da LA REPUBBLICA, 2/12/1996

Guidolin gioca a fare il Sacchi
di CORRADO SANNUCCI

Doveva essere il laboratorio del calcio, è stata appena una bottega artigiana. Brutta partita che naturalmente gli allenatori hanno giudicato "bella", per Guidolin addirittura "vibrante", come capita di giudicare ai profeti del football di corsa e schemi. Pardon, non di schemi, come ha spiegato l'allenatore del Vicenza, quelli non contano nulla, conta la "mentalità". Non si capisce se è un passo avanti o indietro nell' evoluzione delle idee. Sotto accusa è finito il vento che ha spazzato il campo dall' inizio alla fine: ma nell' ossessione del pressing, nell' esagitazione della corsa, nella tonnara del centrocampo, non sembrava che le traiettorie bizzarre della palla fossero così eccentriche. E i due gol, perdipiù, sono nati con il contributo genetico di due rimpalli. Nel confronto tra le due provinciali che si peccano di giocare bene, poi alla fine ha prevalso il Vicenza. Ha mostrato una solidità di fondo che è parsa prevalere anche su alcuni virtuosismi del suo allenatore, che ha tenuto fuori Viviani, D'Ignazio, Murgita e Otero, solo quest'ultimo per infortunio. Rispetto a recenti gare più lineari non era chiaro se volesse affondare in avanti o gestire una difesa. Comunque, dopo un vantaggio iniziale, il Vicenza ha perso la gestione della gara, rischiando più volte sul finale del primo tempo. Ha dominato poi nell' ultima mezz'ora della ripresa, quando il Perugia era con il fiato corto e le intuizioni ancora più brevi. Solo allora il Vicenza è sembrato convinto di doversi andare a prendere la vittoria, e continuare la sua corsa "per la salvezza". Giunta alla decima partita consecutiva positiva, forse questa squadra deve cominciare a prendere una decisione su cosa vuole fare nella vita. Altrimenti resta la sensazione di avere buttato via qualcosa, anche i propri proponimenti sono qualcosa da allenare. «Decideremo tra una quindicina di giornate se possiamo guardare in alto» è stata la concessione finale di Guidolin. Certo la mentalità e tutta l'altra filosofia sono un buon giocatore, ma poi sono necessari anche gli attaccanti. A tenere inchiodate le due squadre sul pareggio sono stati i non-attaccanti che erano in prima linea. Cornacchini non è sembrato all' altezza di questo Vicenza, checché ne dica Guidolin che giudica i suoi 19 uomini alla pari, e forse questo egualitarismo è un peccato di presunzione. Dall'altra parte il gioco di sponda di Pizzi si è mostrato esile e incapace di tenere legato il movimento con le due punte tanto larghe come Gautieri (il migliore del Perugia) e Rapajc (capace di mettere in affanno in continuazione Sartor). E subito dopo la partita Luciano Gaucci ha ritirato dal mercato Negri, dopo il fallito trasferimento all'Espanyol, mantenendolo però in punizione. Ha deluso Ambrosetti davanti agli occhi di Sacchi: senza peso nelle azioni, visibile solo in alcuni dribbling. Il Vicenza ha chiuso bene Giunti e Allegri, lasciando fare al Perugia un gioco di lunghi rilanci sui quali non ha avuto mai difficoltà. Galeone si è irritato per la pochezza del gioco proposto dai suoi terzini: «Non si gioca a zona per poi buttare palloni in avanti». Se è per questo, non si gioca a zona neanche per trasformare ogni contrasto in una presa di lotta libera, ma dalle storte del laboratorio questo è il succo distillato. Bazzoli, chissà perché, ha ammonito di preferenza i perugini. Il vantaggio del Vicenza è arrivato al 10' : un pasticciato rinvio del Perugia carambolava sull' arbitro, sì che la palla vagava al limite dell'area fino ai piedi di Iannuzzi. La botta dell' attaccante era secca, pronta, nell'angolo lontano di Kocic. Un gol in parte fortunoso ma due minuti prima un imbambolamento della difesa perugina aveva dato allo stesso Iannuzzi una chance analoga. Il pareggio al 34': Goretti riceveva da Giunti, poi un rimpallo si tramutava in un assist profondo per Gautieri, che non sbagliava sul portiere in uscita. Lo stesso Gautieri aveva fallito al 2' un' occasione molto promettente. Poi è seguita un' ora di battaglia confusa. Da ricordare un tiro di Beghetto, al 27' della ripresa. Ma la palla, nonostante la mentalità, finiva alta.

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