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Mina
Non ci credo. Lo spot, pro domo di chi?, non mi abbindola. Temo un
retrogusto amarognolo. Sembrerebbe che gli italiani, nel 2004, abbiano
scritto 2,2 miliardi di lettere. L'1% in più rispetto all'anno precedente.
Il dato deriva certamente dal fatto che le Poste le hanno trasportate e
consegnate. Su quel miserrimo unpercento c'è chi confeziona la notizia e
costruisce l'ipotesi di un rinascimento della verve letteraria di un popolo
che superbamente reagisce all'inganno della telematica e, altero, approfitta
del proprio Dna che lo accomuna a Dante, Gadda, Pasolini e Leopardi.
Con carta e penna, indubitabilmente vere, faccio due conti e, escludendo
solo i minori di anni sei, ottengo il risultato che le lettere che ogni
italiano vergherebbe di proprio pugno su carta frusciante sarebbero 40
all'anno. La non credenza si solidifica. A meno che le sirene che ancora
sibilano da quella canzoncina un po' rétro "scrivimi, non lasciarmi più in
pena: una frase, un rigo appena ..." non continuino a mietere vittime tra
gli italiani, comunicatori per struttura ontologica. Se poi ci aggiungiamo i
500 milioni di sms che quotidianamente si sguinzagliano da un capo all'altro
dello Stivalone, otterremmo l'immagine di un popolo che si è votato alla
religione del "primum scribere".
Con un pizzico di maggiore lucidità, depuriamo pure il dato dalle valanghe
di orrendi dépliant pubblicitari che otturano le cassette della posta.
Oppure ipotizziamo qualche grafomane pazzo che, fornito di calendario,
tabulati dell'anagrafe ed elenchi telefonici, invia quotidianamente auguri
di buon compleanno a tutti i nati di ogni giorno e di buon onomastico a
tutti gli omonimi di ogni santo. E, non contento, indiscriminatamente,
spedisce a chiunque auguri di Natale, Pasqua e dimenticate feste. Ciò
nonostante, continuo a non credere.
La lettera, quella vera, è un dono di sé. Presuppone un fatto o un'emozione
da condividere, implica una reciprocità e crea una circolarità di rapporto.
Il destinatario e il mittente si contaminano e, attraverso la potenza dello
scritto, si restituiscono l'uno all'altro. Per questo, nei nostri tempi di
narcisismo monologante in cui non sappiamo più dire �tu� gratuitamente, non
c'è spazio per la lettera.
Mi piacerebbe conoscere il peso dell'aumentato fardello della postina della
Val Gardena o del postino che suona sempre due volte. Ma anche di fronte ad
una sacca più pesante continuerei a non credere.
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