Terrorismo

11 Marzo 2004
La strage di Madrid

Spagna:

Bilancio Aznar
 

In otto anni la ricchezza degli spagnoli è aumentata di un terzo, la disoccupazione è stata dimezzata
 
 
di Casadei Rodolfo


L'
ondata di sgomento per gli attentati di Madrid alla vigilia delle elezioni del 14 marzo e i suoi riflessi sul risultato elettorale hanno fatto passare in secondo piano un dato macroscopico della realtà politica spagnola: i monumentali risultati economici del governo uscente, quello del partito Popolare di José Maria Aznar. Nel 2003 la Spagna ha conosciuto il suo decimo anno consecutivo di crescita economica e fra i grandi paesi della Ue è stato quello che ha registrato il tasso più alto di aumento del pil: più 2,4% rispetto all’anno precedente, contro una media comunitaria dello 0,4% appena. Dei dieci anni in questione, otto hanno visto come capo del governo Aznar. Sotto la sua guida, l’economia ha registrato la creazione di 4 milioni e 300mila nuovi posti di lavoro (record europeo) e la nascita di 500mila nuove imprese, il che ha comportato un dimezzamento della disoccupazione dal 22,2% dei tempi del governo socialista di Felipe Gonzalez all’11,2% del 2003; il pil è aumentato quasi di un terzo (31,6%), il reddito delle famiglie è cresciuto più di un quarto (27,2%). E tutto questo è stato ottenuto senza creare debito pubblico, anzi: il rapporto debito dello Stato/pil è stato ridotto di ben 18 punti, dal 70% del 1996 al 52% di oggi; e dopo l’adozione della legge per l’equilibrio del bilancio nel 1999 e della politica del «deficit zero», l’anno scorso per la prima volta da quando la Spagna ha un sistema democratico lo Stato e la previdenza sociale insieme hanno registrato un attivo di bilancio pari allo 0,6% del pil.
Da dove arrivano questi risultati prodigiosi? Come ha fatto Aznar a trasformare un partito minore nostalgico del franchismo nell’illuminata guida di un prepotente processo di modernizzazione? Etichettato come neo-liberista, il leader spagnolo si è dimostrato piuttosto un liberal-popolare pragmatico. La sua ricetta ha avuto i seguenti ingredienti: massimo sfruttamento dei fondi strutturali e dei sussidi agricoli della Ue, che fanno della Spagna il paese europeo che trae i maggiori benefici dall’appartenenza all’Unione (2,5 miliardi di euro); privatizzazioni più oculate e redditizie di quelle dei governi socialisti: le 66 operazioni condotte da Felipe Gonzalez fra il 1982 ed il 1995 hanno portato allo Stato spagnolo 13 miliardi di euro, le 48 operazioni degli otto anni di Aznar hanno fruttato 33 miliardi; due successive riduzioni delle imposte, sia per i privati che per le imprese, che hanno abbassato la pressione fiscale dal 48% al 40% del pil e hanno avuto l’effetto di stimolare i consumi (producendo fra l’altro un boom edilizio tale che oggi questo settore rappresenta il 9% del pil) e gli investimenti dall’estero (la Spagna è l’ottavo paese del mondo per investimenti esteri diretti, con 28 miliardi di dollari); la regolarizzazione di un gran numero di immigrati (gli stranieri regolari sono passati da 539mila nel 1996 a 1 milione 647mila l’anno scorso) ha rinsanguato le casse della Previdenza sociale, che oggi dispone di 15 miliardi di euro di riserve per pagare le pensioni.
Tutto perfetto, nessuna ombra? Naturalmente no. Nei prossimi anni il sistema economico spagnolo dovrà affrontare nuove sfide e vecchie contraddizioni: l’ingresso dei paesi dell’Est nella Ue ridurrà la disponibilità dei fondi strutturali e provocherà l’esodo di alcune produzioni; il mercato del lavoro spagnolo è ancora estremamente rigido a causa del forte potere dei sindacati, e l’aumento spettacolare degli occupati è stato ottenuto in gran parte con contratti di lavoro a termine; i bassi tassi di interesse e i prezzi crescenti del settore immobiliare hanno favorito un indebitamento delle famiglie che sta diventando preoccupante: dal 30% del reddito disponibile nel 1992 al 70% di oggi. Per far fronte a questi e altri problemi il programma del partito Popolare si proponeva la creazione di altri 2 milioni di posti di lavoro, aiuti alle famiglie e ai giovani in cerca di alloggio e un nuovo taglio delle tasse. Ma si sa com’è finita
 

Terrorismo: «Spagna:Bilancio Aznar» di Casadei Rodolfo, Tempi, Numero: 12 - 19 Marzo 2004

 

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