Terrorismo

Ma questa guerra non mi convince 
 

Franco Cardini

Questa guerra non mi convince. I suoi belligeranti non mi persuadono. Non me la contano giusta. Né a livello giuridico né a livello politico. Non mi convincono gli Usa, che hanno inaugurato una nuova figura del diritto internazionale, quella della «guerra contro ignoti»: contro un nemico che non si sa bene quali responsabilità abbia, dove sia, di quanti mezzi disponga, com'essi siano dislocati; che non si riesce a localizzare e che non si sa prevedere come risponderà.


Gli Usa, che esigono dai loro alleati un appoggio incondizionato senza comunicare le loro intenzioni: un assegno in bianco che nessuno firmerebbe. Che hanno dichiarato unilateralmente «atto di guerra» quello che è un gesto terroristico, quindi un crimine internazionale, per incassare l'appoggio della Nato: ma che così facendo hanno regalato ai terroristi la dignità e il ruolo giuridico di belligeranti, con conseguenze che potrebbero essere gravissime.


Gli Usa, i quali ci assicurano senza fornircene prove di star smantellando le basi terroristiche, ma intanto bombardano e costringono alla fuga una massa di poveri inermi e innocenti e con il pretesto di non far passare informazioni ai terroristi ci impediscono di vederne le immagini televisive alla faccia del diritto democratico all'informazione perché vogliono evitare il confronto con le contestazioni della opinione pubblica che minacciano di allargare il conflitto.


Non mi convince lo sceicco Usama Bin Laden: che usa la disponibilità al martirio dei suoi seguaci, il sangue delle vittime di New York e di Washington, quello degli afgani, l'ignoranza e la disperazione dei poveri e il Santo Nome di Dio per un disegno politico, scopo del quale non è nemmeno quello fanatico e assurdo della guerra agli Usa e all'Occidente, bensì quello freddo e spietato della destabilizzazione del mondo islamico e della propria volontà di potenza.


Un disegno audace; folle, s'è detto. Ma è una follia lucida, un rischio calcolato alla base del quale c'è la gelida coscienza di un quasi certo fallimento: ma anche il miraggio d'una posta altissima in gioco. C'è del metodo, nella pazzia di Bin Laden. Questo asceta del massacro è un formidabile giocatore d'azzardo. Ormai il suo piano dovrebbe apparire chiaro a tutti nella sua agghiacciante realtà. E' così nitido, che con un piccolo sforzo dovrebbero capirlo anche quelli della Cia. Se non è troppo il chiederlo. L'attentato audace, sanguinoso, tale da sfidare e da offendere in modo intollerabile il Centro dell'Impero e obbligarlo a una reazione (meglio se inconsulta), era una provocazione mirante a ottenere il risultato che in parte ha ottenuto. Ogni morto innocente, ogni casa distrutta, ogni profugo in fuga, è una pietruzza aggiunta alla Montagna dell'Odio che lo sceicco vuole innalzare; è un soldino in più che si aggiunge al Capitale dell'Orrore che egli sta investendo. Bin Laden vuole fornire al suo disegno terroristico e destabilizzatore una base di massa: grazie ad essa, vuol trasformare in politico e demagogico il suo potere di guerriero nascosto. Attraverso di essa, vuole mutare a suo vantaggio gli equilibri di potere nel mondo musulmano, a cominciare dall'Arabia. Per far questo, è disposto a tutto: anche a morire. Diverrà un martire, e altri continueranno il suo lavoro.
Si può vincere la guerra contro di lui. A patto di non stare al suo gioco: di non aiutarlo a diventare un eroe, un vendicatore di vittime innocenti. La guerra contro il terrorismo si vince scoprendone la rete (faccenda d'intelligence, non di bombe e di missili) e sottraendogli consensi attraverso un'azione politica e diplomatica che sciolga i nodi irrisolti nel rapporto fra Occidente e Islam. Risolvere la questione israeliano-palestinese, farla finita con l'infame e inutile embargo all'Iraq, rivedere i rapporti con i cosiddetti «Stati canaglia» e tagliare sul serio il debito internazionale equivarrebbe a una campagna di dissuasione di massa dei musulmani dal simpatizzare col terrorismo.

Ma il nostro Occidente è cieco e travolto da un vento di follia. Gli opinion markers i quali sostengono che a proposito dell'Islam non si debbono fare distinguo e gli strateghi che fanno la guerra contro i poveri sono formidabili propagandisti di Bin Laden. E come volete battere il nemico, se il nemico marcia alla nostra testa?

 

Franco Cardini
Il Giorno, 14.10.01