Ci sono piante molto strane.
Ad esempio il Dattero: una pianta che aspetta molti anni prima di fare i primi frutti.
Ma ancor più strana è l'Agave, perché fiorisce un'unica volta, quando ha circa vent'anni, dopo di che appassisce e muore.
Talvolta si potrebbe arrivare a credere che le piante abbiano un cuore o una mente.
Ecco un esempio. Mi avevano regalato una piccola pianta di Agrifoglio, che ho piantato in giardino; per dieci anni non era mai fiorita, ma quando ho messo in vendita la casa, ha fatto una ricca fioritura e poi bellissime bacche rosse. Forse mi ha voluto salutare oppure festeggiare per essersi liberata di me?
Ora inizia la mia favola. Parla di una pianta immaginaria, molto rara e particolare, la RarisRubra, che come l'Agave fiorisce un'unica volta. La fioritura avverrà in una notte, ma non si sa quale sarà; durerà fino all'alba, perché con la luce del sole appassirà e morirà.
La RarisRubra ha proprietà particolari e magiche, molto ambite dai maghi e dagli alchimisti, disposti a pagarla a peso d'oro, se non è appassita.
Ha l'aspetto di un bel ramo di corallo rosso; vale parecchio già così, ma molto di più quando è fiorita. Infatti, se dal suo fusto si ricavano essenze miracolose, ancor più magiche sono quelle che si possono estrarre dai suoi fiori.
Il suo grande valore induce molte persone a girare boschi e foreste per trovarla. Ma è rarissima: si dice che in ogni vallata ne esista un solo esemplare.
Il protagonista della favola è Gibb, divenuto cercatore di RarisRubra perché non ha più un lavoro e non sa come mantenersi.
È quasi sera e sta camminando da ore sotto una pioggerella insistente. Troppo a lungo: l'acqua ha finito per inzuppargli il mantello, poi la casacca.
L'umidità gli sta arrivando fin sulla pelle ed ancora più in giù: fin alle ossa.
Ma Gibb sente il freddo anche nel cuore, perché all'aria gelida si sommano tristi pensieri: la vita passata, le strade sbagliate, gli errori ... ricordi duri a morire.
Gibb ha già camminato parecchio, adesso è molto stanco ed ha bisogno di riposare.
Si accuccia ai piedi di una grossa quercia e si tira il mantello fin sul capo, facendosene una piccola tenda di fortuna. Fruga nel suo sacco cercando un pezzo di pane, ma non ne trova:
– Ho finito il cibo, domani dovrò tornare in paese ... –
Per dimenticare la fame tenta di appisolarsi per un po'. Quando si ridesta è già scesa la notte.
– Sta cambiando il rumore qui intorno: forse sta smettendo di piovere – riflette tra di sé.
Ed è vero; dopo poco il sottobosco diventa silenzioso, non si sente più lo sgocciolio sui rami bassi e sulle foglie secche sul terreno:
– Avevo ragione, non piove più, spero che esca la luna ... farà luce e mi sarà più facile muovermi. –
Ma oltre alla luna ha un altro desiderio:
– Forse usciranno le lucciole ... chissà. –
Gibb spera che escano, perché sembra che questi speciali insetti sappiano dove si nascondono le RarisRubra ed amino andarsi a posare su di esse.
– Se ce n'è una qui attorno, le lucciole mi aiuteranno a trovarla ... –
Si rialza in fretta, raduna le sue cose e si sposta nella piccola radura erbosa che ha intravisto poco più in là: un luogo adatto alle lucciole.
Come sperava, ecco apparirne un piccolo gruppo, che però dopo un breve volo in quel prato, se ne va per spostarsi più in su, più a monte.
Gibb si affretta a seguire i puntini luminosi, cercando di non perderli di vista. Si arrampica anche con le mani, deve essere veloce, senza curarsi se qualche sasso o ramo lo ferisce.
Allo sciame si vanno via, via unendo nuove lucciole. Ora sono assai numerose e continuano a risalire il monte. Giunte in una piccola radura, iniziano a volare a zig-zag, sempre più eccitate.
– Si stanno comunicando qualcosa! – mormora Gibb emozionantissimo.
Ed ha ragione: sembra davvero che col linguaggio del volo si stiano scambiando dei messaggi.
Dopo poco riprendono a volare tranquille.
Che meraviglia!
In mezzo al prato le lucciole vanno a formare una specie di fontana luminosa e stanno lampeggiando tutte insieme, con un effetto incredibile.
Gibb è affascinato dallo spettacolo.
– Che cosa c'è mai di magico qui, che le spinge ad agire così? – si chiede.
Si avvicina di più per guardare ed ecco che alla base della fontana di luce vede una meravigliosa RarisRubra fiorita!
