Cari ragazzi, vi è mai capitato, mentre state visitando per la prima volta un luogo, di avere l’impressione di esser già stati là in passato, anche se siete ben certi che non può essere successo?
Nel mio racconto al protagonista capita di avere questa sensazione: sarà un “déjà vu” giustificato o fantastico?
Gli studiosi della nostra mente chiamano questo fenomeno “déjà vu”, due parole che in lingua francese significano “già visto”.
Talvolta si tratta di un luogo già visto realmente ma dimenticato, altre volte di un luogo davvero mai visto prima; in tal caso ci sono varie teorie, più o meno concrete o fantasiose.
Vi interessa? Sì? Allora seguitemi …
Giulio è un giovane di vent’anni. Sarebbe più esatto dire “più o meno di vent’anni”, perché in verità lui non conosce esattamente la propria età. Infatti, nessuno, lì dove ora vive, l'ha visto nascere, diventare bambino, ragazzo e poi adulto.
Adesso vive in un piccolo paesino in riva al mare: Portofaro.
C'è arrivato per caso, un anno fa’, quando un pescatore lo ha salvato da un sicuro annegamento. Ed era stata proprio una fortuna che quell’uomo lo trovasse e lo raccogliesse in mare, tra le onde, aggrappato in qualche modo ad un tronco d’albero. Era ormai completamente stremato e prossimo a morire di sete.
Nessuno sa chi sia, come si chiami, né da dove arrivi. Il suo vero nome non è Giulio; perché questo glielo ha dato il parroco del paese, quando, appena portato a terra, era sul punto di morire. Dal calendario aveva preso il santo del giorno del salvataggio: il 12 aprile.
Fortunatamente, da allora, Giulio si è completamente ristabilito.
Ha trovato da lavorare come apprendista vasaio, dal fratello del pescatore che lo ha salvato. Lo aiuta in tutto ciò che occorre: raccogliere la creta, fabbricare i vasi e portarli al mercato dei paesi vicini. E i due sono diventati molto amici.
Tra la gente di Portofaro, ora sta conducendo una vita abbastanza tranquilla.
Ma, se pur vive tra brave persone che gli vogliono bene, lui si sente triste.
Perché?
Perché vorrebbe colmare il grande vuoto: il buco pieno di nulla dei suoi ricordi. Vorrebbe conoscere chi è veramente, da dove proviene e perché si trovava in mare quando l’hanno salvato.
Anche se in quel mare ha rischiato di morire, se ne sente attratto, dato che è l’unico legame col suo passato. Così, nelle belle serate gli piace attendere il calare del sole guardando il tramonto dalla spiaggia, per poi aspettare la comparsa della prima stella luminosa (che forse è un pianeta).
Mentre la guarda Giulio le parla:
– Cara stellina tu che questa notte puoi vedere dall’alto sia dove sono ora che il luogo da dove provengo, ti prego, dì a chi ti guarda da laggiù e che mi vuol bene, che io tornerò. –
Parlare a quella stella lo rasserena un poco. Però l’incanto talvolta si rompe, quando le onde che si infrangono sulla sabbia della riva, dispettose con la loro risacca, sussurrano:
– Non sssaii chi ssseii … non sssaii chi ssseii … –
Riuscirà un giorno Giulio a ritrovare le sue origini? Ascoltate che cosa succede.
Giulio e il vasaio sono soliti andare ai mercati dei paesi lì intorno, per vendere la loro merce.
Normalmente basta un’ora di viaggio col carro a cavalli, su cui trasportano vasi grossi e piccoli.
Però, una volta all’anno c’e' un occasione particolare, più importante: la fiera a Bellaville, la più grande città della regione.
E' molto più distante, quasi mezza giornata di cammino. Ma è un'opportunità da non perdere per il vasaio: là la gente è più ricca e si riesce a vendere molto di più che negli altri mercati.
Questa è la prima volta che Giulio vi accompagna il vasaio. Sono partiti insieme nel bel mezzo della notte e dopo cinque ore di viaggio, prima del mattino, arrivano nella piazza principale di Bellaville, quella dove si terrà la fiera.
Cercano posto tra le bancarelle già presenti, espongono per bene la loro merce e già sono pronti. Ma è ancora molto presto, quindi non c'è che da aspettare che si alzi il sole e arrivino i primi clienti.
Dato che per ora non c’è nulla da fare, Giulio ne approfitta per curiosare un po' nella piazza e lì attorno.
Al momento è ancora buio e non può scorgere granchè. Arriva l’alba: ora sì che si intravedono bene le case e le strade.
Giulio si guarda in giro:
– Questa è davvero una bella, fiorente città. – commenta tra di sé.
Ma ecco che improvvisamente è preso da una strana sensazione, nella sua mente arriva un brivido leggero, un turbamento nuovo, un’emozione mai provata prima.
E pian piano si fa strada tra i suoi pensieri questa idea precisa:
– Io qui ci sono già stato … questo posto l’ho già visto …! –
Il cuore gli batte forte e deve sedersi.
