Impresa scolastica |
Tre fattori decisivi per
un’idea di scuola
L’acquisto di nuove
strutture. La creazione di forme nuove di scuola per rispondere alle
richieste del territorio. Incontri, feste, associazioni per rimettere
a tema l’educazione. Tutto questo fa parte dell’impresa scolastica |
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di
Roberto Persico Da quattro anni ormai il seminario di fine giugno della Federazione Opere Educative è un punto di riferimento per quanti in Italia si occupano di scuola non statale. Gli anni scorsi è stato l’occasione per fare il punto sui cambiamenti che hanno scosso freneticamente il sistema di istruzione italiano. Quest’anno è stata messa a tema “Un’idea di scuola”: un tentativo di esprimere in modo sistematico l’immagine di impresa scolastica che nasce dall’esperienza delle scuole della Foe. Strumento di lavoro principale la relazione di Giorgio Vittadini al convegno del 2002, che è stato il punto di riferimento della Federazione in tutto l’anno trascorso. Tre i fattori decisivi che l’intervento sottolineava. Primo: che una scuola libera esista, nell’equilibrio di tutti i fattori che la compongono (gestore, genitori, insegnanti, studenti, contesto sociale e politico…), è un miracolo, che si rinnova solo se continuamente si rigenera la coscienza delle ragioni per cui si opera. Secondo: la proposta educativa possa essere dilatata e offerta a tutti, dalla materna alle superiori e alla formazione professionale. Terzo: la realtà delle scuole libere deve diventare un interlocutore capace di incidere sulle scelte politiche del Paese. Dalle scuole le testimonianze Il primo e il secondo punto sono stati ampiamente documentati dalle testimonianze delle scuole presenti. C’è chi ha appena cominciato con le elementari e già sta aprendo le medie. C’è chi, come la Karis di Rimini, si sta inventando forme nuove di scuola (il Liceo dell’ospitalità) per rispondere alle richieste del territorio («a insegnare un mestiere pensiamo noi», dicono gli imprenditori della zona, «ma solo voi sapete formare le persone»). Ci sono diversi che si stanno lanciando in operazioni finanziarie anche impegnative per acquistare o costruire edifici in cui alloggiare più degnamente le classi che continuano ad aumentare. Ci sono soprattutto molti che si sono inventati le forme più diverse (feste, incontri, associazioni) per rimettere a tema, dentro e al di là dei rispettivi ruoli, la questione dell’educazione. Circolare innovativa Un rilievo particolare ha avuto il terzo punto. Pochi mesi fa infatti il ministero ha emanato una circolare, la n. 31 del 18 marzo, che è l’esito di un anno e mezzo di lavoro della Commissione Parità, cui ha partecipato attivamente anche la Foe. La circolare riordina una normativa vecchia e sparpagliata, rivedendola secondo l’idea di parità introdotta dalla legge 62/2000. È un elemento innovativo nel panorama legislativo italiano, perché per la prima volta non considera la scuola non statale come un’anomalia da ricondurre al modello dello Stato, ma come un soggetto autonomo di cui vanno riconosciute la specificità. «Questa circolare - ha detto l’avvocato Sciumè, presidente della Fondazione Sacro Cuore, nella densa lezione conclusiva - è positiva perché parte da un mutamento di prospettiva nel ruolo dello Stato: non pretende di definire che cos’è una scuola, ma dice quali sono le caratteristiche che strumentalmente deve avere. Riconosce il ruolo e la responsabilità del gestore, lo rispetta per quel che è non ha la pretesa di definirlo. Si incomincia anche qui a intravedere una tendenza al cambiamento delle fonti del diritto, in atto anche in altri campi: il fatto, il fatto nuovo si impone e genera le sue norme, al contrario dell’impostazione napoleonica che ispira la nostra legislazione, per cui la legge imposta dall’alto pretende di dare forma ai fatti». |
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Scuola: «Tre fattori decisivi per un’idea di scuola», di Roberto Persico, 1 settembre 2003 |