TV Dreams

A Milano, in via Thaon di Revel c'è uno strano edificio.
Strano? Sì, perché non si intravvede nulla del suo interno, perciò non si capisce che cosa veramente ci facciano là dentro.
Allora si possono immaginare le cose più strane.
Da qui nasce l'idea per questo racconto ... che vi dice ciò che ho immaginato io ...


Fin dalla prima volta che Sean è passato di lì si è domandato che cosa mai ci fosse dietro a quei vetri traslucidi, che non permettevano di vedere nulla all'interno.
Lì tutto è abbastanza strano: si tratta di alcune grandi e identiche vetrine, senza alcun segno che lasci capire che cosa ci sia dall'altra parte.
– È davvero un mistero ... – commenta Sean deluso, ogni volta, riprendendo la strada verso casa.

Ma un giorno, ripassando di là, mentre come al solito, a dispetto di quelle vetrate impenetrabili, cerca di sbirciare dentro, sente una voce alle sue spalle:
– È inutile caro mio, da qui non potrai vedere un bel niente! – L'incontro
Chi gli ha parlato è un signore di una certa età: capelli bianchi, un po’ di pancetta, un viso gentile.
Proprio una di quelle persone anziane che hanno sempre voglia di chiacchierare.
Per spiegarmi: di quelli ai quali se gli chiedi dov'è via Farini te ne descrivono tutto il percorso da piazza Maciachini fino al Monumentale ed oltre.

Difatti ecco che aggiunge subito:
– Ragazzo mio, quando io ero giovane, qui c'era un cinematografo.
Tempo fa ne potevi ancora vedere qualche traccia. Ad esempio lassù, in alto, era rimasta una parte della grande insegna rossa col nome "Odeon". Sui muri erano ancora visibili le impronte chiare, dove stavano appese le locandine del film in programmazione.
Ma poi hanno chiuso l'attività. Hanno ristrutturato completamente e hanno messo sul tetto la grossa antenna che vedi e che non si capisce a che cosa serva.
Immagino che adesso lì dentro ci siano degli uffici, ma non so di che natura. –

Le parole dell'anziano incuriosiscono ancora di più Sean, che allora chiede:
– Scusi, signore, si vede mai entrare ed uscire qualcuno da qui? –
– Sì, ogni tanto vedo due uomini, sempre gli stessi, con indosso una strana divisa azzurra, molto particolare. Dovrebbero lavorare là dentro. –
– Mi piacerebbe sapere che cosa fanno – confida allora Sean.
– Basta attendere qualche minuto, di solito questo è il loro orario d’arrivo. Se vuoi li aspetto anch'io qui con te. –
– Oh, grazie signore, allora attendiamoli insieme. –

Ed ecco che davvero dopo pochi minuti arrivano quei due signori. Indossano una divisa azzurra abbastanza strana, come l’anziano gentile aveva descritto.
Uno porta gli occhiali da sole ed il modo in cui cammina, sempre accanto all’altro, fa sussurrare a Sean:
– Oh, poverino, deve essere cieco ... –

L'uomo che ci vede prende di tasca una chiave e sta per aprire la porta d’ingresso. In quel momento l’anziano gentile gli si avvicina e cortesemente gli chiede:
– Ci scusi, signore, io e questo caro ragazzino vorremmo tanto sapere che cosa si fa in questo vostro ufficio … –
Ma è l'altro, il cieco, che è pronto a rispondere:
– Noi qui svolgiamo un’attività multimediale molto speciale. Se v’interessa, mio fratello può farvi visitare adesso i nostri laboratori. –
– Grazie mille – risponde subito Sean – mi piacerebbe davvero curiosare un po’.
E’ da tanto che mi chiedo cosa mai possa esserci lì dentro! –
– Allora seguitemi – dice quello che ci vede – non è ancora venuto nessuno a trovarci.
È la prima volta che qualcuno ce lo chiede: vi mostrerò tutto con piacere. –

