dal CORRIERE DELLO SPORT, 16-2-2004
La Roma sbatte sull'Ancona
di LUIGI FERRAJOLO
Quando troppo e quando niente.
Capita di farne quattro, con relativo sberleffo, ai campioni d'Italia e poi di
non segnarne nemmeno uno all'ultima della classe. Che, nell'occasione, ci mette
unghie e denti e non ci sta a farsi maltrattare. Così, la Roma che sembrava
lanciatissima dopo avere steso la Juve, deve accontentarsi ad Ancona di un pari
anemico e deludente. Sinora le era capitato solo due volte di non segnare, la
terza è questa ed è singolare che il suo attacco atomico si sia inceppato
proprio davanti alla peggiore difesa di tutta la compagnia. Capello lo aveva
quasi anticipato alla vigilia, agitando vecchi fantasmi veneziani, ma
evidentemente non è riuscito a trasmettere questa sua intenzione alla squadra,
che nel primo tempo ha gigioneggiato un po' troppo e nella ripresa, quando ha
tentato di stringere i tempi, ha trovato avversari orgogliosi e tosti.
Già, perché non sarebbe giusto parlare dei meriti (pochi) e dei demeriti (molti)
dei romanisti, dimenticando quello che ha fatto l'Ancona. Squara considerata
ormai allo sbando, rassegnata o, peggio, disperata, in realtà ha giocato una
partita dignitosissima, mettendoci l'anima e anche un calcio discreto. A prima
vista, si direbbe merito di Galeone, che non solo ha conquistato finalmente il
suo primo punto, ma ha messo insieme una squadra ordinata, attenta, capace di
difendersi bene ma anche di ripartire, creando qualche problema agli avversari.
Se avesse un attaccante appena presentabile invece di un fantasma come Jardel,
potrebbe fare molto di più. Galeone, a suo modo, esagera un po' quando dice che
il suo Ancona usa il modulo del Real e l'accostamento, per carità, risulta
blasfemo. Ma bisogna dargli atto di un coraggio tattico inconsueto: contro la
Roma, cioè non contro una qualsiasi, ha presentato un Ancona con un 4-3-3
aggressivo: Andersson, Maini e uno scatenato Sommese a centrocampo, a sostegno
di Grabbi e Pandev molto larghi, più quel mezzo disastro di Jardel, punta
centrale. Soprattutto Sommese sulla fascia e Pandev, bravo ad arretrare e a
ripartire, hanno tenuto la Roma sempre in ansia, anche se a conti fatti non
hanno mai impensierito Pelizzoli.
La Roma ha molte cose da farsi perdonare. Intanto un primo tempo su ritmi un po'
bandi, in cui ha creato tre palle-gol ed ha colpito un palo, ma giocando in modo
accademico, quasi fosse convinta di fare gol da un momento all'altro. Ha
sofferto molto l'assenza di Mancini, che dà profondità e fantasia sulla fascia e
che Tommasi ha sostituito male. Non ha avuto nemmeno fortuna, perché già dopo 5
minuti, su splendido contropiede innescato da Totti, Cassano ha anticipato
Marcon ma ha colpito il palo. Marcon, quando è stato necessario, ha fatto il
fenomeno, negando il gol alla Roma su un colpo di testa sporco ma pericoloso di
Cassano e alla mezz'ora su una punizione bolide di Totti. Dellas ha ciabattato
all'aria una palla-gol da pochi metri, che un altro avrebbe appoggiato
comodamente in rete.
Dopo un primo tempo con molti rimpianti, Capelo ha opportunamente sostituito
Tommasi con Carew: l'ingresso del gigante norvegese ha permesso a Totti di
arretrare un po' e di non finire nell'imbuto centrale, ma Carew ha combinato
pochissimo, l'Ancona si è chiuso ancora di più arretrando tutti, tranne Jardel,
e i suoi difensori non hanno perso più un colpo. Totti ci ha provato da lontano
con un paio di punizioni, ha sbagliato un colpo al volo, che di solito gli
riesce, su un assist bello di Cassano, ma passando i minuti si è capito che la
Roma non sarebbe passata. Bravo l'Ancona nel difendersi con vigore e
intelligenza, poco lucida e poco brillante l'assalto romanista. Che con
l'innesto, forse tardivo, di De Rossi, ha tratto benefici evidenti. Il ragazzino
ha sfiorato il gol di testa e l'ultima occasione della Roma è capitata sui piedi
molli e poco ispirati di Carew, che ha regalato uno straccio nelle mani di un
attentissimo Marcon.
Adesso la Roma si porterà dietro rimpianti e qualche strascico inevitabile. Ha
perso una grossa occasione per ridurre il ritardo dal Milan, ma in tutta
sincerità, non ha dato l'impressione di snobbare la partita o di sottovalutare
l'Ancona. Ha sbattutto la testa contro un avversario in salute e caricatissimo,
mentre, a sua volta, non ha trovato gli estri migliori. Nel primo tempo avrebbe
potuto vincere e chiudere la partita, non c'è riuscita, sprecando occasioni che
di solito fa fruttare. Nella ripresa non si è comportata da grande squadra: si è
innervosita, ha perso lucidità, ha tentato di forzare i tempi, facendo così il
gioco dell'Ancona. Se vuole acchiappare il Milan, deve usare di più la testa.