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Chandra ed Eddington
Di Pietro Planezio

La fisica è, per principio, sempre pronta a ricredersi, quando le evidenze accantonano un'opinione per sostituirla con un'altra.
Non così, però, i fisici. Perlomeno non tutti e non sempre.
A parte il caso famosissimo di Einstein, che non accettò mai il principio di indeterminazione (Dio non gioca ai dadi, diceva), si ricorda un altro contrasto famoso che neanche l'evidenza riuscì a sanare: il giovane Chandrasekhar, in viaggio verso l'Inghilterra dalla natia India, aveva messo a punto una teoria sulla struttura delle Nane Bianche,che allora rappresentavano un grosso problema.
In parole semplici, quando la pressione al centro di una stella era sufficiente a schiantare la struttura dell'atomo, non si riusciva a capire come la materia avrebbe potuto resistere al suo stesso peso, una volta che l'agitazione termica non fosse più riuscita a mantenerla in equilibrio.
In pratica, una volta esaurita la sorgente di calore, il Sole avrebbe dovuto contrarsi diventando sempre più piccolo.
Il problema era: sino a quanto, più piccolo?
Non si conosceva nessun meccanismo in grado di arrestare questo collasso.
Non dobbiamo dimenticare che l'attrazione gravitazionale, già così grande sulla superficie del Sole, cresce con l'inverso del quadrato del raggio, quindi più il collasso avanza, più diventa brutale la morsa della forza di gravità!
Però l'osservazione di Sirio B faceva pensare che qualcosa lo fermasse.
"Chandra" suppose che il principio di esclusione di Pauli, appena formulato, fosse in grado di esercitare la contropressione necessaria.
Ma non indefinitamente, sino ad un certo limite, che ancora oggi prende il nome di "limite di Chandrasekar".
Per rispetto verso l'autorità di Sir Arthur Eddington, prima di presentare il suo lavoro, glielo sottopose.
Sir Arthur si mostrò molto tiepido, e sembrò che tutto fosse finito lì.
Ma durante la riunione della Royal Society, prima ancora che il lavoro fosse presentato, senza un motivo logico Eddington lo attaccò con una violenza assolutamente fuor di luogo, e continuò ad avversarlo tanto che Chandra, con la coda tra le gambe, per fargli dare il giusto risalto addirittura dovette andarsene in America.
Qualche anno fa lessi che un noto ricercatore italiano (Regge, se non vado errato, ma non ci giurerei) incontrando l'anziano fisico indiano gli chiedesse se, in seguito, Eddington si fosse arreso all'evidenza: MAI, fu la risposta rassegnata di Chandrasekhar, (che però quando fu il momento, ho letto da qualche parte, fece un meraviglioso elogio funebre per il grande maestro inglese).
La fisica è una cosa, i fisici, talvolta, un'altra!

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