Una volta entrati, percorrono un breve corridoio, che poi si allarga in un grande locale dove ci sono molti strani congegni, allineati, tutti identici e pieni di lucine luminose.
Chi li ha guidati sin lì spiega:
– Per prima cosa chiarisco: qui siete nella "TV Dreams" Corporation. Io mi chiamo Sleep e sono il responsabile di questa sede.
Mio fratello, che avete visto con me, si chiama Rem ed è un esperto, un vero specialista nel nostro settore. –
E, descrivendo col braccio un arco da sinistra a destra, aggiunge:
– Tutti quelli che qui vedete sono i nostri proiettori. –
– Quanti ... e che strani, signor Sleep. – commenta l'anziano.
Allora lui chiarisce:
– Tempo fa ogni dispositivo aveva una bobina di pellicola che girava pian piano. Adesso li abbiamo ammodernati col lettore DVD al suo posto. Da lì leggono il filmato e lo proiettano. –

Sean si guarda tutt'intorno. Ma ha un'aria perplessa, difatti alla fine esclama:
– Però non vedo dove e cosa stiano proiettando, non c'è nessun raggio luminoso che esca fuori da questi apparecchi, né alcuno schermo ...
E poi, mi scusi, Mr Sleep, per chi proiettano, chi sta guardando ...?
Non ci sono gli spettatori ... che senso hanno così tanti proiettori in così poco spazio per degli spettatori, che non ci sono?
Per essere chiaro: non capisco davvero a che cosa serva tutto questo macchinario! –
E l'anziano gentile gli fa coro:
– Anche a me sembra tutto veramente poco logico! –

Sleep, che li ha guidati sin lì, immaginava la loro reazione, difatti ora sorride soddisfatto e chiarisce:
– Le nostre macchine proiettano piccoli, brevi filmati, ma non qui: bensì fuori di qui! –
– Fuori ...?      E chi li guarda? – chiedono gli altri due in coro.
– Vi meraviglierete di certo … – risponde Sleep e, scandendo bene le parole per godersene l'effetto sui loro volti:
– Noi proiettiamo … i sogni!      Avete visto sul tetto la nostra grande antenna? Beh, con quella noi li spediamo in ogni parte del mondo: dritti, dritti nella mente di chi sta dormendo. –
– Ehh … ma come!      Proiettate i sogni!? – esclamano sbigottiti gli altri due.
– Proprio così.      Non vi siete mai chiesti da dove provengano i vostri sogni? Ora lo sapete. –
E mentre Sean e l’anziano gentile tacciono, rimasti senza parole, Sleep prosegue:
– Ve li mandiamo noi o altri laboratori come il nostro, collocati nelle varie parti della terra … –

Occorre qualche attimo per riprendersi dalla meraviglia, poi Sean domanda:
– Mi scusi, Mr Sleep, ma come li fabbricate, voi, i sogni delle persone? –
Allora lui chiarisce pazientemente:
– La nostra compagnia, la "TV Dreams", ha milioni di cineoperatori che vivono tra la gente e registrano ciò che accade in mezzo a tutti noi. Si tratta di riprese vere, con fatti e persone reali. Questi video vengono inviati a laboratori come il nostro, dove gli specialisti li usano come materia prima per i sogni.
Mio fratello Rem, che avete incontrato poco fa, è uno di loro, e fa appunto la trasformazione in questa sede.
Ora vi porto a vedere dove e come lui lavora, –

I tre percorrono un lungo corridoio, in fondo al quale si apre un locale completamente buio.
Sleep, che ha fatto da guida, accende la luce, dicendo:
– Scusate, Rem non ne ha davvero bisogno, ma noi sì. –
Il locale è abbastanza ampio. Al centro c'è un grande tavolo con vari computer e tutt'intorno tanti, tanti scaffali pieni, zeppi di bobine e di CD/DVD.
– Ecco, amici miei, qui potete vedere il laboratorio di mio fratello.
Il fatto che lui sia cieco lo aiuta nel suo lavoro. Infatti, deve creare nuove sequenze video, mettendo insieme, così come capita, gli spezzoni che prende di qua e di là. –