Giulio si prende la testa tra le mani, chiude gli occhi e cerca di scacciare la nebbia che confonde la sua memoria:
– Quando … quando, io sono stato qui? – si chiede e si richiede.
E’ assolutamente certo di avere un ricordo vero: non un sogno, non una fantasia, ma un “déjà vu” motivato da un fatto davvero accaduto!
Lentamente qualcosa comincia a riaffiorare nella sua mente.
Per spiegarvi la sua suggestione, potete fare voi questa prova, se ne avete la possibilità.
Mettetevi tra due specchi: uno di fronte e uno alle spalle. Fate in modo di vedere nello specchio davanti quello dietro e allora scoprirete che la vostra immagine si ripete tante volte, sempre più piccola e sempre più lontana.
In realtà, anche se non riuscirete a contarne più di qualche decina, è un numero infinito di voi stessi!
In questo identico modo Giulio si rivede nella sua mente. Come se stesse quardando una serie di sue fotografie, di immagini, una dietro l’altra. Le più vecchie sono piccole e lontane le più recenti sono grandi e vicine.
Avete capito, cari miei: quelle immagini sono i suoi ricordi!
Le immagini recenti le conosce bene: è la vita che vive attualmente e lì non c’è nulla da scoprire.
Allora deve risalirle per andare nel passato e cercare tra quelle più piccole, abbastanza piccole da riportarlo indietro almeno dei mesi trascorsi dopo il suo ritovamento in mare.
Non è facile, ma Giulio si sforza di risalirle.
E' faticoso. E' come arrampicarsi su una scala sempre più ripida. Ma alla fine ci arriva e lo sforzo è ricompensato:
– Questo sono io! Gino è il mio nome! –
La memoria, che si era assopita, ora gli è tornata tutta intera ed è chiarissima! La nebbia ora si è dissolta.
Giulio (da adesso possiamo chiamarlo Gino) corre e torna ad avvertire il vasaio. Lui, molto comprensivo, lo incita ad andare subito a cercare la sua famiglia.
Gino si avvia correndo verso il paese vicino, perché ora lo ha ben presente: là suo papà aveva e forse ha ancora, un mulino in riva al fiume. Ricorda anche la mamma, sempre affaccendata nei lavori di casa e alla cura dei figli. Ora tutto è tornato chiaro e limpido!
La strada non è breve, ma nessuno riuscirebbe mai a percorrerla così velocemente come sta facendo Gino, adesso.
Immaginatevi la gioia dell’incontro con la sua famiglia: baci, abbracci, commozione fino alle lacrime. E tutti che domandano e vogliono sapere:
– Gino, che cosa ti è successo …. dove sei stato in questi lunghi mesi … ?
Perché non ci hai dato mai tue notizie … ? –
E lui non fa che ripetere e raccontare continuamente la sua avventura, col salvataggio in mare e la perdita della memoria fino a poche ore fa. Mentre la mamma, il babbo e i fratelli non fanno che rammentargli il loro dolore per la sua improvvisa e inspiegabile sparizione.
E’ una vicenda molto strana, ma ora possono darsi una spiegazione: per qualche malore o disgrazia Gino è rotolato dal mulino nel fiume, che poi lo ha trascinato fino al mare, dove il pescatore lo ha salvato.
Quando tutti si sono rassicurati della sua buona salute e i loro cuori son tornati a battere normalmente, la mamma di colpo esclama:
– Non dimentichiamoci di Bice! Lei poverina è venuta qui ogni sera a chiedere di te, a domandarci se avevamo tue notizie.
Sai Gino, ti vuole molto bene, non ti ha dimenticato ed era sicura che tu saresti ritornato.
Quando sei scomparso eravate quasi fidanzati. Nonostante i tanti corteggiatori è rimasta fedele al tuo ricordo, in attesa del tuo ritorno. –
A quelle parole il cuore di Gino riprende a battere fortissimo:
– Scusatemi – dice – devo andare subito da Bice, a dirle che sono davvero tornato, proprio come lei non ha smesso di sperare! –
La casa di Bice non è distante e Gino la raggiunge correndo più in fretta che può.
Cari miei, che sorpresa e che gioia per Bice!
Immaginatevi l’affetto e i palpiti dei loro cuori, così com’è giusto sia tra due innamorati.
Appena la loro emozione si è un po’ calmata, lei conduce per mano Gino nel piccolo giardino della casa.
– Desidero mostrati una cosa. – gli dice.
Lì c’è una panca e vi si siedono. La fanciulla mostra a Gino un punto luminoso appena sopra alle cime degli alberi:
– Vedi Gino, quella è la mia stellina … le parlavo da qui, quasi ogni sera, sperando che almeno lei, da lassù, potesse vedere la persona che amo! –
– Ma anch’io guardavo quella stella … – e Gino con le lacrime agli occhi le racconta che la stessa stella era anche amica sua ed anche lui le parlava alla sera!
Cari miei, non vi sembra davvero una coincidenza bellissima?
Merito dell’amore: è una forza meravigliosa!
G.A.