Il nonno bambino

Un racconto per i cuori semplici, che ancora si emozionano di fronte a un sorriso gentile.


In un paese qualunque viveva un bambino di nome Giulio. Un bimbo come tutti gli altri, al quale però piaceva fantasticare e sognare le cose più strane. Davvero, Giulio aveva molta fantasia ed era merito (o colpa) delle favole che fin da piccolo gli aveva raccontato la sua nonna: storie ricche di personaggi magici e di avvenimenti spesso al di fuori della realtà.
Giulio cresceva e la sua vita scorreva normalmente: serena e tranquilla. Tuttavia, al contrario di quello che accade di solito, la sua mente, con la crescita, non voleva abbandonare la dimensione della fantasia e dell’immaginario: era sempre vivace, piena di sogni, invenzioni, visioni.

Un giorno però una persona invidiosa riferì al Mago del Tempo che quel ragazzo sognava e immaginava anche cose che il Mago non sarebbe mai stato capace di realizzare, neanche in mille anni.
Il Mago del Tempo se ne ebbe a male e per riaffermare la propria autorità decise di vendicarsi con uno dei suoi malefici. Così si presentò davanti a Giulio che passeggiava per strada e gli disse:
– Sono io il più potente e te lo dimostrerò! Farò scorrere in un attimo la tua vita. La tua giovinezza svanirà in un lampo, in pochi secondi ti farò diventare già vecchio. I tuoi pensieri, i tuoi sogni non voleranno più così in alto, non ti resteranno che la fatica dell’età e il rimpianto di quello che avrai perduto per sempre! –

Giulio tentò di sfuggirgli, ma il Mago del Tempo era troppo forte e potè realizzare il suo maleficio. Così Giulio si ritrovò con un balzo di anni e anni della sua vita. Si ritrovò diverso, indebolito e lento: non era più ragazzo ma adulto, anzi, anziano. Da quel giorno la sua vita fu completamente diversa, in linea con quell’età avanzata.

L’incantesimo, però, non era riuscito del tutto; forse in qualcosa Giulio l’aveva spuntata sul Mago e adesso vi racconto come e quando lui se ne accorse.

A Giulio piaceva fermarsi nel parco, sedersi da qualche parte e guardare i bambini che giocavano; e immaginava di correre, saltare, gridare con loro. Si era affezionato ad una panchina; da lì aveva una bella visuale dei loro giochi.
Il nonno e la bambina Era proprio lì un pomeriggio, quando gli arrivò accanto, con qualche rimbalzo, la palla rossa sfuggita ad un gruppetto di bimbi. La raccolse attendendo che venissero a riprendersela. E infatti, ecco arrivare di corsa una bambina sorridente, che gentilmente gli disse:
– Ciao nonno, scusa se ti abbiamo disturbato, mi ridai per favore la palla? –
– Certo eccola – le rispose Giulio – ma non mi avete disturbato, sono cose che succedono giocando. –
E siccome la bimba non si era ancora allontanata, Giulio continuò:
– Sei proprio gentile e carina. Voglio darti anch’io qualcosa in cambio del sorriso che mi hai regalato. Qui accanto alla panchina, nell’erba, ho visto un bel quadrifoglio; non l’ho ancora raccolto, se vuoi puoi coglierlo tu e conservarlo, ti porterà certamente fortuna. –

La bambina rispettosa fece come Giulio le suggeriva, si chinò in quel punto del prato, vide il quadrifoglio, lo colse e mostrandoglielo orgogliosa gli fece un altro bellissimo sorriso, dicendo:
– Grazie, signor nonno! – e poi, mentre si allontanava – io mi chiamo Margherita, come la bambola che ho a casa … grazie, arrivederci. –

Adesso il cuore di Giulio batteva forte, di una gioia antica. Per qualche istante aveva dimenticato il peso dell’età, si era sentito nuovamente bambino, ancora una volta giovane anche fisicamente. E ricordava quando a dodici anni quella sua compagna di classe lo aveva fatto innamorare coi suoi modi gentili, la sua allegria, i suoi sorrisi. Come era felice quel tempo passato!

Da allora, quando andava nel parco, Giulio adocchiava se c’era Margherita e, se la scorgeva, si lasciava trasportare dalla fantasia e dai ricordi, dimenticando la stanchezza degli anni. Poteva anche succedere che nel gioco Margherita passasse accanto a lui e lo salutasse. Lui l’attendeva, e se quel giorno accadeva davvero, lui era ancora più felice.
Giorno dopo giorno si rese conto che, dentro al suo corpo invecchiato, era rimasto nascosto quel cuore bambino di una volta, che il Mago del Tempo non era riuscito a cancellare: un cuore bambino che sapeva ancora far volare i pensieri e fantasticare, sognare …

Ma il passaggio contrario, il ritorno dal sogno alla realtà, non era altrettanto piacevole e una fitta profonda nel petto cominciò ad accompagnarlo ogni volta al rientro dalle sue fantasie.

Alla fine, Giulio si decise di chiedere consiglio al suo medico. Questi lo ascoltò e lo visitò con cura e, mentre lui si rivestiva, gli disse:
– Signor Giulio, il suo cuore è sano, sanissimo direi, ma non è lo stesso per la carrozzeria che è malandata. Il corpo è fragile: il suo cuore potente prima o poi le scoppierà nel petto. Certe emozioni se le deve scordare per non correre altri rischi. –
E per farsi ben comprendere da quel paziente che sembrava voler resistere alla diagnosi:
– Mi dia retta: il suo cuore è bambino, ma la confezione è scaduta: cambi i suoi interessi ... prima possibile! –

Giulio non era uno sciocco, aveva già capito tutto da sé, ma non aveva avuto sino ad allora la forza di accettarlo. Forse aveva fatto male a resistere al maleficio del Mago del Tempo e conservare un cuore bambino? Si era tormentato spesso con questo pensiero, ma quella sera, dopo il responso del medico, se ne convinse e allora si fece coraggio:
– Signor Mago del Tempo, le chiedo scusa se ho potuto offenderla. La prego, se non vuole farmi tornare indietro negli anni, ora, dato che le sto chiedendo perdono, la prego, almeno completi la sua magia! Per favore, invecchi anche il mio cuore, mi dia un cuore che se ne stia tranquillo, che non voli, che non sogni, che si sappia accontentare di quello che spetta alla mia età! –
Cosa strana: il Mago del Tempo ne ebbe compassione e lo accontentò; Giulio ebbe un cuore stanco, indifferente, assopito: un cuore nonno.

Questo racconto potrebbe finire così, ma non voglio salutarvi in tristezza, perciò aggiungo ancora una frase.

L'augurio La bambina del parco, Margherita, non vide più Giulio, e non ci fece tanto caso, come è normale quando si è pieni di gioia di vivere, di mille cose e prospettive nel proprio futuro. Però tutte le volte che passava nel giardino, non importa quale stagione fosse, se avesse guardato accanto a quella panchina, avrebbe potuto scorgere là, al solito posto, un piccolo nuovo quadrifoglio: un augurio da un vecchio nonno-bambino.

G.A.

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