A questo punto Rem, che si trova già li ad attenderli, prende la parola:
– Signori, quando c'erano ancora le pellicole, io usavo proprio un paio di forbici con cui facevo a pezzetti i filmati che ci venivano consegnati e poi li rimontavo a casaccio.
In questo modo costruivo delle sequenze inaspettate, aderenti alla stranezza ed alla bizzarria propria dei sogni.
Oggi, coi video digitali, uso invece delle "forbici elettroniche" che però fanno lo stesso lavoro. –
Mentre Sean e l'anziano gentile ascoltano pieni di stupore, Rem continua:
– Però non è tutto così semplice.
I sogni devono ispirarsi a ciò che abbiamo fatto o che avremmo desiderato di fare nella giornata: cose che io prendo appunto dai video che mi arrivamo.
Poi, però, occorre sublimarli in atmosfere fantastiche fuori dalla logica e del tempo.
Questa è la parte importante, più specialistica del mio lavoro. –

Mr Sleep, che ha lasciato la parola a Rem per la spiegazione, ora interviene e chiede:
– Amici miei, vi è abbastanza chiaro? Avete qualche domanda da fare? –
Si fa coraggio Sean:
– Mi perdoni, io ne ho una. Vorrei sapere se tutte le persone sognano? –
– Beh, caro ragazzo, la maggior parte sì. C'è solo una categoria di persone che non lo sa fare o che non lo vuole fare ... –
– E chi sarebbero? – chiede Sean.
– Sono tutti quelli che non piangono mai. È necessario saper piangere: se non sai piangere, allora non sai sognare! –
– Poverini ... – commenta Sean – già è brutto non sognare, ma ancor più brutto è non piangere mai! –

La visita adesso è finita, ma prima di salutarsi Rem chiede all'anziano gentile:
– Che sogno le piacerebbe per una delle prossime notti? –
– Mi piacerebbe poter rivedere una spiaggia della mia gioventù.
Una lunga spiaggia di sabbia bianca, che oggi non c'è più, rovinata da un formicaio di alberghi e stabilimenti balneari.
Ricordo una spiaggia in cui potevo camminare da bambino, anche per chilometri, senza incontrare nessuno. C'era solo il grido dei gabbiani ed il fruscio della risacca, che con ritmo instancabile lisciava il bagnasciuga e metteva in mostra le conchiglie nascoste. –
– Ho capito, caro signore, la sua lontana nostalgia. Cercherò di ricostruirgliela –

Ora Rem si rivolge a Sean:
– Dimmi ragazzo mio, tu che sogno vorresti per questa notte. –
La riposta non si fa attendere:
– Mi piacerebbe trovarmi in montagna: molto in alto. In una bella valle tra i boschi, con un torrentello che scorre tra sassi bianchi, lisci e pozze d'acqua limpida, dove ci si può tuffare e fare il bagno ...
È un posto che esiste davvero, mi piacerebbe ritrovarlo in un mio sogno! –
– Tutto qui? – domanda Rem.
– E poi, sul prato lì accanto, vorrei cogliere un bel mazzo di fiori rossi da donare alla mamma –
aggiunge allora Sean.
– Ok, si può fare, ragazzo mio, dovrei avere tutto quanto negli archivi.
Te lo preparerò. Ti farò questo regalino e vedrai che ti piacerà. –
– Oh, grazie, grazie signor Rem! –

I due ringraziano soddisfatti anche il signor Sleep, mentre lui li riaccompagna all'uscita.
Ecco ora sono di nuovo in strada, sul marciapiede dove si sono incontrati.
Si stanno guardando in silenzio, frastornati per tutto ciò che hanno appena visto e sentito.
Finché contemporaneamente esclamano:
– È stato vero o abbiamo sognato!? –


TV Dreams



G.A.

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