Mina

284. I GIOVANI E I FALSI MODELLI

La rivolta parte dall'educazione

 

 

Mina

MI basterebbe la non maleducazione, la non villania, la non aggressività, la non prevaricazione bieca. Farei anche a meno dell’educazione, nel senso dell’accezione classica. Ho trovato più grazia nell’uomo totalmente ignorante che nei male acculturati. La stessa grazia che poi si ritrova in persone con un’altissima cultura. E questo lo diceva Pasolini, con la solita inesorabile lucidità di analisi.
È la via di mezzo, che comprende la stragrande maggioranza degli abitanti del pianeta, che provoca sbandamenti, complessi, disadattamenti. Insomma, problemi seri. E non si può neanche attribuire la colpa soltanto alla mancanza di maestri illuminati. E, probabilmente, neppure soltanto ai genitori. La carenza educativa è questione epocale, forse addirittura culturale. Ne discutono ampiamente in Francia, dove, dopo giorni di analisi veterosociologiche per spiegare le banlieues in fiamme, scendono in campo i filosofi: chi analizza il fallimento dei modelli educativi e chi adotta la categoria del nichilismo per capire l’odio incendiario.
E che la questione educativa non riguardi solo i giovani francesi, ma sia un’emergenza anche nostra lo dimostra l’appello sottoscritto da quasi sessanta intellettuali, docenti universitari, direttori di giornali e imprenditori che, prendendo spunto da una frase di don Giussani, si rivolgono a «chiunque abbia a cuore il bene del nostro popolo» per segnalare l’urgenza di ripartire dall’educazione. Nel casino delle parole che non dicono più niente, condensate in dibattiti che diventano liti, in sondaggi, in cori da curva Sud, in tesi precostituite, non si colgono contenuti forti che sappiano scalfire la scorza mentitora del nulla. In un Occidente stanco e ripiegato dominano gli slogan della totale equivalenza della tesi e dell’antitesi, della mia verità che è uguale alla tua, del dubbio metodico, dell’esaltazione del relativo.
Ad un ragazzo che vive di modelli che comunicano l’immediatezza del successo, come si può trasfondere il desiderio di migliorarsi, la stimolante curiosità che permette di entrare nella realtà per coglierne il gusto, il fascino, il senso e il mistero? Chi dirà a quella ragazza di Udine, che si è spogliata in aula davanti ai compagni per essere eletta rappresentante di classe, che ci si afferma a costo di fatica, di impegno, di pazienza? Occorre che la vera ribellione passi dalle banlieues ad ogni contesto, pubblico e privato, in cui viva un uomo in crescita. Che desidera una vita libera e la vuole comprendere, condotto da chi la condivida con lui.
 

 

Secondo me: «284. I GIOVANI E I FALSI MODELLI. La rivolta parte dall'educazione» - di Mina, La Stampa, Sabato 19 Novembre 2005
http://www.minamazzini.com/

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