In occasione della mostra di Marc Chagal al Palazzo Reale di Milano è facile vedere in giro, nelle vetrine e in metrò, la relativa pubblicità.
La locandina promozionale presenta un quadro nello stile tipico del grande pittore, che ci introduce nel suo mondo magico e fantastico, con due innamorati che svolazzano leggeri nell’aria.
Al di là della poesia dell’intera composizione, mi ha incuriosito il fatto che la fanciulla pare poter salire nel cielo ancora più in alto dell’uomo, così ho scritto questa favoletta.
In un piccolo villaggio di campagna vivevano Nino e Anna: una coppia sposata già da qualche anno.
Avevano desiderato da subito la nascita di un figlio, che però tardava ad arrivare.
Poi, anche per loro, finalmente, arrivò quella lieta certezza.
Non sapevano se era merito dei consigli del dottore o di quelli un po’ bizzarri delle comari del paese, comunque ne erano immensamente felici.
Mancavano pochi mesi all’evento, quando una sera bussò alla loro porta un viandante stanco ed affamato. Nino e Anna ne ebbero compassione, lo fecero sedere alla loro tavola e cenarono tutti insieme. Durante la cena, inevitabilmente, fecero partecipe lo straniero della loro gioia per l’attesa del figlio tanto desiderato.
Il viaggiatore, volendo sdebitarsi per l’accoglienza e le cortesie ricevute, al momento di salutarli mise loro in mano una curiosa scatoletta, dicendo:
– Non ho nient’altro da lasciare per ringraziarvi. Posseggo solo questo piccolo barattolo che considero abbastanza prezioso, dato che è molto difficile al giorno d’oggi trovarne in giro. –
– Grazie signore, ma lo conservi lei. Noi l’abbiamo accolta con piacere. – dissero Nino e Anna.
Ma il viandante, insistendo, aggiunse:
– Un tempo fabbricavo gli aquiloni, ora non più. Allora avevo molto successo; ne vendevo parecchi, perché i miei volavano meravigliosamente. Avevo un segreto: la polverina speciale qui contenuta, che riesce a farli salire più in alto e più leggeri che mai.
Ora non saprei cosa farmene, da tempo ho smesso di costruirli. Voi invece avrete presto un figlio che potrà divertirsi usandola per il suo aquilone. Io ve la dono di cuore. –
Perciò Nino ed Anna accettarono il dono dello straniero e lo riposero in un cassetto, ma si scordarono presto di quell’oggetto.
Dopo pochi mesi Nino e Anna divennero genitori felici, ma non nacque un maschietto, bensì una bellissima bambina, a cui diedero il nome di Sara.
Passati pochi mesi, avendo bisogno del talco dopo il bagnetto della piccola e non trovandolo al solito posto, la mamma Anna usò per errore proprio la polvere del famoso barattolino. Assomigliava al talco, così non si rese conto dello sbaglio. Anzi, poiché sembrava che Sara lo gradisse molto, lo usò in abbondanza sulla pelle delicata della bimba.
Il tempo passava e Sara cresceva normalmente. Di aspetto pareva una bimba sana e robusta come le altre della stessa età, però, messa sulla bilancia, lei pesava molto, molto poco.
Il medico, non riuscendo a darsi una valida spiegazione, smise presto di scervellarsi alla ricerca della causa e disse:
– La bambina gode ottima salute, non preoccupatevi del suo peso. E’ comunque florida e sana!
Per sua sicurezza mettetele dei sassi in tasca, così peserà un po’ di più e non correrà il rischio di essere portata via dal vento. –
I genitori seguirono il suo consiglio.
Sara crebbe e diventò una bella ragazzina. Uscendo di casa si era abituata a tenere sempre in tasca qualche oggetto pesante e lo faceva senza difficoltà.
Andando a scuola e nei suoi giochi si incontrava spesso con un coetaneo di nome Remo.
A quei tempi gli amori alla sua età erano timidi e discreti: mancava il coraggio di andare oltre a qualche sorriso. Ma era solo questione di tempo.
Infatti un giorno, mentre i due ragazzetti giocavano correndo nel prato, Remo fece il primo passo e la prese per mano.
Grande fu l’emozione di Sara e immensa la sua gioia. Si sentì avvolta di felicità, ma così grande da provare la leggerezza di una piuma.
