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Smog

di Ferdinando Camon



Dicono: "Le città sono piene di smog", e lo smog finisce nelle pagine di cronaca, costume e società. E' un errore. In realtà, tutto è smog, anche la politica, lo sport, il cinema, la scuola. Lo smog sta alla città come il colesterolo all'organismo: a furia di nutrirci, ci avveleniamo, e a furia di andare in auto, soltanto in auto e sempre in auto, l'auto diventa la nostra bara. Lo smog è una questione d'insaziabilità. E Berlusconi? Il conflitto d'interessi viene da lì: un uomo che ha tutto nella vita, vuole avere tutto nella storia. E il suo nemico Di Pietro? Col cuore a destra (parole sue), milita a sinistra. Smog etico, politico, sociale. E le prostitute? Quelle che vogliono farlo, è perché nessun altro lavoro gli dà due milioni per notte. Quelli che le cercano, è perché finalmente hanno lì a portata di mano, per poche manciate di mila-lire, eros bianco, nero, giallo, di tutte le razze: una pacchia epocale. Smog da tutte le parti. Anche nello sport. Cecchi Gori e la Fiorentina: si tiene la squadra, ma non è in grado di pagare i giocatori. E Bin Laden? Una ricchezza incalcolabile, banche da tutte le parti, proventi in-registrabili per la quantità, un esercito personale pari a due divisioni, uno stato succube, ma lui in più voleva il califfato, un misto fra papato e impero, e per questo sogno ha fatto saltare in aria il mondo. Fermiamoci qui. Volevamo soltanto portare degli esempi disparati per mostrare che l'inquinamento per eccesso di scorie è in tutta la nostra esistenza e in tutta la nostra storia: abbiamo una civiltà inquinante e conduciamo un'esistenza inquinante. Siamo sporchi, viviamo sporcando, e nello sporco troviamo il nostro habitat. Ma lo smog inteso come inquinamento della storia non ci dà nessun fastidio: ci disturba solo lo smog che respiriamo, perché ci fa ammalare fisicamente. E allora la nostra battaglia contro lo smog si riduce a una battaglia contro le emissioni di smog delle auto: stiamo pensando di bloccare le auto ogni domenica, e se non basta pensiamo di ripetere l'espediente due volte per settimana, e se non basta ancora saliremo a tre. Siamo cercando di cambiare marmitte alle auto, inserire filtri sulle ciminiere e sulle caldaie. Tutto questo affronta l'ultima fase dello smog, lo smog che respiriamo, non tocca le altre fasi, lo smog che produciamo: si fa così anche con le scorie nucleari, che si producono e si accumulano, ma poi si cerca di seppellirle dove nessuno le scopra, sotto i mari, negli atolli lontani. Non facciamo nemmeno le analisi per scoprire com'è l'aria che respiriamo. Qui al Nord le fanno Trieste, Udine, Varese, Venezia, Verona; già Padova le fa meno, meno ancora Belluno, e via via Treviso, Bolzano (che conta su un'autorigenerazione ambientale), Vicenza, Trento, Pordenone (fanalino di coda). Le soluzioni dei sindaci (bloccare le auto in città, per poche ore) ricordano quel tale che voleva svuotare il mare con un ditale. Questa civiltà produce smog perché produce tutto ciò che è un affare. Non si può rinnegare la società, e rifiutare i mezzi che essa produce. Andare a piedi, o ritirarsi in campagna. La strada giusta è quella di spingere la civiltà più avanti, a produrre mezzi correttivi. Lo smog calerà quando l'antismog diventerà a sua volta un affare. Quando cioè produrre motori non-inquinanti sarà redditizio. I motori esistono già, la Ford li fa, e la BMW, e la Mercedes, e la Fiat. Si tratta di farli in quantità industriale, a basso prezzo, e di buon rendimento (adesso vanno troppo piano, anche se non sono più sperimentali). La soluzione è quella: i motori alternativi. Lo sfruttamento della corrente elettrica, dell'energia solare, dell'idrogeno. L'aumento dello smog impone di arrivarci più in fretta e quindi di lavorare di più. Di conseguenza, proibire le auto infra-settimana diventa un errore. La nostra civiltà funziona così. Fermandola, non funziona affatto.

Quotidiani delle Venezie, 19 gennaio 2002

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