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Non sarà una crociata |
di
Rino Camilleri Certo, non si era mai vista una solidarietà occidentale così unanime: non solo l'Europa e l'America latina, ma anche Paesi di ben altra cultura e tradizione, come la Turchia e la Cina, che a quell'ecumene occidentale guardano come a un punto di riferimento, un traguardo da raggiungere. Quasi come avveniva ai tempi dell'Impero romano, l'unico, nella storia, in cui i popoli chiedevano di poter entrare. Non a caso, a proposito degli Usa, si parla di "democrazia imperiale". Non è neppure un caso che gli studi romanistici siano molto più sviluppati oltreoceano che da noi. E che film come Il gladiatore siano americani. Da noi ostano il ventennio fascista e il sessantennio antifascista, un passato-che-non-vuole-passare: al sentir parlare di Impero romano, a molti, dalle nostri parti, si accappona la pelle. Gli americani non hanno questi problemi e lo studiano con grande attenzione. Infatti, hanno altri problemi, esattamente quelli che furono i problemi del suddetto Impero romano, il quale, non lo si ricorda mai, fu sempre una repubblica democratica di cui l'Imperatore era solo il primo magistrato. Checché ne dicano gli antiglobal, i simboli dell'attuale democrazia imperiale non sono affatto tirannici e obbligatori, ma derivano la loro potenzialità attrattiva da ben altro. Nessuno è obbligato a bere Cocacola, mangiare da MacDonald's e vestire in jeans. Così come, a suo tempo, nessuno era costretto a frequentare le terme, a radersi la barba, a portare i capelli corti e a farsi chiamare Marco o Paolo. Rileggendo il Nuovo Testamento, si vede bene che chi si opponeva a tutto ciò erano gli zeloti, sorta di fondamentalisti palestinesi dell'epoca, in nome di una "identità religiosa e culturale" non solo stradefunta ma priva di ogni attrattiva per i giovani. Insomma, ai romani interessavano solo i soldi dei tributi e la possibilità di tenere basi militari. L'imitazione del loro modo di vita fu effetto di un'unica constatazione: era molto migliore degli altri. Ebbene, è proprio questo che oggi fa stringere tutti attorno all'America. Tranne i soliti fanatici (sia religiosi che ideologici), naturalmente. Questi sicuramente avranno provato un brivido al vedere i tre minuti di silenzio, questi sì davvero globali e spontanei, in lutto per le vittime americane osservati dalla parte che conta del pianeta. E avranno pensato, al vedere la solidarietà anche governativa dei vari Paesi, che stavolta, pur con altro nome, partirà sul serio una crociata contro i saraceni. Sarà il caso di tranquillizzarli. Innanzitutto non è stato colpito il centro morale del cristianesimo, bensì quello del capitalismo; non la capitale della ex cristianità ma quella effettiva del mondo (mondo non solo nel senso geografico-politico ma anche in quello evangelico). Il terrorismo islamico sa bene che il suo Nemico non è il Vaticano, dal quale non ha nulla da temere. Sì, perché non è questione di scontro religioso, bensì di vendetta politica; la religione è, semmai, strumentale all'arruolamento di kamikaze. La riprova? Le ipotizzate (e verosimili) speculazioni borsistiche che hanno preceduto l'attentato dell'11 settembre e che hanno avuto stranamente come bersaglio i titoli assicurativi. Se l'ipotesi è giusta, allora le centrali terroristiche si sono premurate di guadagnare un mare di denaro praticando l'insider trading, grazie a un'informazione anticipata che solo loro potevano avere. Il che contrasta non poco con le regole coraniche sull'usura, le quali costringono le cosiddette banche islamiche a capolavori di equilibrismo per non contraddire una norma religiosa che risale al VII secolo. No, non ci sarà alcuna crociata per il semplice motivo che mancano sia la croce che i crociati, manca proprio il cristianesimo; l'Occidente adora da tempo ben altro dio. Per il quale vale la massima di Paperon de' Paperoni: meglio sedere in due su un mucchio di soldi che da soli su un mucchio di rovine. Dunque, verrano operati i debiti distinguo e si cercherà più un rimedio che una ritorsione. Certo, qualcuno verrà punito, e con gran fragore mediatico, ma per il resto prevarrà la ragione politico-economica. No, niente crociata perché manca anche un altro importante elemento: i saraceni. Hanno un bel gridare, i talebani, all'unità dell'islam contro il Grande Satana: l'islam non è mai stato unito, nemmeno al tempo delle crociate vere, quando i crociati -piaccia o no ai moderni progressisti- lo tennero inchiodato lì dov'era per tutto il tempo in cui durarono; solo quando gli insediamenti crociati crollarono, e per colpa degli occidentali, l'islam riprese la sua espansione armata. Infine, spiacenti per gli antiglobal e gli "antagonisti", ma tutti i leader e i commentatori occidentali sono stati unanimi nell'affermare che, d'ora in poi, nulla sarà più lo stesso. Anche Bin Laden (o chi per lui) lavora, lo sappia o meno, per il Nuovo Ordine Mondiale. |
Rino Camilleri,
"Il Giornale", 17.09.2001