Strage di Beslan in
Ossezia: 3 settembre 2004 |
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Carmelo Cordiani Mi sono chiesto cosa ha provato Cristo vedendosi arrivare in Cielo tanti bambini sfigurati, insanguinati, dilaniati. Cosa ha provato di fronte alle sue creature irriconoscibili. Dov’era finita la dolcezza delle linee che aveva impresso sui loro volti, la trasparenza dei loro occhi; dove i riccioli dei capelli, il profumo dell’innocenza, quel mare profondo di vita e di entusiasmo. Nemmeno Lui, forse, è stato in grado di ricostruire i volti dei suoi capolavori. A tanto conduce l’allontanamento dal suo amore. E’ così: chi si allontana da Cristo va verso la barbarie.
La tragedia della scuola di Beslan ci ha toccato profondamente. Non immaginavamo, noi persone civili, che la cattiveria di alcuni potesse arrivare a tanto. E’ anche vero che altri episodi di violenza, vedi il piccolo Samuele, la mamma e il fratellino di Erika, e molti altri che la cronaca quotidiana sbatte in primo piano, sostanzialmente si equivalgono. Ma qui si tratta di calcolo, di programmazione, di pianificazione. Non c’entra né la capacità di intendere e di volere, né il raptus, né il trauma subito. E’ volontà fredda di uccidere, risposta ad un imperativo categorico: DEVI in nome di qualcuno che ha il potere sulla tua volontà. E tu obbedisci ciecamente.
Ma Cristo dov’era ? Dov’era il Maestro che diceva ai suoi Apostoli: “Lasciate che i piccoli vengano a me”, e li accarezzava, dimostrava di volerli tanto bene al punto di dirci che, per meritare il regno dei Cieli bisogna diventare bambini? Forse Gesù ha provato piacere di fronte a quel grappolo di Angeli che hanno improvvisamente popolato il suo Paradiso?
Angeli, proprio Angeli. La televisione italiana pur avendo indugiato, a mio parere, troppo sulle scene di orrore, sui corpicini denudati in fuga, sul lago di sangue all’interno della scuola, ha usato spesso la parola Angeli riferendosi ai bambini. Angeli, messaggeri. Si, messaggeri. Ma di che cosa? Quale messaggio hanno portato a Dio dal nostro mondo? Sono arrivati come tanti cuccioli terrorizzati; si sono stretti a Gesù come in un celebre quadro, chiudendo i loro occhi per non vedere mai più quei volti bendati, quelle sagome nere imbottite di esplosivo, quel sangue schizzato sulle pareti, sparso sul pavimento della palestra. Gesù li ha accarezzati tranquillizzandoli. E’ tutto finito. Non dovevano avere più paura nelle sue braccia.
La paura resta nel nostro mondo, caro Gesù. Paura di dover pagare a caro prezzo la metodica dissacrazione della vita, l’allontanamento dal tuo Vangelo, la guerra dichiarata al tuo amore, al tuo sacrificio, alla tua Croce. Una croce perseguitata, ripugnante, in nome di un altro vangelo di morte, quello che esalta la prepotenza, quello che predica altre beatitudini: Beati i superbi, beati i violenti, beati quelli che uccidono, beati quelli che distruggono le civiltà, beati i kamikaze…
Io non voglio credere che Dio ha abbandonato l’uomo al suo destino. Proprio questa domenica il Vangelo di Gesù propone il perdono e la misericordia di Dio. La pecorella smarrita, la dracma perduta, il figlio che decide di andarsene. E il padre che, rispettoso della scelta del figlio, lo attende e lo riceve a braccia aperte, senza dargli il tempo di chiedere perdono. Lo sapeva, sarebbe ritornato, dopo essersi reso conto della tristezza, dell’abbrutimento, rimanendo lontano. Lo ha abbracciato e ha fatto festa, accogliendolo in casa perché è suo figlio. Questo è Dio. Padre. E un padre non può mai spezzare definitivamente il legame con il figlio.
Ripercorrere la strada che
ci ha allontanato da Dio: ecco il rimedio unico ed insostituibile per
sradicare gli orrori che dilagano. Pensare di lavare il sangue degli
Angeli di Beslan con altro sangue innocente o colpevole non serve. Nemmeno
il solo dialogo, suggerito dai più. Ritornare a Dio – Padre – Amore.
Rileggere le sue beatitudini, praticare in modo esteso e radicale il suo
comandamento : Ama il prossimo come te stesso. Diffondere in quella parte
disumana dell’Islam il senso profondo della paternità divina che non vuole
la vendetta del fratello sul fratello, che non tollera il sangue delle
vittime, che ha creato i bambini per essere Angeli sulla terra, messaggeri
di pace e di speranza. |
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Terrorismo:
«Massacro
di Beslan: Grappoli di Angeli» Carmelo Cordiani, 12 settembre 2004 |