Le Tre Magie

Ci sono tre semplici magie che ognuno di noi può fare senza bisogno di bacchetta magica o strumenti dai poteri straordinari. Sono magie che non ci costano nulla, in compenso, possono aiutare gli altri a diventare più buoni.
Questa storiella è la continuazione di    Si può fare     che vi suggerisco di leggere, se già non l’avete fatto. Il protagonista è sempre il Mago in pensione (non vi avevo detto il suo nome: Giò).


Il Mago, dopo aver detto a Pinuccia che non esiste la magia per "far diventare" buone le persone, ha però promesso che farà lui qualcosa per "aiutarle a diventare" buone.
Dopo l’incontro con Pinuccia, lui ha lasciato il prato e si è incamminato verso la città.

Il mago va in città E’ pieno di entusiasmo per il nuovo impegno che si è assunto ed è quasi arrivato alle prime case, quando, lungo la strada viene raggiunto da un furgoncino.
Sul fianco c’è la scritta: “INPS-M” che significa: Istituto Nazionale Previdenza Sociale-Maghi (ovvero, quelli che pagano la pensione ai Maghi).

L’autista lo vede, si ferma qualche metro più avanti, scende e lo aspetta:
– Scusa, Mago Giò, adesso che sei in pensione dovresti renderci la borsa con gli strumenti del tuo mestiere.
Te l’avevamo data soltanto in prestito. Se qualcuno ti ha detto che potevi tenertela è stato un errore.
C’è crisi anche da noi, perciò serve a qualche giovane Mago appena arrivato che ancora non l’ha avuta. –
– Peccato, c’ero affezionato! – sospira Giò, consegnandola all’incaricato.

Poi, ripresa la sua strada, pensa:
– Beh, forse ne potrò fare a meno – e fiducioso – mi basteranno le mie capacità naturali e quelle non me le può togliere nessuno. –

Arrivato in città si guarda in giro. Sta cercando qualcuno da avviare sulla strada della bontà.
Giò crede parecchio negli insegnamenti del suo vecchio professore di “Etica della Magia”.
Insegnava che le persone amano le proprie abitudini, ossia ripetere e ripetere quello che già hanno fatto. Per cambiarne il comportamento, occorre mostrare un’alternativa più attraente.
Semplificando: dare l’esempio giusto e fare in modo che lo copino!
E aggiungeva: – Mettete umanità in quello che fate! –

E’ proprio quello che Giò intende fare appena scorge una signora, che, schiva, chiusa in se stessa, cammina lentamente rasentando i muri, senza alzare gli occhi da terra.
Forse ha tanta tristezza nel cuore che la rende burbera e scostante oppure nel suo cuore c’è un grande deserto, così come è deserta per lei questa città in cui non s’accorge delle persone intorno.
Allora l’affianca e, con quel po’ di magia che gli è rimasta, le fa scivolare dalla borsetta uno dei suoi guanti.
Subito lo raccoglie e glielo porge dicendole, con la voce più garbata possibile:
La gentilezza – Carissima signora, guardi le ho raccolto da terra questo bel guanto che per caso le è scivolato dalla borsa. –
La signora alza gli occhi e lo ascolta, sorpresa di tanta gentilezza, e al momento non riesce che a mormorare:
– Grazie, signore, non me n’ero accorta … –
Però la breccia nei suoi tristi pensieri adesso è fatta e Giò continua con cortesia:
– Per me è stato un grande piacere … –
Ora anche il tono di voce della signora diviene cordiale:
– Grazie ancora signore, è stato molto carino. –

L’incontro è finito. Giò l’osserva mentre la donna si allontana: ora cammina meno curva, non più chiusa in se stessa, più spedita e guardandosi intorno serenamente.
Un atto di umanità, la semplicissima magia della gentilezza, ha avuto successo. E il Mago pensa:
– Se il viso riflette il cuore, adesso anche quello della signora è certamente un pò più bello e più buono. Spero che l’esempio che le ho dato duri abbastanza, metta radici e la invogli a ripeterlo. –

Giò ora cerca chi può avere bisogno del prossimo suo intervento.
L’ha trovato: c’è un mendicante proprio lì all’angolo. Da bravo Mago, riesce a vederne i pensieri che sono davvero pieni di risentimento verso chi gli passa accanto.
Ecco che un passante gli mette una moneta nel cappello, ma non lo guarda, né rallenta il passo e in quel momento il mendicante pensa:
– Lo fa per pulirsi la coscienza, ma non mi guarda, ha paura di provare pietà per me! –

Anche per Giò non è stato un gesto di compassione. Solo un’azione meccanica, come quella di un robot che al posto del cuore ha degli ingranaggi d’acciaio.
Il sorriso Allora è lui che si avvicina al mendicante, gli si ferma davanti, gli mette una moneta in mano, quindi lo fissa negli occhi e … ecco la magia in azione: Giò lo guarda sorridendogli!
Il mendicante stupito sorride anche lui, ed è un lungo sorriso, che dura ancora, quando il Mago, fatto qualche passo torna a guardarlo.
Perciò Giò spera:
– Ora saprà che tra le persone che gli passano accanto ce n’é qualcuna che non merita il suo disprezzo. Può essere per lui l’inizio per diventare un poco più buono! –

Giò è abbastanza soddisfatto. Senza valersi neppure di un semplice attrezzo della borsa, che ha dovuto restituire, ha già saputo fare due semplici magie per spingere gli altri a diventare più buoni: la gentilezza e il sorriso.
Ma ne conosce un’altra, forse ancora più potente.

Sapete ragazzi che ognuno di noi possiede uno strumento meraviglioso, inimitabile, che sa fare cose che nessun congegno o macchina potrà mai eguagliare?
Vi ho incuriosito abbastanza?
Ve lo dico: è la mano!
La carezza Qualcuno ribatterà che non è vero. Perché oggi si costruiscono mani meccaniche per i poveretti che le hanno perse.
Inoltre ci sono i robot, sempre più perfetti, che imitano molto bene i movimenti umani …
Tutto giusto. Però c’è qualcosa che quelle macchine non sapranno mai fare, qual è?
E’ “la carezza”!
Una carezza anche piccola che tu puoi dare a chi hai accanto.
Se non hai familiarità con lui, può bastare toccarlo con la tua mano, sfiorare il suo braccio: anche quella può essere una carezza.

E’ la terza semplice magia che Giò intende utilizzare. Certamente, dovunque lui darà una carezza seminerà la propria bontà, che potrà mettere radici e crescere nel cuore di chi la riceve.

Adesso posso interrompere la favola: l’avete capita.
Lasciamolo proseguire nella sua missione.
Ma non lasciamolo da solo. La gentilezza, il sorriso e le carezze sono tre semplici magie a disposizione di ognuno di noi!
Basta impegnarsi a donarle con un po’ di umanità.


Saluti da Giò



G.A.

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