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Eccellenza Reverendissima, Sua Santità, accogliendo la domanda rivoltaGli dagli organizzatori, invia il Suo beneaugurante pensiero ai promotori e ai partecipanti al Meeting per l’amicizia tra i popoli, giunto ormai alla sua XXII edizione. Egli incarica Vostra Eccellenza di farsi interprete con loro dei Suoi sentimenti e del Suo vivo apprezzamento per questa provvida iniziativa culturale e religiosa. “Tutta la vita chiede l’eternità”: la frase, posta come titolo all’interessante convegno, compendia in modo suggestivo i temi su cui si intende attirare l’attenzione. L’idea coglie ed esprime un aspetto centrale della natura dell’uomo e cioè la sete di pienezza di vita che l’abita. L’essere umano, quando si ferma a riflettere, non può non avvertire la sua esistenza come troppo breve, segnata dal dolore e dal limite, esperienze che gli ricordano la sua incapacità a realizzarsi compiutamente e a ottenere con le sole sue forze ciò per cui si sente fatto. Ecco, dunque, questo grido, cui gli spiriti più acuti hanno dato voce con drammatica intensità in tutte le epoche della storia; ecco l’implorazione di eternità, che sgorga dal più intimo della nostra esperienza di umani viandanti verso l’eternità. “Tutta la vita chiede l’eternità”. Mentre stimola in profondità il cuore dell’uomo, il tema del Meeting di quest’anno interpella con efficacia la mentalità attuale, richiamando le questioni nodali oggi dibattute. Sono questioni che, mediante i mezzi di comunicazione e attraverso l’attività legislativa di molti Stati, sono destinate a interessare sempre maggiormente l’opinione pubblica. Basti pensare alle aspettative suscitate dai progressi delle scoperte scientifiche nel campo dell’ingegneria genetica e alle problematiche non risolte che accompagnano tali sviluppi. Di ciò si discute appassionatamente a più livelli nella prospettiva che sia presto possibile dotarsi degli strumenti necessari per assicurarsi un prolungamento dell’esistenza, eliminando il dolore, la malattia, l’imperfezione fisica. Si potrebbe, in proposito, osservare il verificarsi di un paradosso: quello della vita che nega l’eternità. Da un lato, in effetti, quando la scienza viene usata come strumento che tende a non riconoscere altre limitazioni se non quelle da essa stessa fissate, l’uomo è spinto ad atteggiarsi quale padrone assoluto della realtà. La ricerca di una vita “compiuta”, priva cioè delle limitazioni che la connotano, viene ad essere accompagnata di fatto, implicitamente o dichiaratamente, da un rifiuto della trascendenza. Questo paradosso ha le sue radici in una visione che esclude ogni intervento divino nella natura e nella storia. Si tratta di una concezione del mondo ben diversa da quella ebraica e cristiana. Secondo quest’ultima, Dio non è separato dal mondo, non è confinato in una “eternità” di impassibile indifferenza, ma interviene nelle vicende dell’universo. Egli si interessa a ciò che l’uomo vive, dialoga con lui, si prende cura di lui. Tutto ciò è testimoniato dalla storia di Israele, lungo cammino di maturazione di questo rapporto, e giunge alla sua totale realizzazione in Gesù, “nato da donna” (cfr Gal 2,20), per condurre ogni uomo e tutto l’uomo alla salvezza. L’eternità non è, allora, una semplice a-temporalità, descrivibile in termini puramente negativi, come ciò che ha le caratteristiche opposte a quelle della realtà temporale. Lo spirito umano non chiede che l’istante presente sia indefinitamente prolungato, ma aspira a un amore in cui non ci sia posto per la paura di perdere l’Amato. Se il limite della vita terrena è ineliminabile, nonostante il contributo ancora grande che la scienza può offrire all’alleviamento delle sofferenze e del dolore degli uomini, allora l’umana creatura ha bisogno, dentro il limite, di fare esperienza reale della compagnia dell’Eterno. Chi incontrò Gesù sulle strade della Palestina, trovò in Lui la risposta a tali interrogativi esistenziali. Per questo i discepoli del Nazareno percorsero il mondo proclamando, guidati dallo Spirito Santo, che solo Cristo aveva parole di vita eterna. Il loro annuncio attraverso i secoli è giunto a noi, continuando ad affascinare uomini e donne di ogni condizione. Nell’annuncio del discepolo è Cristo stesso che offre a chi gli apre il proprio cuore la possibilità di penetrare il senso dell’esistenza fuggevole e di sondare il mistero dell’eternità. L’auspicio del Santo Padre è che il prossimo Meeting, con le sue molteplici attività, contribuisca a porre in evidenza un aspetto importante dell’esistenza, ben sintetizzato dal lemma “Tutta la vita chiede l’eternità”. Augura altresì che i giorni del Congresso siano occasione propizia di approfondimento della fede cristiana e proficua palestra di dialogo con la cultura contemporanea. A tal fine, Sua Santità assicura un particolare ricordo nella preghiera e invia a Vostra Eccellenza, ai promotori, agli organizzatori e ai partecipanti tutti una speciale Benedizione Apostolica. Unisco i miei personali auguri di pieno successo per il Meeting e profitto della circostanza per confermarmi con sensi di distinto ossequio. Angelo Card. Sodano
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Meeting dell'Amicizia
tra i Popoli
Rimini
19-25 Agosto 2001