contrario Grato ne fu contentissimo.
Infatti, Bertilla poté guarire completamente e lui fu ancora più felice di prima, perché non c’è cosa più bella che essere nel cuore di qualcuno a cui si vuol bene … e restarvi per sempre!
G.A.