Marco Pantani:

 

E' morto Marco Pantani, un eroe fragile
 

 

di Nerella Buggio


"Due ragazzi del borgo cresciuti troppo in fretta
un'unica passione per la bicicletta
un incrocio di destini in una strana storia
di cui nei giorni nostri si è persa la memoria
una storia d'altri tempi, di prima del motore
quando si correva per rabbia o per amore"

Comincia così una canzone di De Gregori, una storia d'altri tempi, quando lo sport ed il ciclismo in particolare erano fatica e sudore, strade sterrate e copertoni in spalla.
 

Marco Pantani, 34 anni è stato trovato privo di vita, in un residence a Rimini, nel quale da alcuni giorni si era trasferito.
Oggi "La gazzetta dello sport" titola: "Se n'è andato", come se si trattasse di un attore uscito di scena.
Si tratta di un uomo che ha trovato la morte, solo, in un residence di Rimini, a 25 chilometri dalla sua abitazione, con il mare a due passi, così è morto Marco Pantani.

Tutti si sono affrettati ad esorcizzare questa morte, con le parole, con i ricordi, i filmati delle sue vittorie, dei suoi sorrisi e quelli dei momenti che lo avevano visto cadere e poi rialzarsi.
Un eroe, un campione, un uomo fragile, chissà, tutte le parole dette in questi giorni, contengono dosi di verità e di retorica, di sentimenti sinceri e di circostanza.

Possiamo continuare a parlare di Pantani, come del Pirata invincibile che scalava le montagne, che si rialzava dalle cadute in bicicletta e ignorare questa ultima tragica caduta.
Rimane il fatto, che questa morte, si tratti di malore o di suicidio non ha importanza, questa morte, non sarà vana, solo se servirà a farci riflettere sul fatto che gli eroi, tutti gli eroi, non sono invincibili, ci piacerebbe, ma non è così.

Perché gli eroi sono uomini e donne, con le loro fragilità, spesso ingigantite dalle pressioni cui sono sottoposti.
Gli eroi, possono scalare montagne stando in bicicletta, strabiliarci con un pallone tra i piedi, fare i guasconi volando sulla neve con un paio di sci ai piedi, essere icone di bellezza, artisti poliedrici, ma restano uomini e donne, con domande che reclamano risposte e desideri che la notorietà, la ricchezza, la bellezza, non esaudiscono.

Marco Pantani, sia morto per depressione o altro, è solo uno dei tanti sportivi che muoiono giovani a causa di pratiche illecite fatte durante la loro carriera e soprattutto a causa del dilagare della mentalità per cui nello sport come nella vita, l'importante è vincere, non importa con quali mezzi.
Non conta più la sfida, l'antagonismo, la lealtà nei confronti dell'avversario, che rimane tale, ma al quale si riconosce il suo valore i suoi meriti.

Allora rendiamo omaggio a questo uomo, a questo atleta, che ha cercato nelle sostanze sbagliate le risposte alle sue domande, la forza per rialzarsi dall'ultima caduta, rendiamogli omaggio, raccontando ai nostri giovani, che gli eroi sono fragili, che l'uomo è reso forte da certezze che il successo, le vittorie, la notorietà non sanno dare, sono altre le vittorie di cui andare fieri, quelle di cui non parlano i giornali, ma che ci rendono forti e capaci di affrontare le avversità.
 

 

Marco Pantani: «E' morto Marco Pantani, un eroe fragile», di Nerella Buggio, CulturaCattolica.it, 17 Febbraio 2004

 

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