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di
Giorgio Vittadini
Presidente della Compagnia delle Opere
Spiace
che autorevoli esponenti della cultura dimentichino la
tradizione secolare italiana in cui, tra il privato e lo
Stato, esiste da sempre una società civile protagonista
della vita economica e sociale. Questo è diventato
l'assetto di ogni Stato moderno, come si può riscontrare
nella storia europea, anche nel laburismo di Blair. In tutti
i paesi moderni, al welfare state si è sostituito il
welfare mix. I servizi sono erogati non solo da soggetti
privati o statali, ma anche da imprese sociali o non profit,
caratterizzate da altissima qualità e da una mission
aziendale diversa dal mero profitto.
Ideali più realistici del profitto ad ogni costo,
modificano il comportamento delle imprese al fine di
renderle più vicine ai bisogni dei cittadini. Per
questo l'85 per cento degli ospedali olandesi sono non
profit. Per lo stesso motivo, in paesi come l'Inghilterra,
il Belgio e l'Olanda, le scuole sono parificate e negli
Stati Uniti la libera scelta nel campo ospedaliero è ormai
una prassi. Quello che abbiamo descritto esiste in paesi
dove non comanda il clero cattolico, ma in cui è più forte
una tradizione di libertà.
Tuttavia, non si può negare che una visione più
cristiana della società abbia favorito il principio
moderno, per cui le persone e le famiglie sono ben lontane
dal non saper scegliere cosa sia meglio per loro. Le
asimmetrie informative sono poi aiutate da sistemi di
accreditamento, di informazione sulla qualità, come quelle
fornite dalla Joint Commission americana, che accredita l'85
per cento degli ospedali americani, permettendo di dare un
quadro sull'efficienza, sull'efficacia e sulla soddisfazione
dell'utente nel rispetto di determinati standard di qualità.
Quello che vale per il Welfare, si può estendere anche ai
servizi di pubblica utilità (luce, gas, telefonia), che in
questo modo potrebbero finalmente uscire dalla morsa di uno
statalismo inefficiente e da un monopolismo ugualmente
contro le necessità del consumatore. Ciò significa
favorire consorzi di acquisto fatti da piccoli imprenditori
e associazioni, associazioni di consumatori, sistemi di
accreditamento che valutino la qualità e norme che
assicurino efficienza, qualità ed efficacia.
Il
problema, dunque, non è la lotta allo Stato, ma la
battaglia per uno Stato capace di dirigere, favorire e
suggerire i servizi alla persona senza doverli gestire
tutti. Auspichiamo
che avvenga come in Germania, dove il sistema informativo
del lavoro garantisce che, ad esempio, se una persona cerca
lavoro a Berlino come apprendista pasticcere, un pasticcere
di Monaco lo sappia subito. Questa
non è una battaglia di schieramento, ma di democrazia e la
sinistra più intelligente dovrebbe schierarsi
in difesa della sussidiarietà orizzontale, delle
cooperative, delle imprese sociali e delle fondazioni,
invece che rifugiarsi nella mera cinematografia.
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