Mina

247. Giovani e camorra:

SUL TELEFONINO L'ICONA DEL BOSS
 

 

Mina


Non alzano più neanche la testa. E mentre tutto il circostante si annulla, procedono tenendo sollevato il braccio. Concentrati nella fosforescenza di un display in cui si rispecchiano. Li puoi spintonare, ma nulla li solleva dal vortice in cui sono sprofondati. Il mondo implode in uno scrigno aggrovigliato di byte e microchip, in cui si conservano "tesori". Musica elettronizzata, foto e filmati rubati, prove provate di corteggiamenti virtuali, messaggi dimenticabilissimi.

E a Torre Annunziata anche le foto di un boss della camorra, Cosimo Di Lauro, impressa sulla schermo dei cellulari adolescenziali. Come un'icona di machismo, un totem di vita spericolata. Lo ha denunciato un'insegnante, durante un'assemblea scolastica dedicata alla lotta al racket e all'usura, dopo aver notato che alcuni suoi studenti avevano inserito nel display dei loro telefonini quell'immagine.

Qualcuno ha fatto finta di niente, altri hanno concesso attenuanti, altri ancora hanno sentenziato. Nel paese degli alibi ogni sconclusionatezza ha diritto di residenza. Un antropologo farfuglia: "Senza una bussola morale, senza difese culturali, è drammaticamente normale che diventi difficile distinguere un delinquente dal vincitore de "L'isola dei famosi"". I due contrapposti esempi avranno pure abbondanti differenze sul piano giudiziario, un po' meno che abbondanti dal punto di vista etico, zero assoluto se ci vogliamo far entrare la cultura.

E allora ecco la scelta. Di Lauro appare come un eroe dalla capigliatura corvina, una controfigura di Zorro, che potrebbe pure far carriera come ospite di quei talk-show somministrati nel pomeriggi televisivi, ma che in realtà mostra di adoperarsi per un obbiettivo che alcuni intendono come "utile".

Le deformità sono di pari grandezza. Non mi meraviglio. Sgangheratamente cercano l'uomo determinato, con le palle. Indipendentemente dall'uso che il possessore fa degli attributi. C'è chi riconosce a Riina o analoghi la dignità della precisione, della fedeltà, della determinazione, del coraggio indipendenti dalle modalità d'uso e dal tipo di bersaglio. Se chi detiene i buoni, condivisi e corretti propositi è un po' più smidollato, pavido e inutile, non può rappresentare un buon modello. Quando i ragazzi di Torre Annunziata hanno colto quell'icona di macho duro e vincente l'hanno subito impressa nella teca multimediale che conserva i simboli del loro universo.

Che cosa stia dietro a ciò che si impone come potenza iconica poco conta.
 

 

Secondo me: «247. Giovani e camorra: SUL TELEFONINO L'ICONA DEL BOSS» - di Mina, La Stampa, Sabato 6 Febbraio 2005
http://www.minamazzini.com/

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