Perugia, la marcia della pace
di ALESSANDRO TOMMASI
La mano enorme di Kocic il portiere va a togliere di dentro la porta il gol del 2-2, testata perfetta di Poggi su perfetto cross di Orlando, e siccome è ormai il 96' di gioco, e quelli dell'Udinese sono in 9 causa due espulsioni, e l'arbitro Messina sibila che è finita, ecco che il Perugia si trova ad aver colpito per la terza volta di fila il bersaglio della vittoria, e ad aver messo il cappello sul gancio del quarto posto in classifica, peraltro condiviso con il Milan. Ne consegue che Gaucci felice e tronfio come un uovo di Pasqua brinda - perfettamente dimentico di averlo già chissà quante volte maledetto e licenziato - con Galeone, prima di affermare: «Lo avevo previsto, adesso possiamo andare in giro con il petto in fuori»; e ne consegue che lo stesso Galeone abbia la faccia truce delle occasioni migliori («mica posso fare sempre il pagliaccio, anche perché poi quando lo faccio va male») e che si lanci in una lunga tirata in favore dell' Udinese, nonché di Desideri e Poggi: «Dio Cristo, che chiodi che sono: avete capito, ora, perché li volevo con me?». Non li avrà, certamente non per quest'anno: piuttosto, avrà Milosevic, la punta di cui tanto si parla e che Gaucci ha promesso di portare per poi «arrivare certamente tra le prime otto». Se è davvero uno che fa gol, è certo che di Milosevic Galeone ha bisogno. E anche il Perugia: con una punta più pungente di Negri, e di lui più veloce a capire come si batte il fuorigioco (intanto, evitando di sostare regolarmente alle spalle dell'ultimo avversario), la partita con l'Udinese ieri sarebbe stata chiusa ben prima dell'ultimissimo istante di gioco. Che poi, fino a che lo sciagurato Rossitto (7' del secondo tempo) non si è fatto cacciare per calcio ad Allegri, molto più l'Udinese era sembrata squadra, e molto più aveva controllato la partita. D'accordo il gol segnato a partita ancora non sveglia - 6': Orlando in fuga a sinistra, cross, Poggi salta tra Matrecano e Dicara e la butta dentro di precisione - un gol che ha spaventato il Perugia; ma il merito vero dei friuliani è stato quello di mettersi in campo come calcio comanda, per poi agilmente controllare la partita. Assatanati in centrocampo con Rossitto e Desideri; velocissimi sulle fasce con Helveg e Orlando; implacabili in attacco con Poggi: avessero avuto anche Bierhoff e non l'impresentabile Amoroso (brasiliano di passaporto, e basta), gli uomini di Zaccheroni la gara l'avrebbero tranquillamente chiusa entro la fine del primo tempo. Invece, si sono limitati a controllarla: e il Perugia ha piano piano preso fiducia, ha trovato il modo - con i palleggi di Pizzi, del buonissimo Giunti, di Allegri - di guadagnare campo e arrivare a cingere d'assedio l'area difesa da Bia e Calori e dunque, in chiusura di primo tempo, di trovare l' 1-1, in virtù di un' ostinata percussione di Di Chiara, chiusasi con l'assistenza per Allegri che ha fatto palo e quindi gol. Rimessa in piedi la baracca, il Perugia ha poi avuto la fortuna di giovarsi della scelleratezza di Rossitto (cacciato come poi anche, nel finale, Bia per fallo da dietro) per guadagnare spazi ulteriori, e ancora colpire - dopo traversa di Dicara e amenità varie nell' area di porta di Battistini - con Negri (25' del secondo tempo). Poi la manona santa di Kocic, la vittoria e due annotazioni di quelle che fanno bene al cuore: il coro per Renato Curi, stadio in piedi ad applaudire la memoria del centrocampista morto in campo il 30 ottobre del '77, e il pianto di Hazem Emam, mandato in campo da Zaccheroni e poi tolto dopo 8 minuti, causa espulsione di Rossitto e necessità di rinsaldare il centrocampo (con Gargo, chi si rivede).