Il cuore prende a battergli forte, quasi da scoppiargli nel petto: ecco finalmente ciò che ha tanto cercato!
Con mano tremante per l'emozione e la gioia raccoglie la pianta e la ripone delicatamente nel suo sacco, mentre le lucciole, disorientate dal suo intervento, vanno a disperdersi in tutte le direzioni.
Gibb non vuole indugiare; deve arrivare a valle in fretta, prima che il sole sorga del tutto, altrimenti la pianta perderà parte del suo valore.
Si avvia subito verso il paese, camminando di buon passo.
Ma nuove nuvole stanno coprendo la luna e, tra tuoni e lampi, ricomincia a piovere. Così è costretto a ripararsi in una grotta trovata al bordo del sentiero.
Ma non è l'unico a usare quel rifugio, infatti lì dentro c'è già un'altra persona: è Mino, uno del suo stesso paese. Si conoscono solo di vista, si salutano ed aspettano insieme che finisca il temporale.
Chi ha trovato nella grotta non è un pastore, né un boscaiolo, ma un cercatore di RarisRubra come lui.
Gibb tace la sua scoperta, temendo che Mino possa fargli del male per impossessarsene. Se ne sta silenzioso, pensando alla fortuna che nasconde nel sacco e al denaro che potrà ricavarci.
L'altro, invece, comincia a parlare ed a raccontare di sé.
Spiega perché stia tentando quella ricerca. Parla della miseria che gli è caduta improvvisamente addosso, degli stenti in cui si dibattono lui e la sua famiglia, delle malattie, del medico che lui non chiama più, perché non ha il denaro per pagare lui e le medicine.
Ecco perché si è messo a cercare l'unica cosa che potrebbe dare una svolta alla sua vita di stenti.
A quelle parole Gibb si impietosisce. Può risparmiargli di perder inutilmente tempo in quel luogo, così gli confessa che la RarisRubra di quella valle l'ha appena trovata lui.
Come Gibb temeva, Mino vuole il suo tesoro, estrae un coltello e lo minaccia.
Ma Gibb, più grosso e robusto, facilmente lo disarma e lo scaccia nel punto più lontano e buio della grotta, dove l'altro comincia a gemere e a lamentarsi.
Gibb non vede l'ora di riprendere il cammino. La pioggia è quasi cessata ed è pronto a lasciare la grotta. Ma è da un po' che non gli giunge più alcun rumore dal buio là in fondo. Prima di ripartire sente il dovere di andare a vedere che cosa Mino stia facendo.
Così scopre che quell'uomo è svenuto e non reagisce neppure ai suoi scossoni.
– Accidenti, sta proprio male – si dice – ma io non l'ho colpito, forse è debole e ammalato ... chissà da quanto tempo non mangia ... se lo abbandono qui potrebbe morire. –
Un sentimento di pietà, che non pensava di poter mai provare, invade il cuore di Gibb che ne resta stupito:
– Compassione, misericordia per uno che ha tentato di derubarmi? Come è mai possibile! –
Ma magicamente sta avvenendo proprio così.
Ed ecco che Gibb si carica Mino sulle spalle e riprende con quel pesante fardello la strada verso il paese. Perdonare è faticoso ma fa bene all'anima e dà nuove energie.
Lungo la strada la magia continua a fare effetto. Gibb sta prendendo decisioni che in altre circostanze sarebbero state inconcepibili:
– Se è arrivato a tentare di rubarmi la mia RarisRubra vuol dire che lui, la sua famiglia, ne hanno più bisogno di me ... allora lascerò la mia pianta a loro ... io posso andare a cercarmene un'altra! –
Giunto in paese fa proprio così. Porta Mino, ancora svenuto, dalla sua famiglia. Poi si reca a vendere la RarisRubra fiorita per dieci talleri d'oro.
Chi ha salvato ha bisogno di cure, perciò Gibb cerca un dottore e lo accompagna a casa di Mino. E prima di andarsene mette tutte le monete d'oro nelle mani della moglie, che, poveretta, incredula, non sa più che dire o fare per ringraziarlo.
Che giornata e notte faticosa! Gibb è stanchissimo, ma felice. Felice di una gioia che ha provato solo quando era bambino, quasi dimenticata, perché non ha più potuto assaporarla:
– Fare del bene, fa bene! –
È quasi arrivato a casa, è già sull'ultimo tratto di sentiero che arriva dritto, dritto alla porta.
Ad est sta già schiarendo, l'alba è in arrivo. C’è una timida, prima luce, ma sufficiente a fargli intravedere qualcosa di inaspettato:
– Che cos’è mai? –
Là, a pochi passi, c'è una stupenda RarisRubra, sbocciata accanto all'uscio di casa sua!
Ma come può essere? Vi chiederete.
Semplice: perché nella mia favola anche le piante hanno un cuore!
G.A.