Strage di Beslan in
Ossezia: 3 settembre 2004
Perché accade tutto
questo? Perché tutto questo male? Noi siamo qui oggi per rispondere a
questa grande domanda. |
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Mons. Carlo Caffarra Avete sentito due pagine del Vangelo. Esse hanno un contenuto assai diverso: nella prima Gesù vuole, desidera che i bambini stiano con Lui vivendo un’esperienza di amicizia e di gioia; nella seconda abbiamo ascoltato una terribile parola detta da Gesù, forse la più terribile! Anche i bambini di Beslan in un certo senso hanno vissuto queste due pagine del Vangelo. Essi, come avete fatto voi alcuni giorni orsono, erano ritornati a scuola per riprendere in amicizia il loro cammino di studio, di ricerche, di convivenza. Hanno trovato la morte; hanno incontrato persone adulte per le quali vale la parola di Gesù: «sarebbe [stato] meglio che si fossero legati al collo una macina da mulino e si fossero gettati in fondo al mare». Ma assieme ai bambini di Beslan in questo momento dobbiamo ricordare tutti i bambini innocenti che in ogni parte della terra, sono vittime della violenza degli adulti. Bambini costretti ad impugnare le armi ed educati ad odiare e ad uccidere; bambini indotti a mendicare nelle strade, sfruttati per facili guadagni; bambini maltrattati o umiliati dalla prepotenza e dai soprusi dei grandi; bambini abbandonati a se stessi e privati del calore di una famiglia; bambini che muoiono di fame; bambini uccisi nei tanti conflitti che oggi si combattono ne mondo [cfr. O.R. 09-09-04, pag. 4]. Né possiamo dimenticare le due volontarie italiane rapite proprio mentre svolgevano un servizio di amore. Perché accade tutto questo? Perché tutto questo male? Noi siamo qui oggi per rispondere a questa grande domanda. Noi tutti proviamo una grande gioia quando viviamo una vera esperienza di amore, di amicizia, di bene: il nostro cuore non è fatto per odiare, ma per amare. Ma noi, ciascuno di noi, possiamo rovinare questa forza di bene che il Signore ha messo in noi; possiamo dilapidare questo che è il nostro più grande patrimonio: la nostra capacità di amare. Ascoltate che cosa dice il Signore nella Bibbia: «il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto; ma tu dominalo» [Gen 4,7]. Ciascuno di noi può diventare santo o criminale. Voi avete visto, vedete ogni giorno che cosa accade quando il cuore di un uomo rinuncia alla sua più grande dignità: essere capace di amare. Mi rivolgo in particolare a voi, giovani. Vedete che “caso serio” è la nostra libertà! Non date fiducia a chi cerca di convincervi che l’uomo non è libero; che le sue scelte sono completamente predeterminate dalle condizioni sociali in cui vive. L’uomo allora è inesorabilmente insidiato dal male che alla fine risulterà sempre vincitore? Provate ora ad alzare lo sguardo: vedete il Crocefisso. È la vittima più innocente della violenza umana. Ma proprio attraverso la Sua morte ha donato all’uomo la forza di vincere il più grande male dell’uomo: l’incapacità di amare. Noi cristiani siamo certi: l’uomo è stato salvato. Tuttavia, se uno è
ammalato di una malattia mortale, non basta che esista la medicina capace
di guarirlo; è necessario che prenda la medicina. E la medicina che ci
guarisce dalla nostra ferita più grave è Cristo: dobbiamo “prenderla”.
Avvicinarci a Lui; farlo entrare nella nostra vita. È per questo che ora,
dopo qualche istante di silenzio, pregheremo insieme per un mondo dove i
bambini in primo luogo siano rispettati; pregheremo perché siano liberate
le due volontarie italiane. |
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Terrorismo: «Incontro di preghiera per le vittime in Ossezia. Perché accade tutto questo? Perché tutto questo male? Noi siamo qui oggi per rispondere a questa grande domanda.», Mons. Carlo Caffarra, Bologna, Venerdì 17 Settembre 2004 |