CAMPIONATO DI SERIE A 1997-1998

La critica:

I protagonisti:

La stagione:

Subentrato a Carlo Mazzone alla 10° giornata
Napoli-Fiorentina 1-1
Piacenza-Napoli 1-0
Napoli-Parma 0-4
Sampdoria-Napoli 6-3
Napoli-Milan 1-2
Udinese-Napoli 1-1
Napoli-Brescia 0-3
Bari-Napoli 2-0

RITORNO
Napoli-Lazio 0-0
Empoli-Napoli 5-0
Sostituito da Vincenzo Montefusco

La classifica:

Juventus 74 21 11 2 67 28
Inter 69 21 6 7 62 27
Udinese 64 19 7 8 62 40
Roma 59 16 11 7 67 42
Fiorentina 57 15 12 7 65 36
Parma 57 15 12 7 55 39
Lazio 56 16 8 10 53 30
Bologna 48 12 12 10 55 46
Sampdoria 48 13 9 12 52 55
Milan 44 11 11 12 37 43
Bari 38 10 8 16 30 45
Empoli 37 10 7 17 50 58
Piacenza 37 7 16 11 29 38
Vicenza 36 9 9 16 36 61
Brescia 35 9 8 17 45 63
Atalanta 32 7 11 16 25 48
Lecce 26 6 8 20 32 72
Napoli 14 2 8 24 25 76

Il commento: L'immagine nel ricordo è quella di Galeone attonito al fischio finale dell'arbitro Rossi al termine della partita con l'Udinese. Gli occhi lucidi e le parole improvvisamente impacciate, spiegare agli importuni giornalisti che quel pareggio, sì, era da considerare una sconfitta. Ma, maledette malelingue, cosa aveva a che fare lui se un arbitro sadico fino alla faziosità gli aveva tolto mezza squadra con ammonizioni mirate e l'espulsione di Turrini l'aveva costretto a giocare in dieci per l'ultimo quarto d'ora e qual dannatissimo di Crasson s'era trovato su quella traiettoria improvvisa che mai e poi mai, nei secoli dei secoli, sarebbe finita in rete. E che c'entrava lui se aveva ereditato, da Mutti e poi da Mazzone, una squadra zoppa, squinternata, priva d'anima e d'estro, ricca di falsi campioni in disarmo e di mezzi talenti in libertà provvisoria. Gli occhi lucidi e le parole impacciate non potevano mica urlare al mondo che no e poi no, che quello non era il SUO Napoli, che la squadra dei suoi sogni aveva in attacco Maradona, Careca e Carnevale anziché Protti, Bellucci e Stojak e in porta un certo Garella e mica quell'anima lessa di quel portiere biondo che si faceva passare i palloni in porta ad ogni soffio di vento. Non poteva mica spiegare che l'amore l'aveva reso cieco, spinto ad accettare quello che non avrebbe mai dovuto, pur di allenare quei colori che aspettava da una vita e che l'avevano chiuso in un vicolo senza uscita. 

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