La Statuina Caduta

Racconto di Natale

Questo racconto risale a parecchi anni fa, circa agli anni ’80. Era il tempo degli attentati delle Brigate Rosse ad agenti, giornalisti, magistrati, ecc.
Con l’approssimarsi del Natale avevo avuto l’idea di fare una gara in famiglia: ciascuno doveva inventare una storia, un racconto, collegato con l’imminente festività.
I miei familiari non avevano accolto l’invito, io, invece ho prodotto allora questo racconto.


Accovacciato nell’erba bagnata, dietro la siepe di cinta del giardino, Bruno stava aspettando già da mezzora. La pioggia scendeva leggera come un velo. Era buio; soltanto la luce del lampione vicino al cancelletto lasciava intravvedere qualche raro passante. Da quella parte doveva arrivare il Giudice.
Il Falco gli aveva dato la pistola e nella tasca sentiva quel peso. Non vedeva l’ora che tutto fosse concluso per tornare, fiero di averlo fatto e di essere diventato dei “loro”.

Intanto una finestra della villetta si era illuminata, così si accovacciò di più tra i rami bagnati per non farsi scorgere da chi fosse arrivato dalla strada. Ma il Giudice ancora non si vedeva.
– Fallo fuori – gli avevano detto – bisogna ammazzare questi sporchi magistrati! Hanno preso due dei nostri, ora sanno dove ci nascondiamo.
Ma il giudice non arrivava.
– E se fosse già in casa – pensò – meglio controllare –.
Allora Bruno scivolò fuori dalla siepe e, attento a non far rumore, si accostò a quella finestra illuminata del piano terra.

Il presepe dalla finestra La luce era accesa ma non c’era nessuno.
Scrutò meglio all’interno: non era lo studio del Giudice, come pensava, era la stanza di un bambino, forse suo figlio. Un bambino che sulla mensola, proprio sotto alla finestra, aveva fatto il suo piccolo presepe.

Appoggiato al vetro, a pochi centimetri, vedeva la capanna, le statuine affondate nel muschio, i pastori con l’agnello sulle spalle, le contadine coi loro arnesi di lavoro e tante pecorelle bianche in mezzo al muschio, un po’ dovunque.

Ma tra i sassolini bianchi della stradina un pastorello era caduto all’indietro e se ne stava lì, sdraiato guardando il soffitto. Peccato, se non ci fosse stato il vetro di mezzo, avrebbe potuto rialzarlo e rimetterlo in cammino, anche lui con gli altri, verso la capanna di Gesù Bambino; … peccato, non potrà arrivarci.

Oh guarda, c’è anche il laghetto fatto con lo specchio … e il ruscello di carta stagnola, come facevo io! Però Gesù non c’è. Ma certo, mancano tre giorni a Natale e anch’io ce lo mettevo solo quando tornavo dalla messa di mezzanotte e la mamma allora mi diceva:
– Vedi Gesù come ci vuole bene? Ha le braccia aperte sul mondo per abbracciarci.
Non solo per abbracciarci adesso che è appena nato, ma per abbracciarci sempre. Eppure i cattivi lo uccideranno! –

La mamma … il papà: ormai è un anno che non li vedo, che me ne sono andato via. Come era bello il Natale allora!
Bei ricordi … e quasi, quasi risentiva la propria voce di bambino:
– Perché i cattivi hanno ucciso Gesù? … chi sono i cattivi? –
– Tutti quelli che non rispettano la legge del Signore. –
– Sì mamma l’ho studiata a scuola; primo: io sono il Signore Dio tuo; secondo: non nominare il nome di Dio invano; terzo: ricordati … quarto …; quinto: non ammazzare, e la mamma aggiungeva: perché ogni uomo è tuo fratello e in ogni uomo c’è un po’ di Gesù. –

Uno scalpiccio di passi stava risalendo il vialetto: era arrivato il Giudice.
La pioggia lava le mani Si rannicchiò e rimase in silenzio, immobile, accovacciato sotto alla finestra. Ma gli ultimi pensieri gli occupavano adesso tumultuosi tutta la mente e il cuore: “In ogni uomo c’è un po’ di Gesù!”

Non avrebbe sparato. Osservò il Giudice finché entrò in casa richiudendo la porta, poi Bruno affondò la pistola nelle zolle morbide sotto all’aiuola e uscì dal giardino, accompagnandosi pian piano il cancelletto alle spalle.

Camminando in strada Bruno si sentiva diverso, pulito, più leggero e stendeva le mani alla pioggia che gliele lavava, portando via gli ultimi granelli di terra scura.

G.A.

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