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Mina
Sembrava quasi una preghiera,
un'implorazione dolce e continua a studiare, e non soltanto per il voto che
dovevamo mostrare ai genitori. Era un tentativo di farci capire che quello,
“quello”, la cultura, era l'unico strumento potente, inattacabile contro lo
strapotere del maschio col quale ci saremmo dovute confrontare per tutto il
resto della vita.
Noi, ragazze di un'altra epoca, in una classe di solo ragazze, in un
collegio per sole ragazze, non sapevamo ancora gran che di come andava il
mondo e, sotto sotto, non credevamo a questa specie di minaccia della
professoressa di matematica.
Sì, vedevamo le nostre madri a casa e i padri fuori a lavorare. Ma non era
giusto così? Chissà se c'è qualcuno che mi può dire se anche allora i voti
più alti alle varie maturità erano sempre appannaggio delle femmine. Forse,
allora non si scomponeva il mondo e i suoi dati in orizzontale e in
verticale, nel tentativo, inutile a dire il vero, di capire se erano più
bravi a Cremona o a Pizzighettone piuttosto che a Scafati o a Torre
Annunziata, se i risultati migliori venivano dai maschi o dalle femmine, dai
liceali o dai ragionieri.
Oggi, nell'epoca dei dati trasparenti, il Ministero dell'Istruzione ci dice
che l'inutile spauracchio dell'esame di Stato, che nessuno chiama così,
preferendo la vecchia dizione di “maturità”, si è tradotto nell'ennesima
amnistia generale col 96,5 % di diplomati. E tra questi, soprattutto nelle
fasce più alte di punteggio, le più brave sono state le ragazze. Tanto che
un maschio su sette si porta a casa un voto tra 91 e 100, mentre nella
stessa fascia si colloca una ragazza su quattro.
C'è materia per analisi socio-psicologiche. Chi non ha di meglio su cui
riversare le proprie attenzioni ci dirà che le ragazze hanno un maggior
senso del dovere e dimostrano un'attitudine più ricettiva. E, in mancanza di
spunti nuovi, farà sempre effetto tirare in ballo le teorie sugli emisferi
destri e sinistri e sulle intelligenze multiple alla Howard Gardner.
Alla fine delle analisi, per molte ragazze quel voto elevato resterà una
bella medaglia da mostrare ai figli. Ma poi, nella pratica, nella realtà
delle cose, tranne rarissime eccezioni, quante di loro faranno valere il
blasone di un 100 all'esame?
Esistono solo individui. E per ognuno di essi, maschio o femmina che sia,
con qualsiasi punteggio, si aprono strade che la scuola può solo sottilmente
tracciare. Perché, in definitiva, la partita della vita si gioca in un
campionato diverso da quello della scuola. Einstein, coi suoi 4 in
matematica, docet.
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