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Mina
Non li metterei neppure nel
girone dei fraudolenti. Lì, per lo meno, potrebbero svagarsi ascoltando i
racconti di Ulisse e Diomede. Meglio incastrati per sempre nelle lastre
ghiacciate, giù, oltre Ugolino, in compagnia dei traditori degli ospiti. Con
l'augurio che anche le lacrime si ghiaccino e si conficchino nelle palpebre.
Una punizione assoluta, senza barlume di sconti, per quei maledetti,
responsabili di episodi di raggiro che i giornali non mettono più neppure
nella cronaca nera. Due farabutti, fingendosi funzionari del gas, si
presentano a casa di due anziani coniugi milanesi con la scusa di
controllare una presunta perdita. Solo più tardi la triste scoperta: sono
spariti i soldi e i pochi gioielli che raccontavano gli avvenimenti di tutta
una vita. E soprattutto il dramma di non volerlo o poterlo dire al figlio e
alla nuora, nel timore di essere considerati incapaci di vivere da soli e
quindi destinati al ricovero.
Truffati due volte, da disgraziati profittatori della buona fede di due
ottantenni e dal cinismo dei figli. Per i primi, solo poche e definitive
parole, perché li sento appartenenti ad un'altra razza. Certamente non
uomini. Non riesco ad avere pietà per chi abusa dei deboli. Sventurati,
repellenti, disperati mostri. Anche cercando nella ragione e nel sentimento,
non so trovare una motivazione sufficiente per guardare a queste belve con
cristiana comprensione. Non riesco a pronunciare parole di perdono “perché
non sanno quello che fanno”. E me ne dispiace. Mi è più facile pensare al
figlio, anche se lo faccio con una stretta al cuore. Cinico, dicevo, perché
forse pensa che se un anziano viene derubato, è soprattutto colpa sua. E
che, in un mondo di squali, chi si fa fregare è un debole, poco scaltrito e
incapace di difendersi. Cinico, come la gran parte degli italiani, figli, a
loro insaputa, di quel Machiavelli che, consigliando al principe l'arte
della simulazione, considerava che “sono tanto semplici gli uomini e tanto
obbediscono alle necessità presenti, che colui che inganna troverà sempre
chi si lascerà ingannare”. E il semplice, colui che vive di poche e grandi
certezze, è destinato a soccombere. Per lui non c'è altro posto che la
quiescenza definitiva in una casa di riposo. Inadatto al mondo dei furbi,
compatito persino da chi è stato da lui allevato e cresciuto. Forse con
sacrificio, certamente con amore. Anche per il figlio ci sarà un girone
infernale. Per i due anziani, forse, il paradiso destinato a chi ama in
silenzio. E in silenzio subisce.
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