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Mina
ERAVAMO lì, belli seri e tranquilli, a pensare a facezie.
Lasciandoci andare a poche parole, investiti come siamo da tsunami di
insegnamenti e verità. Distratti soltanto dall'elegantissimo dibattito
parlamentare e da una battutina poco regale, seppure papale,
sull'imperdonabile difetto italiano della mancanza di puntualità. Quand'ecco
affiorare l'essenziale tema di che cosa sia arte o banalità. Dal 6 maggio,
davanti alla Triennale, a Milano, un ricciolo nero d'una decina di metri, in
tondino di ferro, si alzerà da un pube femminile realizzato dallo scultore
Silla Ferradini. E non ve ne risparmio il titolo: «Grande ricciolo di donna
... ti mangerei di baci». E il pubone già scatena i colti e stuzzica i
buzzurri. Stuzzicata, appunto, ci rifletto. Il primo pensiero ad una
ipotesi. Se Picasso avesse affrescato una grande muraglia o dipinto una tela
con un quintessenziale «W el coño», avrebbe provocato la stessa gazzarra?
Inchini di moralisti, omaggi dei colleghi, sbalordire di critici, lotte
intestine e rettali di assessori per accaparrarsi la possibilità di
sovvenzione con relativo rilievo politico. Tutto giusto. Ma Picasso è, per
ora, morto. Qualche ricercatore di espressione, di idee, di modi, di
simbologie si muove nel mondo cosiddetto artistico e affannosamente prova a
farsi identificare. Alcuni «a titolo» e molti senza pudore, oltre che senza
patente, si riversano nella battaglia intellettuale del giudizio. A
proposito del fatto che il pubone o i bambini impiccati di Cattelan siano,
alla fine, di destra o di sinistra o di dritto. La giunta deve pronunciarsi
sul quesito profondo dell'opportunità di farsi promotrice dell'esposizione,
sponsor economico dell'operazione e esecutrice di tanti altri difficilissimi
compiti. Mi piacerebbe fossero pubblicate e offerte a noi, famosissimo
target da assecondare e guidare, le discussioni che porteranno alla scelta
definitiva. Chissà se il pubone, a differenza del suddetto olio su tela di
Picasso, che arte è con certezza, è vicino alla Casa delle Libertà o
all'Unione. Va bene che si può sempre approfittare del confondente
revisionismo in futuri prossimi o lontani. Ma la decisione deve essere presa
al più presto. Compensare, contrastare, sbeffeggiare, battere i bambini
impiccati dell'anno scorso diventa operazione urgente. Spero soltanto che
gli autori delle opere in questione non siano interessati al cromatismo
degli appoggi e delle detrazioni. Altrimenti la sentenza è obbligatoria e
definitiva. Per me. Non ho alcuna speranza di conoscere il significato di
arte e, soprattutto, di frequentarla.
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