Povertà |
Vertice
FAO:
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di
Giorgio Paolucci, Per
il Terzo mondo, meglio global o no-global? Anche se lo sviluppo spesso costa lacrime e sangue e impone al Sud del mondo le regole del Nord e paghe inferiori? Quando un imprenditore brianzolo apre un'azienda in Brasile, pianta un seme che puo' portare frutto, anche se le condizioni di lavoro non sono le stesse applicate in Italia. Ma e' meglio questa globalizzazione strisciante e perfettibile che la condanna alla disoccupazione e al sottosviluppo. Chiedetelo agli interessati. Ma non sarebbe meglio sviluppare modelli alternativi anziche' applicare quelli dei Paesi ricchi anche al Terzo mondo? I poveri non si aiutano con i "sarebbe meglio" , ma con soluzioni realistiche e praticabili. Che in agricoltura, per esempio, vuol dire favorire lo sviluppo di tecniche compatibili ed innovative, anche con l'uso delle biotecnologie e delle sementi ogm sicure, favorire la formazione di persone capaci di applicare le moderne tecniche di coltivazione e trasformazione dei prodotti che diminuiscono la dipendenza dall'Occidente. Piu' che riproporre massimalismi e formule basate sull' "anti", come sento fare in queste ore, si deve promuovere l'educazione dell'uomo concreto, potenziare le cosiddette agenzie educative. A chi si riferisce? A tanti volontari che sono impegnati a fianco delle popolazioni dell'Africa e dell'America Latina, e alla grande tradizione dei missionari e della Chiesa che ha messo al centro dell'azione l'uomo nella sua globalita'. Questo lavoro fa meno rumore ma incide molto di piu' rispetto a certi interventi finanziari delle agenzie internazionali che si perdono nei meandri delle burocrazie statali o , peggio, danno soldi a governi che li spendono per comprare armi o per aiutare le guerriglie all'opera nei Paesi nemici. E l'Italia cosa puo' fare?
Cosa chiede al vertice della Fao? Che dia
tanto spazio agli scienziati e a chi lavora nei paesi
poveri, e il minimo necessario ai politici. |
di Giorgio Paolucci, Avvenire - 07 giugno 2002 |