Essi sono costruiti con materiali “poveri”, come la carta, il legno, la
stoffa, il cotone, la sabbia, ecc. Ogni struttura tridimensionale ha un suo nome
e racconta una piccola affascinante storia.
A proposito dei suoi teatrini essa dice: “ ho sempre amato il teatro, fin da
bambina, ho dei ricordi in proposito che mi riportano agli anni dell’asilo.
Fantasticavo sempre, mi creavo mondi immaginari, mi travestivo volentieri ed
inventavo personaggi per recite....Il teatro è per me il modo migliore per
comunicare le mie emozioni.... Il primo teatrino che costruii fu quello “della
pioggia” e nacque dalla volontà di catturare e rappresentare una scena
effettivamente osservata.
Fu il primo di una serie. Ora continuo a costruire teatrini che nella fase
iniziale sono solo come piccole “trappole”. Nulla è ancora definito. Diventerà
uno spazio scenico quando vi convergeranno tutti i frammenti della storia: di
sogno, di pensieri, di sentimenti....”.
Il teatro dunque, interpretato come microcosmo fantastico, come luogo della
meraviglia, del sogno, dell’assurdo, dell’incanto, della magia, o forse, in
definitiva, come luogo di una lettura più profonda del reale.
La pioggia
Il Chiostro di Santa
Caterina a Finalborgo