dal CORRIERE DELLO SPORT, 6-5-1996

Maifredi ringrazia il Perugia
di GIUSEPPE PISTILLI

A tempo scadutissimo le esilaranti amnesie della difesa perugina hanno permesso al Pescara di evitare la sconfitta e di scongiurare l'ennesima crisi. Stavano quasi per calare le tenebre su un pomeriggio dalle tinte autunnali quando Giampaolo ha scovato un insperato pertugio e si è gettato sul formaggio, che era lì davanti a lui, profumato e incustodito. I tifosi abruzzesi hanno partecipato come ingordi guardoni al multicalorico pasto del loro beniamino, compiacendosene apertamente, senza dimenticare di ringraziare i gentili anfitrioni. Il Perugia era virtualmente in A quando se l'è lasciata banalmente sfuggire di mano. Dopo il gol di Negri - autentica manna caduta dal cielo - sarebbe bastato controllare con un pizzico di attenzione le mosse degli avversari, sbarrare i varchi nei paraggi di Braglia, nascondere il pallone con una conveniente melina. Invece, è successo l'esatto contrario. Invitanti autostrade, perfettamente livellate e asfaltate, sono state improvvisamente spalancate in faccia al Pescara, che le ha percorse con spericolato fervore, spingendo sul pedale del gas come se avesse presagito il lieto fine.

Non sono venuti giù i lampadari - anzi, i riflettori - dagli sporadici applausi che le due squadre e Galeone «core grato» hanno sollevato, ma il primo tempo è stato giocato su buoni livelli e l'epilogo è stato abbastanza divertente, specie per il Pescara, che all'86' aveva l'occhio del merluzzo lesso. Eppure, nel quarto d'ora iniziale sono stati proprio gli abruzzesi ad assumere l'iniziativa, e ad un ritmo che ha costretto il Perugia a retrocedere in affanno. Al 5', una combinazione Giampaolo-Carnevale-Palladini è stata conclusa di poco fuori da Carnevale, ardente come un puledrone, a dispetto dell'età. Ancora Carnevale, in tandem con Ortoli, ha costretto Braglia (12') ad una spericolata uscita oltre il limite dell'area. Un minuto dopo, Zanutta ha centrato la traversa, incornando una punizione di Giampaolo. I tre angoli che si è procurato nell'arco di un minuto (dal 15' al 16') da un lato hanno ulteriormente illustrato la supremazia del Pescara, dall'altro hanno suggellato il suo miglior periodo.

Come una micidiale tegola, sul capo di Maifredi è piovuto il gol di Giunti, causato da un madornale errore di Palladini. Era il 18' e il Pescara era costretto a rimontare la corrente ostile, mentre il Perugia cominciava ad assestarsi e a trovare spazi per i «contropiede», uno dei quali (28') architettato da Allegri e rifinito da Briaschi con una schippettata infrantasi contro il palo. I primi avvoltoi avevano preso a volteggiare sulla panchina, già traballante, di Maifredi. Ma sarebbero stati con piombo bollente.

Il Pescara, dispostosi secondo il 4-4-2, aveva goduto di una certa superiorità numerica a centrocampo, presidiato da Giampaolo, Gelsi, Terracenere e Palladini, tutti e quattro prodighi di iniziative, anche se Palladini si era spesso contraddetto tra cose buone e smarronate. Con il suo 4-3-3, il Perugia aveva dovuto chiedere ai terzini esterni (Camplone e Rocco) di compensare a turno l'inferiorità nel settore di mezzo, peraltro sorvegliato con sapienza da Giunti. E vi era riuscito egregiamente.

Visti i vani tentativi di riequilibrare il risultato (al 33', Braglia aveva scongiurato un clamoroso autogol di Camplone, al 46' un calcio franco di Gelsi aveva sibilato a un palmo dal palo), nel secondo tempo Maifredi ha modificato l'assetto del Pescara, spostando Terracenere a sinistra e Palladini a destra. E proprio questo, dietro suggerimento di Gelsi, ha siglato il pareggio, ottenendo anche il temporaneo perdono degli infuriati suoi parrocchiani. Qui i sacri furori (quei pochi che si erano accesi) si sono placati. Nel Pescara è entrato Sullo che ha sostituito Ortoli, mentre, nel Perugia, Suppa ha rimpiazzato Sullo. Le due squadre hanno dato l'impressione di aver esaurito le scorte di fantasia e di voler procedere a braccetto verso un equo risultato di parità. Ma un'omissione della retroguardia pescarese, con De Sanctis in apnea, ha regalato una palla-gol a Briaschi, cui si è provvidenzialmente opposto un biancoceleste, forse Cannarsa. Poi, sul versante opposto è stato Palladini, che in sé ha concentrato quasi tutto il bene e il male della partita, a fallire con un tiro sciagurato l'occasione del sorpasso. Ciò succedeva all'83'. Tre minuti dopo, si sono nuovamente imbambolati i pescaresi e stavolta Negri li ha puniti. 

Il Perugia, come paralizzato nei centri nervosi, non è stato più capace di governare la partita, facendo pensare a una barca senza timone. Maifredi ha inserito una paunta (Margiotta) e mandato tutti all'assedio. Braglia ha sventato una punizione di Gelsi, quindi è stato graziato in mischia da tre pescaresi. Una, due, tre volte la difesa perugina ha perso il pallone per riconsegnarlo agli avversari, piuttosto increduli. Però, dai e dai, quando eravamo giunti al 50', Giampaolo ha scodellato di testa il pallone al di là di Braglia, sortito un po' a casaccio, ed è statp come se fosse passato un angelo e avesse detto amen. Pairetto, tirato un sospiro di sollievo, ha capito che non c'era ragione di restare in campo neppure un secondo di più. Intanto, in tribuna i pescarese sorridevano sornioni e appagati, per aver pestato la coda al loro amato Galeone.

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