Ma era divenuta davvero una piuma!
Perché con quella festa nel cuore non erano abbastanza pesanti gli oggetti che Sara teneva nelle tasche e la fanciulla cominciò a sollevarsi da terra e a volteggiare nell’aria.
Com’era divertente! Ridevano allegri, mentre Remo la trascinava correndo nel prato come fosse un grande aquilone.
Però la stessa gioia alleggeriva anche lui, così un colpo di vento un po’ più forte li sollevò entrambi nell’aria ed insieme iniziarono a salire più in alto, sempre più su, più su …
Volare così era molto bello ed al momento non se ne preoccuparono. Quando però, raggiunte le nuvole, non videro più la terra al di sotto, incominciarono a disperarsi e a piangere.
Per fortuna la Fata della Nuvola udì il loro pianto. Uscì dai vapori più densi e bianchi dove abitava, bloccò il loro volo e, tenendoseli accanto, disse a Sara:
– Bambina mia, tu sei davvero leggerissima, ma è meglio che torniate sulla terra. –
– Sì, cara Fata, aiutaci: non sappiamo come fare! – chiese lei fiduciosa.
– Ascoltate: dovete diventare più pesanti, specialmente tu, Sara. Fate bene attenzione, ci sono tre metodi. –
– Grazie mia Fata, sentiamoli e faremo come tu ci dirai … – dissero insieme i due ragazzi.
– Per diventare più pesanti il metodo più immediato è togliere una gioia dal cuore. Perciò se adesso voi smetteste di tenervi per mano, forse sarebbe sufficiente. –
– Scusaci Fata, puoi dirci il secondo metodo? – chiese allora Remo – Noi vorremmo discendere insieme, così come siamo insieme saliti sin qui. –
– Beh, se non volete togliere una gioia dal cuore, un’altra possibilità è metterci una tristezza. Basterebbe un piccolo dispiacere nell’animo di Sara per farvi discendere più veloci di come siete saliti sin qui. –
– Cara Fata, io ho paura della tristezza e del dolore … – disse Sara – dimmi, per favore il terzo metodo! –
– Quello lo conosci: dovresti metterti altro peso nelle tasche. Purtroppo però qui abbiamo soltanto aria e vapore: troppo leggeri per questo scopo. –
Per fortuna nella stessa nuvola abitava anche il Mago del Tuono. Pur se stava sonnecchiando aveva sentito il discorso tra la Fata e i ragazzi, allora, uscendo dal vortice più scuro della nube dove abitava, decise di dare il suo aiuto:
– Bruuuum, bruuummm … – cominciò a fare per presentarsi, e poi:
– Sara, voglio aiutarti. Ecco, sto preparandomi: tra un attimo potrai riempirti le tasche di grossi chicchi di grandine che riporteranno te e Remo velocemente giù sulla terra! –
E così avvenne. Con le tasche colme dei grossi, freddissimi chicchi preparati dal Mago, Sara cominciò a ricadere verso terra, trascinando Remo sempre attaccato alla sua mano.
Alla fine atterrarono sofficemente nel prato da dove avevano iniziato il volo.
Il fantastico viaggio sulla nuvola rafforzò l’affetto tra i due ragazzi, che continuarono a volersi sempre più bene, fino a farsi la promessa di sposarsi: cosa che fecero, una volta raggiunta la giusta età.
Già prima di quella data Sara si era però accorta che, man mano che diventava più grande, diminuiva il rischio di essere sollevata nell’aria.
Era sempre meno necessario appesantirsi le tasche, finché, superati i vent’anni, non ne ebbe davvero più bisogno.
Sara pensava che dipendesse dal suo corpo diventato più robusto e pesante. Ma in realtà erano i pensieri che avevano perso la leggerezza di un tempo.
Il suo corpo non sapeva più volare, ma, se pensava al suo Remo, allora il suo viso si apriva in un grande sorriso, ed il suo cuore, quello sì, tornava ancora a volare!
Noi possiamo volare? Se non sappiamo volare la ragione principale sta nelle preoccupazioni piccole e grandi, che noi adulti non siamo capaci di allontanare completamente da noi.
Bisognerebbe tornare bambini, oppure riuscire a non sporcare i nostri pensieri: non sporcarli di tristezze ...
Ma è possibile? Mah …
Cerchiamo … cercate …!
G.A.