Mina

265. IL FURTO E GLI ANZIANI

Dopo la paura l'inferno del silenzio
 

 

Mina

Non li metterei neppure nel girone dei fraudolenti. Lì, per lo meno, potrebbero svagarsi ascoltando i racconti di Ulisse e Diomede. Meglio incastrati per sempre nelle lastre ghiacciate, giù, oltre Ugolino, in compagnia dei traditori degli ospiti. Con l'augurio che anche le lacrime si ghiaccino e si conficchino nelle palpebre.

Una punizione assoluta, senza barlume di sconti, per quei maledetti, responsabili di episodi di raggiro che i giornali non mettono più neppure nella cronaca nera. Due farabutti, fingendosi funzionari del gas, si presentano a casa di due anziani coniugi milanesi con la scusa di controllare una presunta perdita. Solo più tardi la triste scoperta: sono spariti i soldi e i pochi gioielli che raccontavano gli avvenimenti di tutta una vita. E soprattutto il dramma di non volerlo o poterlo dire al figlio e alla nuora, nel timore di essere considerati incapaci di vivere da soli e quindi destinati al ricovero.

Truffati due volte, da disgraziati profittatori della buona fede di due ottantenni e dal cinismo dei figli. Per i primi, solo poche e definitive parole, perché li sento appartenenti ad un'altra razza. Certamente non uomini. Non riesco ad avere pietà per chi abusa dei deboli. Sventurati, repellenti, disperati mostri. Anche cercando nella ragione e nel sentimento, non so trovare una motivazione sufficiente per guardare a queste belve con cristiana comprensione. Non riesco a pronunciare parole di perdono “perché non sanno quello che fanno”. E me ne dispiace. Mi è più facile pensare al figlio, anche se lo faccio con una stretta al cuore. Cinico, dicevo, perché forse pensa che se un anziano viene derubato, è soprattutto colpa sua. E che, in un mondo di squali, chi si fa fregare è un debole, poco scaltrito e incapace di difendersi. Cinico, come la gran parte degli italiani, figli, a loro insaputa, di quel Machiavelli che, consigliando al principe l'arte della simulazione, considerava che “sono tanto semplici gli uomini e tanto obbediscono alle necessità presenti, che colui che inganna troverà sempre chi si lascerà ingannare”. E il semplice, colui che vive di poche e grandi certezze, è destinato a soccombere. Per lui non c'è altro posto che la quiescenza definitiva in una casa di riposo. Inadatto al mondo dei furbi, compatito persino da chi è stato da lui allevato e cresciuto. Forse con sacrificio, certamente con amore. Anche per il figlio ci sarà un girone infernale. Per i due anziani, forse, il paradiso destinato a chi ama in silenzio. E in silenzio subisce.
 

 

Secondo me: «265. IL FURTO E GLI ANZIANI / Dopo la paura l'inferno del silenzio» - di Mina, La Stampa, Sabato 25 Giugno 2005
http://www.minamazzini.com/

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