Precedente ] Su ] Successiva ]

La scoperta di Nettuno
Di Pietro Planezio

C'è una certa tendenza, mi pare, a giudicare situazioni di un tempo con mentalità odierna.
E' normale, credo, però spesso è fuorviante.
Per esempio, a proposito della scoperta di Nettuno, prevista a tavolino e poi avvenuta col telescopio, esiste un luogo comune creato a posteriori che forse non è del tutto giustificato.
Vediamo di ricostruire i fatti: dopo la scoperta di Urano, nel 1781, e la determinazione della sua orbita, ci si accorse che, man mano che passava il tempo, questo pianeta non si comportava esattamente come "avrebbe dovuto".
Certo, le differenze erano minime, un ventesimo del diametro apparente della Luna, ma la meccanica celeste era, dopo Newton, Laplace e gli altri titani dell'epoca, una specie di Vangelo.
Gli astronomi ormai credevano che le posizioni potessero esser calcolate con precisione illimitata, se si avessero avuto a disposizione strumenti abbastanza precisi, ed una discrepanza del genere infastidiva parecchio.
Probabilmente l'unica spiegazione era l'esistenza di un altro pianeta, sinora sconosciuto, che perturbava l'orbita di Urano.
Solo che la risoluzione del "problema inverso", cioè risalire dall'effetto alla causa, senza neppure una calcolatrice a disposizione, era un'impresa veramente ardua.
Solo Urbain Leverrier a Parigi e John Adams, indipendentemente ed all'insaputa uno dell'altro, affrontarono la sfida.
Ora, su come poi siano andate le cose, si è detto e scritto già abbastanza.
Una cosa però mi piacerebbe considerare: in seguito la scoperta di Nettuno (il 23/9/1846), nella posizione prevista dai due matematici, venne considerata come il trionfo della Teoria della Gravitazione Universale di Newton, del "nuovo corso" della fisica, della conoscenza, ecc.
Oggi la collettività spende cifre ingenti per finanziare studi, per esempio sull'Origine dell'Universo (teoria del Big Bang), che hanno il solo scopo di conoscere per conoscere, senza finalità pratiche, ricadute economiche, possibili trasformazioni in armi, ecc.
Oggi riterremmo NORMALE che, di fronte ad una previsione del genere, la comunità scientifica si precipitasse a controllare se le previsioni di Leverrier e di Adams veramente corrispondessero a realtà.
Riterremmo normale che gli osservatori astronomici ingaggiassero una corsa sfrenata per vedere chi, per primo, avrebbe trovato questo pianeta.
Oggi. Ma allora non era oggi.
Il piacere della conoscenza fine a se stessa era allora limitato a pochissimi, e non usciva da un certo ambito piuttosto ristretto.
A riprova si può vedere come andarono le cose: al direttore di Greenwich, ad esempio, a posteriori venne attribuito un atteggiamento quasi "di sufficienza" nei confronti del lavoro che si trovava tra le mani.
Però egli invitò Chailly, suo collega di Cambridge, che disponeva di un telescopio, ad eseguire lui questa ricerca, che trovava "molto interessante".
Riteneva che per l'Osservatorio di Greenwich, finanziato col pubblico denaro, non fosse opportuno intraprendere questa ricerca!
Ecco il nocciolo della questione: la caccia ad un nuovo pianeta, che, come detto, oggi riteniamo un evento quasi mitico, non era effettuabile con fondi pubblici!
L'Osservatorio doveva prendere misure di posizione delle stelle, per favorire la navigazione, punto e basta.
Come poi fosse fatto il mondo erano sciocchezze di cui gli appassionati potevano interessarsi fuori dell'orario di lavoro, e per loro esclusivo piacere.
Visto col senno di poi, è grottesco. Ma è così che andava il mondo. 

Precedente ] Su ] Successiva ]